Paolo Barbi

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Paolo Barbi

Capogruppo del PPE al Parlamento Europeo
Durata mandato22 giugno 1982 –
25 maggio 1984
PredecessoreEgon Klepsch
SuccessoreEgon Klepsch

Senatore della Repubblica Italiana
Durata mandato5 luglio 1976 –
19 giugno 1979
LegislaturaVII
Gruppo
parlamentare
DC
CircoscrizioneCampania
CollegioCastellammare di Stabia
Incarichi parlamentari
Governo Andreotti-IV:
  • Sottosegretario di Stato per le partecipazioni statali dal 15 marzo 1978 al 19 marzo 1979;
  • Membro della 10ª Commissione permanente (Industria, commercio, turismo)
Sito istituzionale

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato12 giugno 1958 –
4 luglio 1976
LegislaturaIII, IV, V, VI
Gruppo
parlamentare
Democratico Cristiano
CollegioNapoli
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoDC
Titolo di studioLaurea in filosofia
ProfessioneProfessore di Storia e filosofia nei licei

Paolo Barbi (Trieste, 23 agosto 1919Napoli, 10 giugno 2011) è stato un politico italiano, esponente della Democrazia Cristiana e già parlamentare europeo.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Trieste da genitori di Lesina nell'odierna Croazia, fu esule a Napoli, ove insegnò storia e filosofia alla Scuola militare Nunziatella dal 1949 al 1959.

Fu presidente dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia per un trentennio. In questo periodo si ebbe anche la firma del Trattato di Osimo [1], a cui il Barbi si oppose, da deputato, con un intervento alla Camera.

Deputato, appunto, democristiano al Parlamento italiano nelle legislature III, IV, V e VI, fu più volte sottosegretario: al Bilancio e alla Programmazione economica nel II governo Rumor e nel II governo Andreotti; alle Partecipazioni statali nel IV governo Andreotti; all'Industria e Commercio nel II governo Leone.

Alle prime elezioni a suffragio universale per il Parlamento europeo (1979), fu eletto nelle liste della DC, aderendo al gruppo parlamentare del Partito Popolare Europeo.

Il Barbi fu anche capogruppo del PPE al Parlamento Europeo. Finora è stato l'unico italiano scelto come presidente del Gruppo Popolare Europeo.

Nel Parlamento europeo fu membro della Commissione per i bilanci e della Commissione politica.

Successivamente all'esperienza di parlamentare europeo, fu per molti anni membro dll'ufficio politico (bureau) del Partito Popolare Europeo.

Finita l'esperienza politica della Democrazia Cristiana, aderì al Partito Popolare Italiano.

È morto il 10 giugno 2011 a Napoli.

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ne ha così ricordato la figura: "Con lui scompare una splendida figura dell'antifascismo e dell'europeismo italiano. È stato in Parlamento, nella vita pubblica e nella vita sociale un rappresentante sempre illuminato del cattolicesimo democratico e popolare.

Da autorevole personalità democristiana italiana ed europea, ha contribuito attivamente all'avanzamento della causa del progresso sociale e civile del Paese. Da educatore ha lasciato un'impronta incancellabile nella storia del Collegio Militare della Nunziatella di Napoli. Ha interpretato col più grande senso della giustizia e della pace i sentimenti e le aspirazioni delle popolazioni della Venezia Giulia, dell'Istria e della Dalmazia esposte a tormentate vicissitudini storiche.

Personalmente perdo con lui un grande amico che conobbi, già a Napoli nei miei primi anni giovanili, disinteressato e solidale protagonista delle comuni battaglie per la democrazia e per l'Europa[2].

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Napoli-Strasburgo e ritorno: i cinque anni al Parlamento europeo, Società editrice napoletana, 1985;
  • L'Unione europea da Fontainebleau a Lussemburgo: storia di una grande occasione mancata, Società editrice napoletana, 1986;
  • L'elaborazione della costituzione europea, Editoriale scientifica, 2005.


Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Paolo Barbi, La rinuncia di Osimo, Edizioni AGI, Roma 1977, in cui dichiara che non sarebbe stato presente al momento del voto alla Camera sul trattato.
  2. ^ ASCA.it. URL consultato l'11 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 15 giugno 2011).

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Controllo di autoritàVIAF (EN67608749 · ISNI (EN0000 0000 7835 538X · SBN LO1V030234 · LCCN (ENn86008515 · GND (DE13176747X · BNF (FRcb12723594b (data) · CONOR.SI (SL175001955 · WorldCat Identities (ENlccn-n86008515