Uva di Troia

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Uva di Troia
Dettagli
Paese di origineBandiera dell'Italia Italia
Colorenero
Bandiera dell'Italia Italia
Regioni di coltivazionePuglia
Basilicata
Provincia di Benevento
Provincia di Caserta
DOCGCastel del Monte Nero di Troia Riserva
Castel del Monte Riserva
DOCBarletta
Cacc'e' Mmitte di Lucera
Castel del Monte
Rosso di Cerignola
San Severo
Tavoliere delle Puglie o Tavoliere
Tavoliere delle Puglie o Tavoliere Nero di Troia
Ampelografia
Caratteristiche della fogliaMedia, pentagonale o pentalobata
Caratteristiche del grappoloCompatto, lungo o piramidale
Caratteristiche dell'acinoSferoidali
Degustazione
http://catalogoviti.politicheagricole.it/result.php?codice=247

L'uva di Troia è un vitigno a bacca nera autoctono pugliese. Prende anche il nome di "Nero di Troia" data la sua alta carica polifenolica che conferisce un colore rubino intenso che, a volte, può sembrare "nero".

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Bottiglia e bicchiere di Nero di Troia

Le origini del vitigno non sono certe, mentre certo è il legame con la città di Troia.

La leggenda vuole che Diomede sia sbarcato sulle rive del Gargano portando dei tralci di vite - la quale ha trovato qui il suo habitat naturale - a Federico II di Svevia che amava degustare il “corposo vino di Troia”. L'eroe arrivò fino ai marchesi D'Avalos che, acquistata la città nel 1533 e notata l'assoluta qualità ed attitudine dei terreni circostanti, incrementarono notevolmente le coltivazioni di quest'uva.

Una serie di carestie, ed una notevole richiesta di olio, spinsero i contadini a ridurre drasticamente le coltivazioni di questa vite, già di per sé poco produttiva, sostituendole soprattutto con uliveti. Al contrario, il vitigno ebbe una larghissima diffusione verso sud, precisamente nella provincia di Barletta-Andria-Trani.

È stato per lungo tempo un vitigno relegato ad un ruolo secondario, quello di rafforzare con i suoi notevoli corpo e colore i vini più deboli. Solo in tempi recenti inizia a ricevere i giusti riconoscimenti, perché si è dimostrato che vinificandolo in purezza si ottengono vini di assoluto pregio.

Il vino che si ottiene da essa al termine dell'affinamento presenta un bel colore rosso rubino intenso giustamente tannico con tannini eleganti; austero, gusto speziato e di legno anche senza passaggio in barrique, con sentori di more e liquirizia.

Oggi questo vitigno viene coltivato in due sottospecie: "Uva di Troia" a grappolo più grande e tozzo, e "Summarrello", con un grappolo cilindrico più piccolo ed inserrato ed acini piccoli, quest'utltimo prodotto in quantità limitate nella solo città di Troia e nelle zone limitrofe.

Zona di coltivazione[modifica | modifica wikitesto]

Anche se il nome lascia immaginare una sua provenienza dalla città di Troia, in provincia di Foggia, il vitigno è per lo più coltivato nei pressi di Castel del Monte, lungo la zona litoranea pugliese della provincia di Barletta-Andria-Trani e nella parte settentrionale della provincia di Bari.[1] A causa di questa diffusione, l'Uva di Troia è anche detta Nero di Troia, Uva di Canosa, Vitigno di Barletta, Uva di Barletta, Troiano, Tranese, Uva della Marina.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Uva di Troia, su quattrocalici.it. URL consultato il 16 ottobre 2014.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]