Otello Pighin

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Otello Renato Pighin, nome di battaglia "Renato" (Lusia, 3 ottobre 1912Abano Terme, 9 gennaio 1945), è stato un ingegnere e partigiano italiano, medaglia d'oro al valor militare.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Lapide in memoria di Pighin e altri partigiani a Rovereto

Dopo la laurea, frequenta la scuola ufficiali viene inquadrato come tenente di artiglieria ed inviato in guerra in Grecia, si ammala e viene congedato, diventa assistente universitario. Politicamente vicino ed impegnato nel Partito d'Azione dopo l'Armistizio di Cassibile si impegna attivamente nella Resistenza veneta.

Al suo fianco si trova anche il professore del collegio Barbarigo e del Seminario Maggiore di Padova don Giovanni Apolloni, con il quale la collaborazione è quasi quotidiana. Don Apolloni di giorno con l'aiuto di un altro prete Francesco Frasson, amministratore del collegio Barbarigo ideava con Pighin le azioni dinamitarde, che creavano tensione, di notte collaborava con don Giovanni Nervo per ciclostilare quanto serviva per le brigate "Guido Negri".

La collaborazione dura fino al 7 gennaio quando Otello Pighin cade in una imboscata e viene ferito e catturato in via Rogati da Antonio Corradeschi, della banda Carità[1]. Il 20 marzo anche il suo sostituto Corrado Lubian, cade in un tranello e viene ucciso[2].

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ingegnere ed assistente universitario, noto in tutto il Veneto come il leggendario “Renato”, fondatore e comandante della Brigata “Silvio Trentin”, univa all’audacia, all’iniziativa, il supremo disinteresse, la competenza tecnica, la fede animatrice. Organizzatore ed esecutore di importanti atti di sabotaggio contro obiettivi nemici, suscitava l’ammirazione degli alleati che più volte citavano le sue gesta alla radio. Imprigionato una prima volta mentre soccorreva un compagno ferito, riusciva abilmente ad evadere. Invitato ad abbandonare Padova, si opponeva, continuando la sua opera quantunque venisse posta una forte taglia sulla sua persona. Tratto in imboscata per tradimento, rifiutava la resa ed impegnava strenuo combattimento. Colpito e catturato, sottoposto per due giorni ad indicibili torture, non si lasciava sfuggire notizia alcuna e, dalle sue labbra morenti, uscivano soltanto come una invocazione i nomi « Italia e Libertà », gli unici ideali che lo animarono nella lotta eroica.[3]
— Italia occupata (Veneto) settembre 1943 - gennaio 1945.

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ [1][collegamento interrotto] Anpi Vicenza - info su Pighin - visto 5 marzo 2009
  2. ^ [2][collegamento interrotto] Anpi Vicenza - info su Lubian - visto 5 marzo 2009
  3. ^ [3] Quirinale - scheda - visto 5 marzo 2009

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]