Palazzo Boyl (Cagliari)

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Palazzo Boyl
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione  Sardegna
LocalitàCagliari
Indirizzovia Mario de Candia, 09124 Cagliari CA
Coordinate39°13′00″N 9°06′58″E / 39.216667°N 9.116111°E39.216667; 9.116111
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1840
Stileneoclassico
Realizzazione
ProprietarioFamiglia Tomassini Barbarossa
CommittenteFamiglia Rossi

Palazzo Boyl è uno degli edifici più importanti dal punto di vista storico e artistico del centro storico di Cagliari[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Fu costruito nel 1840 da Carlo Pilo Boyl[1], marchese di Putifigari, generale d'artiglieria e discendente di Filippo Pilo Boyl, che nel XIV secolo aiutò gli aragonesi a sconfiggere i pisani e ad impadronirsi della rocca della città. A fine 1800 l'edificio appartenne alla famiglia Rossi, come ne simboleggia la "R", scolpita in qualche finestra. Attualmente ne sono i proprietari i conti marchigiani Tomassini Barbarossa.

Aspetto[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio è in stile neoclassico, simile alla porta del Regio Arsenale militare e a porta Cristina, altre due opere di Carlo Pilo Boyl. Nell'edificio vi è una balaustra marmorea ornata da quattro statue, ognuna delle quali simboleggia una stagione, mentre nel mezzo è scolpito lo stemma del casato. Una mano che tiene un ciuffo di capelli (in sardo pilu) per il casato Pilo, un toro (in sardo boi) per la famiglia Boyl e quello d'Aragona (dei pali rossi su sfondo dorato).

Torre del Leone[modifica | modifica wikitesto]

Il palazzo incorpora la torre del Leone (rinominata erroneamente "torre dell'Aquila") costruita dall'architetto Giovanni Capula, autore anche delle altre due torri di Cagliari: la torre dell'Elefante e la torre di San Pancrazio. Venne gravemente danneggiata nel 1708 dai bombardamenti inglesi, nel 1717 dai cannoni spagnoli e infine nel 1793 dall'attacco da parte dei francesi durante il quale perse la sua parte superiore e, ridotta quasi ad un rudere venne incorporata nell'edificio.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Ministero per i beni culturali e ambientali, Memorabilia, il futuro della memoria : beni ambientali architettonici, archeologici, artistici e storici in Italia: Il Patrimonio vulnerato, Laterza, 1987, p. 625. URL consultato il 21 giugno 2020.

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