Orto botanico di Pavia

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Orto Botanico di Pavia
Facciata meridionale (Roseto)
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Località Pavia
IndirizzoVia Sant'Epifanio, 14
Coordinate45°11′08.99″N 9°09′47.27″E / 45.18583°N 9.16313°E45.18583; 9.16313
Caratteristiche
TipoOrto botanico
Istituzione1773
FondatoriFulgenzio Vitman e Carlo Giuseppe di Firmian
Apertura1773
Sito web

L'Orto Botanico di Pavia è una struttura museale appartenente al Sistema Museale di Ateneo (SMA) dell'Università degli Studi di Pavia. Si trova nell'attuale sede dal 1773, anno della sua fondazione[1][2]. L'orto si occupa anche dello studio e della tutela della Riserva naturale Bosco Siro Negri dell'Università degli Studi di Pavia[3].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'Orto botanico sorge sull'area dell'antica canonica lateranense di Sant'Epifanio, di cui rimane il solo chiostro che, nonostante le varie ricostruzioni, conserva ancora elementi quattrocenteschi, come i capitelli pensili in cotto, identici a quelli del chiostrino della chiesa di San Lanfranco a Pavia[4].

Fontana e scalinata della facciata meridionale

Si devono a Fulgenzio Vitman, monaco vallombrosano, l'istituzione della prima cattedra di botanica e l'avvio della progettazione dell'Orto botanico pavese. Nel 1772 il conte Carlo Giuseppe di Firmian, plenipotenziario degli Asburgo per la Lombardia, consigliò di adottare come esempio l'Orto botanico di Padova. Nel 1773 furono intrapresi dai botanici Valentino Brusati e Giovanni Battista Borsieri i lavori per la costruzione della sede odierna. Nel 1774 venne insediato il Laboratorio di Chimica[5]. Nel 1777, quando gli edifici dell'Orto presentavano già un assetto simile a quello attuale, ne assunse la direzione del naturalista trentino Giovanni Antonio Scopoli (1723-1788) grazie al quale l'Orto botanico pavese raggiunse un assetto comparabile a quello dei più famosi orti botanici italiani. La direzione di Scopoli portò, tra i numerosi vantaggi, una fitta corrispondenza con i più grandi orti botanici europei e la creazione, su progetto di Giuseppe Piermarini delle serre (poi in parte modificate da Luigi Canonica). La riorganizzazione dell'Orto riprese, sotto la direzione di Domenico Nocca (1797-1826) nel 1797. Giovanni Briosi (1883-1919), divenuto direttore dell'Orto, nel 1883 ne migliorò ulteriormente la qualità, aggiungendo tre serre calde. Nel periodo successivo alla Seconda guerra mondiale, le scelte non furono più guidate dal principio dell'innovazione, bensì da quello del maggior risparmio economico possibile.Dal 1964 al 1982 fu direttore Ruggero Tomaselli che impremento la coltivazione e lo studio di specie provenienti da ogni continente e fece realizzare la serra tropicale[5].

Il parco

Dal 2017 l'Orto Botanico di Pavia fa parte del Sistema Museale di Ateneo dell'Università di Pavia (SMA). Il suo personale è attualmente costituito dal direttore, Francesco Bracco, dal curatore, Nicola M. G. Ardenghi, e da due giardinieri, Paolo Cauzzi, che svolge anche la mansione di custode, e Luca W. Gianoli[6].

Descrizione delle collezioni[modifica | modifica wikitesto]

Arboreto[modifica | modifica wikitesto]

Platano di Scopoli (1778)

In questa sezione sono ospitate numerose specie arboree ed arbustive, divise tra gimnosperme[7] e angiosperme[8]. Da notare la presenza del grande Platano di Scopoli (Platanus hispanica Mill. ex Münchh.) facente parte dell'impianto originario, che si dice sia stato personalmente seminato da Scopoli nel 1778. In seguito a recenti misurazioni il platano risulta avere le seguenti dimensioni: 45 m di altezza e 10 m di circonferenza[9]. Nel 1785 all'interno dell'arboreto venne piantato il primo esemplare di Robinia Pseudoacacia della Lombardia[10].

Azalee[modifica | modifica wikitesto]

Degni di nota sono i due grandi gruppi di azalee (Rhododendron sp. pl.) coltivati a scopo ostensivo all'interno dell'Orto.

Particolare del Roseto

Roseto[modifica | modifica wikitesto]

Istituito dal direttore Raffaele Ciferri e riprogettato dalla naturalista Cristina Serra Zanetti nel 1986, risulta suddiviso in tre ampi settori: rose selvatiche, rose antiche e ibridi moderni[11].

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Il direttore Giovanni Briosi, intorno alla fine dell’Ottocento, sperimentò la coltivazione , ma solo negli anni’20 del Novecento Gino Pollacci[12], riuscì a far acclimatare la pianta al freddo dell’Italia settentrionale senza bisogno di alcuna copertura durante l’inverno, dando così origine a una nuova varietà: Camellia sinesis (L.) Kuntze 'Ticinensis' (= C. sinensis f. ticinensis (Pollacci & Gallotti) Ardenghi), della "Tè pavese"[13]. Per tale scoperta, nel 1939, ricevette un premio dal Ministero dell’Interno. La fioritura del Tè pavese avviene a maggio e a ottobre[14].

Visione d'insieme della Serra tropicale

Peperoncini[modifica | modifica wikitesto]

La collezione nasce dalla donazione del geologo Francesco Perez, cultore delle varietà piccanti di Capsicum e fu raccolta a partire dal 2001 e poi donata alla Banca del Germoplasma Vegetale dell’Università degli Studi di Pavia. Alcuni di questi semi, frutto di una accurata ricerca scientifica, sono stati ripropagati all’interno dell’Orto Botanico, e ogni anno vengono coltivate i gruppi e le specie più importanti e curiose[15].

Serra tropicale[modifica | modifica wikitesto]

Le serre di Scopoli

Fatta realizzata nel 1974 dal direttore Ruggero Tomaselli, contiene specie esotiche quali: Arecaceae, pteridofite, Araceae, Euphorbiaceae, Liliaceae e Marantaceae[16].

Serra delle piante utilitarie o mediterranea[modifica | modifica wikitesto]

Fatta realizzare dal direttore Giovanni Briosi tra il 1883 e il 1919, ospita numerose piante adatte al clima mediterraneo, fra cui specie aromatiche, da frutto, da legno e ornamentali[17].

Serre di Scopoli[modifica | modifica wikitesto]

I lettorini; sullo sfondo la Serra tropicale, a destra le Serre di Scopoli

Un atrio comune separa due ali: quella orientale dedicata alle Cycadidae (riorganizzata negli anni'70 del Novecento) e quella occidentale alle succulente. Le serre, la cui custruzione iniziò nel 1776, furono progettate da Giuseppe Piermarini hanno forma rettilinea, unita al centro da un corpo centrale, mentre le coperture, in legno, erano formate da grandi vetrate oblique esposte a sud. Attualmente solo il lato occidentale conserva le vetrate originarie, dato che in quello orientale furono sostituite nei primi decenni dell’Ottocento da strutture in pietra e ferro progettate da Luigi Canonica. All’ingresso delle serre vi una lapide che riporta un frammento del poema arcadico Invito a Lesbia Cidonia di Lorenzo Mascheroni[18].

Installazione artistica presso il Quadrivio delle quattro stagioni

Settore delle angiosperme[modifica | modifica wikitesto]

Questo settore è esteso lungo tutta la parte tra il corpo dell'Istituto e le serre scopoliane; è in programma una revisione del settore per via delle difficoltà di accrescimento regolare dovute alla densità degli alberi ed alla presenza di alcune gimnosperme.

Erbari[modifica | modifica wikitesto]

La biblioteca
Il chiostro di Sant'Epifanio (XV secolo), inglobato nel palazzo settecentesco.

I locali dell'Orto Botanico di Pavia ospitano l'Erbario dell'Università di Pavia (acronimo PAV), attualmente gestito dal Dipartimento di Scienze della Terra e dell'Ambiente (DSTA)[19][20]. I campioni più antichi risalgono a Fulgenzio Vitman (ca. metà del XVIII secolo); alcuni di questi sono stati realizzati, secondo una tecnica molto originale per l'epoca, integrando la pianta essiccata con disegni ad acquerello, raffiguranti soprattutto organi difficili da essiccare (es. foglie succulente, frutti)[21][22]. in parte da una porzione essiccata e in parte dalla raccolta di erbari di piante essiccate continuata poi fino alla direzione di Giuseppe Moretti (1826-1853). Da Santo Garovaglio (1853-1882) furono rilevati gli erbari di Giuseppe Comolli e Guglielmo Gasparrini; tali erbari furono ritenuti tanto importanti da essere conservati separatamente dalla collezione generale. Risale alla direzione di Raffaele Ciferri (1942-1964) la costituzione di un erbario lombardo e di un erbario generale, pensati con l'intento di far confluire tutto il materiale presente. Alcuni erbari, ad esempio quello di Adriano Fiori, hanno in parte mantenuto forma autonoma. Da citare, tra le collezioni principali, quella micologica e quella di licheni. Ogni campione è caratterizzato da un'etichetta che reca luogo e data di raccolta del materiale e firma di coloro che l'hanno catalogato.

L'Orto Botanico intorno alla fine del XVIII secolo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Storia, in: Orto Botanico – Università degli Studi di Pavia, su ortobotanico.unipv.eu.
  2. ^ Archivio digitale per la storia dell'Orto Botanico, su www-3.unipv.it. URL consultato il 21 ottobre 2021 (archiviato dall'url originale il 21 ottobre 2021).
  3. ^ Bosco Siro Negri - Riserva Naturale Integrale, su boscosironegri.unipv.it. URL consultato il 21 ottobre 2021.
  4. ^ Sant'Epifanio, in: Pavia e dintorni, su paviaedintorni.it.
  5. ^ a b Storia dell’Orto Botanico di Pavia | Ortobotanico, su ortobotanico.unipv.eu. URL consultato il 21 ottobre 2021.
  6. ^ Contatti, in: Orto Botanico – Università degli Studi di Pavia, su ortobotanico.unipv.eu.
  7. ^ Settore gimnosperme | Ortobotanico, su ortobotanico.unipv.eu. URL consultato il 21 ottobre 2021.
  8. ^ Settore angiosperme | Ortobotanico, su ortobotanico.unipv.eu. URL consultato il 21 ottobre 2021.
  9. ^ Il Platano di Scopoli dell’Orto Botanico di Pavia gode di ottima salute, su UNIPV.news, 23 marzo 2021.
  10. ^ Ilda Vagge, Le foreste di farnia e carpino bianco della pianura lombarda, in Alessandra Dattero (a cura di), Il bosco. Biodiversità, diritti e culture dal medioevo al nostro tempo, Roma, Viella, 2022, p. 299.
  11. ^ Roseto | Ortobotanico, su ortobotanico.unipv.eu. URL consultato il 21 ottobre 2021.
  12. ^ POLLACCI, Gino in "Dizionario Biografico", su treccani.it. URL consultato il 21 ottobre 2021.
  13. ^ Ardenghi Nicola M. G., Bracco Francesco, Cauzzi Paolo, Gianoli Luca W., Orsenigo Simone, Ravasio Adriano e Rossi Graziano, Le collezioni botaniche, in Almum Studium Papiense. Storia dell’Università di Pavia. Volume 3. Il Ventesimo secolo. Tomo II, p. 859.
  14. ^ Tè | Ortobotanico, su ortobotanico.unipv.eu. URL consultato il 21 ottobre 2021.
  15. ^ Peperoncini | Ortobotanico, su ortobotanico.unipv.eu. URL consultato il 21 ottobre 2021.
  16. ^ Serra tropicale e Serra delle orchidee | Ortobotanico, su ortobotanico.unipv.eu. URL consultato il 21 ottobre 2021.
  17. ^ Serra mediterranea (o “Briosi”) | Ortobotanico, su ortobotanico.unipv.eu. URL consultato il 21 ottobre 2021.
  18. ^ Serre di Scopoli | Ortobotanico, su ortobotanico.unipv.eu. URL consultato il 21 ottobre 2021.
  19. ^ Ardenghi Nicola M. G., Herbarium Universitatis Ticinensis (PAV): segnalazioni interessanti per la flora dell’Italia nord-occidentale (PDF), in Informatore Botanico Italiano, vol. 45, n. 1, pp. 45-52.
  20. ^ Erbario dell’Università di Pavia, su sciter.unipv.eu. URL consultato il 17 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 15 novembre 2021).
  21. ^ Ardenghi Nicola M. G., Bracco Francesco e Rossi Graziano, When art meets botany: Fulgenzio Vitman’s herbarium in Pavia (PAV) (PDF), in 112º Congresso della Società Botanica Italiana – IV International Plant Science Conference (IPSC), Parma, 20−23 settembre 2017, p. 120.
  22. ^ Gariboldi Carlo E., Trecento anni di ricerche sulla flora negli erbari dell’Orto Botanico, in La Provincia Pavese, 30 luglio 2019, p. 28. URL consultato il 17 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 31 luglio 2019).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Bevilacqua Fabio, Falomo Lidia e Garbarino Carla, Musei e collezioni dell'Università di Pavia, Hoepli.
  • Garovaglio, Santo, Sulle attuali condizioni dell'Orto botanico della Università de Pavia: relazione, Pavia, Ditta tipografica eredi Bizzoni, 1862.
  • Pirola Augusto e Cattaneo Francesca, L'Orto Botanico. In Raffaele Ciferri scienziato versatile e critico, a cura di Giuseppe Caretta e Augusto Pirola, Milano, Cisalpino, 2000.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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