Nota (editoria)

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Disambiguazione – Se stai cercando le indicazioni su editore o stampatore, luogo e data di stampa, che possono trovarsi sul frontespizio di un libro, al suo verso o al colophon, vedi Nota tipografica.
Dettaglio di note a piè di pagina, separate dal testo con una linea e ciascuna col proprio indicatore costituito da una lettera dell'alfabeto.

Una nota è un breve testo avente in genere funzione esplicativa. Quando è posizionata in fondo a una pagina di un libro o di un documento, viene chiamata nota a piè di pagina o nota in calce.[1] Quando invece è collocata nel margine esterno della pagina, è detta nota a margine (o marginale).[2] Le note possono anche essere raggruppate tutte in un'apposita sezione, alla fine del capitolo o del libro.

Sono delle note anche la "postilla" (marginale o finale) e, con significato più specifico, la "chiosa" (chiarimento a una parola o un passo del testo) e la "glossa" (che ha avuto una grande importanza storica in due ambiti: il commento ai testi biblici e, soprattutto, ai testi giuridici).

Contenuto e utilizzo[modifica | modifica wikitesto]

La nota può contenere:

  • una spiegazione o una precisazione dell'autore, tanto più se dettagliata o secondaria (che appesantirebbe l'esposizione se lasciata nel corso del testo);
  • un commento o un approfondimento del curatore; oppure
  • la citazione di una fonte a sostegno di ciò che è affermato nel testo vero e proprio, o il riferimento bibliografico di una fonte citata nel testo.[3]

La nota è dunque essenzialmente una "nota al testo" e non esiste un testo complesso che non sia arricchito di un ampio corredo di note. In particolare, esistono, in alternativa alle traduzioni e specialmente a fini scolastici, molte collane editoriali di classici latini, greci e stranieri con note italiane,[4] in cui le singole opere o selezioni antologiche dei vari autori sono pubblicate nel testo originale annotato in italiano da un curatore, con note esegetiche quasi sempre a piè di pagina.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Secondo convenzioni tipografiche invalse, le note sono quasi sempre stampate in carattere minore del testo[5] e separate da questo entro la pagina con una linea o un segmento di linea. Ciascuna nota è contrassegnata da un indicatore, perlopiù costituito da un numero e posto in apice. Il numero viene solitamente inserito fra parentesi, tonde o quadre, come: (1) o [1]. Lo stesso numero appare nel testo, in esponente, e funge da richiamo (richiamo di nota). In un libro le note sono numerate progressivamente, pagina dopo pagina o in un unico elenco alla fine del libro oppure capitolo per capitolo. Singole note a piè di pagina possono essere richiamate da lettere dell'alfabeto o da uno o più asterischi *.

Nella letteratura occidentale storicamente sono stati utilizzati anche altri simboli: , , §, , [6], ormai caduti in disuso come indicatori di nota. È opportuno menzionare l'impiego della manina (☞), soprattutto nelle opere scritte fra il XII e il XV secolo e in quelle stampate fra il XV e il XVIII secolo[7], ma ancor oggi non di rado adoperata come un nota bene per attirare l'attenzione del lettore su una parte importante del testo.

Nei testi arabi esiste un indicatore di nota apposito: ؂ (codice Unicode U+0602).

In giapponese il simbolo corrispondente è ※ (U+203B).

Editoria digitale[modifica | modifica wikitesto]

HTML[modifica | modifica wikitesto]

L'HTML, il linguaggio di markup predominante per la stesura delle pagine Web, non possiede meccanismi per gestire le note, malgrado le diverse proposte nel corso degli anni e le ripetute richieste da parte degli utenti. Per ovviare a questa mancanza, ad esempio, nel software MediaWiki è stata introdotta la possibilità di specificare le note nel codice delle pagine wiki mediante l'apposito tag <ref></ref>, per poi richiamarne il testo in un punto prescelto tramite il tag <references/>.[8]

Si potrebbe sostenere che i collegamenti ipertestuali eliminano parzialmente la necessità delle note, essendo i primi il modo principale in cui nel web ci si riferisce ad un altro documento. Tuttavia essi non permettono di citare fonti in modalità off-line; inoltre se la destinazione del link cambia, quest'ultimo può divenire rotto o fuorviante.

LaTeX[modifica | modifica wikitesto]

In LaTeX, uno dei più noti linguaggi di markup per la composizione tipografica, esistono invece diversi modi di inserire dei riferimenti puntuali all'interno del testo.

Ad esempio, per inserire delle note a piè di pagina basta scrivere:
Creare una nota a piè è semplice.\footnote{Un esempio di nota a piè di pagina.}

e il testo "Un esempio di nota a piè di pagina." verrà visualizzato in fondo alla pagina.

Si possono inserire anche note a margine, note in fondo al capitolo, riferimenti bibliografici. Tutti questi strumenti permettono di numerare automaticamente le note in maniera progressiva (e personalizzabile); facendo click su di esse si viene rimandati al riferimento a cui la nota punta.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ L'espressione "nota in calce" come equivalente di "nota a piè di pagina", cioè in calce alla pagina di un libro, non è molto comune; si usa invece a significare una nota posta in calce a un documento, a un atto giuridico, a un articolo di legge.
  2. ^ Molto più usate in passato fino al XVIII secolo, soprattutto nei libri religiosi, le note o postille marginali si usano ancora come titoletti di passi rilevanti o come rinvii a passi paralleli.
  3. ^ Le note contenenti dei riferimenti bibliografici non sono senz'altro identificabili con le "note bibliografiche", per le quali si rimanda alla specifica sezione della voce Bibliografia.
  4. ^ Ad esempio, la collana: «Traditio. Nuova collezione di classici greci e latini con note», che annovera centinaia di titoli, edita a partire dal 1955 dalla Società editrice Dante Alighieri.
  5. ^ Generalmente la differenza è di due punti: se il testo è stampato in corpo 10, le note appaiono in corpo 8.
  6. ^ Robert Bringhurst, Gli elementi dello stile tipografico, Edizione italiana a cura di Lucio Passerini, Milano, Sylvestre Bonnard, 2001.
  7. ^ William H. Sherman, Toward a History of the Manicule (PDF), su livesandletters.ac.uk. URL consultato il 28 giugno 2013.
  8. ^ (EN) Extension:Cite, su mediawiki.org, MediaWiki. URL consultato il 22 ottobre 2014.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Anthony Grafton, La nota a piè di pagina. Una storia curiosa, Traduzione di Gianna Lonza, Milano, Sylvestre Bonnard, 2000.
  • (EN) Chuck Zerby, The Devil's details. A history of footnotes, New York, Simon & Schuster, 2002.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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