NGC 1624

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NGC 1624
Nebulosa a emissione
NGC 1624
Scoperta
ScopritoreWilliam Herschel[1]
Data1790[1]
Dati osservativi
(epoca J2000)
CostellazionePerseo
Ascensione retta04h 40m 37s[1]
Declinazione+50° 27′ 42″[1]
Coordinate galattichel = 155,4; b = +02,6[2]
Distanza21490[3] a.l.
(6593[3] pc)
Magnitudine apparente (V)11,8[1]
Dimensione apparente (V)5' x 5'[1]
Caratteristiche fisiche
TipoNebulosa a emissione
Dimensioni59,3[3] a.l.
(18,2[3] pc)
Altre designazioni
Sh2-212, LBN 722, Ced 37 (nebulosa)
Cr 53, OCL 403, LUND 136, H V-49, GC 879 (ammasso)[1]
Mappa di localizzazione
NGC 1624
Categoria di regioni H II

Coordinate: Carta celeste 04h 40m 37s, +50° 27′ 42″

NGC 1624 è una nebulosa a emissione, visibile nella costellazione di Perseo, cui è annesso un ammasso aperto.

Osservazione[modifica | modifica wikitesto]

La nebulosa si individua nella parte settentrionale della costellazione, al confine con l'Auriga; si trova in una regione povera di stelle brillanti nelle vicinanze, pertanto l'unico sistema per individuarne la posizione è quello di orientarsi tramite allineamenti ricercabili su una carta celeste dettagliata. Può essere scorta anche con un telescopio amatoriale di media potenza, grazie alla sua brillantezza; in essi appare visualmente come una macchia nebulosa di undicesima magnitudine.

La sua declinazione fortemente settentrionale fa sì che essa possa essere osservata agevolmente durante gran parte delle notti dell'anno dall'emisfero boreale, mentre dall'emisfero australe la sua osservazione è penalizzata; il periodo in cui raggiunge la più alta elevazione sull'orizzonte è compreso fra i mesi di ottobre e febbraio.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di una regione H II posta ai confini esterni della Via Lattea, trovandosi a ben 21.000 anni luce di distanza dal sistema solare; contiene al suo interno un giovane ammasso aperto catalogato come Cr 53, la cui stella più brillante è GSC 03350-00255, una supergigante blu di classe spettrale O6I con una magnitudine pari a 11,66. Questa, assieme a una gigante blu di classe B1III e una magnitudine di 13,15, sono le due principali responsabili dell'eccitazione dei gas della nube. Attraverso lo studio della velocità radiale è possibile dividere la nebulosa in due aree, denominate A e B; la regione A mostra una velocità radiale di -41,4 km s-1, mentre la regione B ha una velocità di -37,6 km s-1.[4] La nube è anche una sorgente IRAS e al suo interno è noto un maser ad acqua, segno che i fenomeni di formazione stellare sono molto recenti; non sono però noti oggetti HH.[5]

Poco meno di tre gradi a nordovest della nebulosa si trova un'altra nube molto simile, anche se di dimensioni ridotte; si tratta di Sh2-211, che appare parzialmente oscurata dal complesso di nebulose oscure denominato B20; Sh2-211 e NGC 1624 (Sh2-212) appartengono alla stessa regione galattica e sono probabilmente entrambe immerse nella stessa nube molecolare.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g NGC/IC Project Public Database, su result for NGC 1624. URL consultato il 17 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 28 maggio 2009).
  2. ^ Simbad Query Result, su simbad.u-strasbg.fr. URL consultato il 15 ottobre 2009.
  3. ^ a b c d Paladini, R.; Burigana, C.; Davies, R. D.; Maino, D.; Bersanelli, M.; Cappellini, B.; Platania, P.; Smoot, G., A radio catalog of Galactic HII regions for applications from decimeter to millimeter wavelengths, in Astronomy and Astrophysics, vol. 397, gennaio 2003, pp. 213-226, DOI:10.1051/0004-6361:20021466. URL consultato il 17 ottobre 2009.
  4. ^ a b Pismis, P.; Hasse, I.; Quintero, A., A comparative study of morphology and velocity field of the emission nebulae S153, S207, S211, S212, and A71, in Astronomical Society of the Pacific, Publications, vol. 103, agosto 1991, pp. 843-849, DOI:10.1086/132891. URL consultato il 17 ottobre 2009.
  5. ^ Henkel, C.; Guesten, R.; Haschick, A. D., H2O maser emission from HH 6 and other star-forming regions, in Astronomy and Astrophysics, vol. 165, n. 1-2, settembre 1986, pp. 197-203. URL consultato il 17 ottobre 2009.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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