Parco Papa Giovanni Paolo II (Milano)

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Parco Papa Giovanni Paolo II
Il parco dietro l'abside di San Lorenzo
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàMilano
IndirizzoMunicipio 1
Caratteristiche
Tipoparco urbano
Superficie0,0407 km²
Inaugurazionea partire dal 1934
GestoreComune di Milano
AperturaOrari:
  • Da ottobre a marzo: dalle ore 06:30 alle ore 22:00
  • Da aprile a giugno: dalle ore 06:30 alle ore 23:00
  • Da luglio a settembre: dalle ore 06:30 alle ore 23:30
Ingressidieci lungo il perimetro
Mappa di localizzazione
Map
Sito web
Coordinate: 45°27′20.8″N 9°10′48.13″E / 45.455779°N 9.180037°E45.455779; 9.180037

Il parco Papa Giovanni Paolo II, già "parco delle Basiliche", è un parco della città di Milano. È così chiamato perché collega la basilica di San Lorenzo e la basilica di Sant'Eustorgio. L'ampio corridoio verde è attraversato dalla via Molino delle Armi, parte della Cerchia dei Navigli.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Ruderi dell'anfiteatro romano, I secolo d.C.

La sua storia inizia con una variante di PRG del 1925 che prevedeva di riqualificare i terreni paludosi sul retro di San Lorenzo e abbattere alcuni edifici che circondavano la basilica stessa, creando uno spazio tra essa e le omonime colonne romane, e la piazza Vetra sul suo retro: i lavori ebbero luogo nel 1934, contemporaneamente ad altri resi necessari dalla copertura della Cerchia dei Navigli. Il progetto dell'area verde invece risale al dopoguerra, e fu realizzato dagli architetti Bagatti Valsecchi e Grandi, come una passeggiata archeologica tra i due antichi templi, le colonne di San Lorenzo e i pochi ruderi dell'anfiteatro romano che si trovano sul lato sinistro di corso di Porta Ticinese.

Al margine dell'area delle strade della "movida milanese", contornato da numerosi locali, il parco fu a lungo al centro di una polemica cittadina sulla necessità di recintarlo per controllare ed evitare vandalismi, consumo e spaccio di droga, turbamento della quiete pubblica e parcheggi selvaggi.[1] La polemica si chiuse di fatto in occasione dei lavori di risistemazione per il Giubileo del 2000. Da allora, si accede al parco attraverso dieci varchi controllati e sotto l'occhio delle telecamere. In quell'occasione, il parco venne anche intitolato al papa Giovanni Paolo II.

Sant'Eustorgio, la cappella Brivio, verso il parco

Dal 2001, presso i Chiostri di Sant'Eustorgio, con ingresso da corso di Porta Ticinese 95, è aperto il Museo diocesano[2] che espone centinaia di opere d'arte sacra e arredi che abbracciano quasi due millenni di storia milanese.

Alberi presenti[modifica | modifica wikitesto]

All'ingresso sud, da via Molino delle Armi, si incontra un interessante gruppo di gelsi e poco più avanti un rarissimo esemplare di celtis orientalis, bagolaro della Guinea. Tra le altre specie, spiccano gli aceri, la betulla, l'olmo, il platano, il pruno, le querce e il tiglio, disseminati su vasti prati.

Nel parco vi sono tre aree gioco attrezzate, un campo per la pallavolo e due spazi recintati riservati ai cani.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Carlo Lovati, Piazza Vetra, ventiquattr' ore di degrado, in Corriere della Sera, 1º maggio 1999. URL consultato il 12 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 20 novembre 2015).
  2. ^ museodiocesano, su museodiocesano.it. URL consultato il 19 febbraio 2011 (archiviato dall'url originale il 21 dicembre 2008).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alma Lanzani Abbà, Pia Meda, Alberi a Milano, fotografie di Gabriele Lanzani et al; illustrazioni di Silvia Rovati, Milano, CLESAV - Vooperativa Libraria Editrice per le Scienze Agrarie, Alimentari e Veterinarie, giugno 1985.
  • Liliana Casieri, Lina Lepera; Anna Sanchioni, Itinerari nel verde a Milano, supervisione botanica: Pia Meda; supervisione farmacognostica: Massimo Rossi; Illustrazioni e impaginazione: Linke Bossi, Consonni, Montobbio, Comune di Milano, settore ecologia, GAV.
  • AA. VV., Enciclopedia di Milano, Milano, Franco Maria Ricci Editore, 1997.
  • AA. VV. La magia delle piante, 1987, Segrate, Milano, Roland ed Elfie E. Wolf editore.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]