Museo di zoologia Pietro Doderlein

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Museo di zoologia Pietro Doderlein
Museo di Zoologia "Doderlein"
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàPalermo
IndirizzoVia Archirafi 16, 90123 Palermo
Coordinate38°06′43.41″N 13°22′18.81″E / 38.112058°N 13.371891°E38.112058; 13.371891
Caratteristiche
TipoZoologia e Storia Naturale
FondatoriPietro Doderlein
Apertura1862
GestioneSistema Museale d'Ateneo
Università degli Studi di Palermo
Visitatori3 300 (2022)
Sito web

Il museo "Pietro Doderlein" è un museo universitario di Zoologia di Palermo. È il più importante museo zoologico siciliano ed è dedicato al professore Pietro Doderlein, che lo fondò nel 1863.[1]

Il museo, diviso in varie sottosezioni, ospita oltre 5000 esemplari, esposti rigorosamente per ordine filogenetico, molti dei quali appartenenti a specie oramai estinte in Italia ed in Sicilia,[2] come ad esempio lo Storione (Acipenser sturio),[3] il Gufo reale (Bubo bubo), il Lupo siciliano (Canis lupus cristaldii)[4] , il Pollo sultano (Porphyrio porphyrio) e il Grifone (Gyps fulvus) (queste ultime due specie oggi presenti nella regione grazie a progetti di reintroduzione).[4] È possibile vedere taxa endemici rari, come la Coturnice di Sicilia (Alectoris graeca whitakeri), o protette come l'Aquila reale (Aquila chrysaetos), il Capovaccaio (Neophron percnopterus), la Tartarughe marina (Caretta caretta) e tante altre specie.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Dopo aver insegnato all'Università di Modena, nel 1862 Pietro Doderlein fu nominato professore di zoologia ed anatomia comparata presso l'Università di Palermo.[5] Contestualmente al lavoro di insegnante, Doderlein si assunse anche il compito di organizzare il museo di storia naturale della città.[5] All'epoca a Palermo era già presente un piccolo museo, la cui sede si trovava presso il Collegio Massimo dei Gesuiti, ma le poche specie che possedeva erano ormai in pessime condizioni, infestate dai tarli, per cui Doderlein preferì gettare il tutto e ricominciare da capo.[6] Per garantire una perfetta conservazione delle specie, Doderlein e gli altri studiosi intervennero con un trattamento chimico segreto che ebbe grande successo,[1] ma la cui formula è oggi perduta.[4] L'opera fu compiuta in circa trent'anni e il museo venne suddiviso in sottosezioni: ittiologica, erpetologica, ornitologica, malacologica, entomologica e mammologica.[4] Il museo venne spostato nella sede attuale nel 1913, per volontà dell'allora direttore Raffaele.[2]

Collezioni[modifica | modifica wikitesto]

Collezione ittiologica[modifica | modifica wikitesto]

Rappresenta l'eredità di maggior valore storico-scientifico lasciata da Doderlein. Fu la prima ad essere iniziata fin dal 1862 e resta ancora oggi una delle più complete del suo genere in Italia. Si tratta di circa 1100 esemplari di pesci preparati a secco o in liquido. La collezione in liquido, quasi 400 esemplari, nonostante sia molto danneggiata si sta rivelando di particolare interesse per la presenza di numerose specie di pesci di profondità, insieme a un nucleo di pesci marini e d'acqua dolce del continente americano, che testimoniano gli scambi internazionali con altri musei e studiosi.

I 700 esemplari di pesci cartilaginei (squali e razze) e ossei, esposti nelle grandi vetrine perimetrali, sono sicuramente l'aspetto più affascinante del Museo, che avvolge il visitatore e lo trasporta immediatamente in un'epoca ormai lontana; consentendogli un'ampia panoramica sul mondo sottomarino mediterraneo, proprio a partire dalle acque del golfo di Palermo, ancora integre e lontane dall'attuale degrado degli ecosistemi costieri. Ulteriori testimonianze storiche di ambienti non più esistenti vengono dagli Storioni pescati nel fiume Oreto, che sbocca a neanche un chilometro dal Museo, e dalle dimensioni di alcune specie come Gronchi, Anguille, Dentici e Orate, oggi non più rinvenibili nelle nostre acque. Interessanti sono poi tutti i pesci atlantici che testimoniano l'ingresso nel Mediterraneo di specie alloctone (canale di Suez). La presenza di esemplari del mar Rosso, come i Pesci Istrice (Tetraodontidi), permette di documentare, a ritroso nel tempo, l'inizio della migrazione di organismi tropicali nei nostri mari; ovvero del processo di 'tropicalizzazione' del Mediterraneo, un argomento oggi di grande attualità in tempi di cambio climatico.

L'ennesima caratteristica degna di nota, è la particolare preparazione degli esemplari. Il laboratorio ottocentesco riuscì a mettere a punto una tecnica di imbalsamazione dei pesci che non ha eguali in altre istituzioni museali italiane ed europee. È infatti insolito trovare pesci imbalsamati, con tecniche analoghe a quelle dei mammiferi e degli uccelli, e oggi tutti i preparatori interpellati non ne sono capaci. Il segreto, purtroppo perduto, doveva essere nella concia della fragile pelle dei pesci, fatta con sostanze chimiche conservanti particolari che hanno mantenuto intatte le preparazioni per più di centocinquanta anni.

Collezione erpetologica[modifica | modifica wikitesto]

Comprende circa 1000 esemplari conservati in alcool o in secco della maggior parte delle specie presenti in Sicilia, dai ramarri ai serpenti, dalle tartarughe ai più rari endemismi di lucertole delle isole circumsiciliane. Lo Scinco gigante raccolto da una missione italiana a Capo Verde ed oggi estinto è uno degli esemplari più importanti della collezione. Presenti anche alcune specie aliene come la Tartaruga guance rosse o lo Xenopo, che si stanno diffondendo negli ecosistemi umidi siciliani predando e competendo con le specie autoctone di rane e tartarughe.

Collezione ornitologica[modifica | modifica wikitesto]

Consistente in oltre 1700 esemplari, montati ed esposti o in pelle (accuratamente conservati a scopo scientifico), di cui circa 1000 appartengono alla collezione originaria di Doderlein. La collezione comprende decine di specie importanti per l'avifauna della Sicilia. Di notevole interesse sono alcuni migratori rari o accidentali (Aquila anatraia minore, Pellicano riccio) ma soprattutto le tante specie estinte nella nostra isola per cause antropiche: Gallina prataiola, Quaglia tridattila, Gufo reale e Grifone. Questo grande avvoltoio è stato reintrodotto con successo sui monti Nebrodi.

Collezione malacologica[modifica | modifica wikitesto]

Comprende le collezioni Airoldi e Calcara, di grande valore storico, per la presenza di numerosi tipi (esemplari su cui sono descritte le nuove specie) ancora validi. È formata da circa 2000 scatole che contengono diverse migliaia di esemplari di conchiglie marine e terrestri. Si tratta perlopiù di materiale riservato allo studio e non accessibile ai visitatori, ma è esposta una ricca documentazione dei principali gruppi sistematici delle conchiglie, che si sofferma sugli ambienti e sui principali aspetti ecologici di questi organismi. Significativa inoltre è la collezione di circa 500 esemplari di invertebrati marini conservati in alcool o formalina, che consentono una carrellata completa dei principali gruppi zoologici del mar Mediterraneo, dai Celenterati ai Cordati.

Collezione entomologica[modifica | modifica wikitesto]

Comprende le collezioni storiche Failla Tedaldi e De Stefani Perez, conservate in circa 200 scatole entomologiche, con diverse centinaia di esemplari, soprattutto di Coleotteri, Lepidotteri e Ortotteri. Una esposizione didattica mostra diversi endemismi siciliani e alcuni insetti caratteristici di ambienti dunali della foce del Belice e di boschi e montagne di Madonie e Nebrodi.

Collezione mammologica[modifica | modifica wikitesto]

La collezione consta di 200 esemplari impagliati di mammiferi provenienti da diverse regioni europee, asiatiche, africane e americane. Di notevole interesse sono due (un cucciolo e un adulto) dei pochissimi esemplari ancora conservati nei Musei della popolazione siciliana di Lupo, estinto nell'isola intorno al 1935. Inoltre esiste una ricca collezione di piccoli mammiferi in alcool, riservata allo studio specialistico, tra cui sono presenti anche specie endemiche, come il Toporagno di Sicilia, che vive esclusivamente in Sicilia, alle Egadi, Ustica ed a Malta.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b IN RICORDO DI PIETRO DODERLEIN (2 FEBBRAIO 1809 - 28 MARZO 1895) di BRUNO MASSA, GIULIANO CERASA, ENRICO BELLIA & SABRINA LO BRUTTO, Naturalista siciliano, S. IV, XLII (2), 2018, pp. 195-236 (PDF), su museozoologia.unipa.it.
  2. ^ a b Il Museo di Zoologia “Doderlein” di Palermo di Giuseppe Bellomo, Enrico Bellia, Sabrina Lo Brutto, Nuova Museologia, 2018, su nuovamuseologia.it.
  3. ^ Informazioni, su museozoologia.unipa.it. URL consultato il 18 maggio 2019.
  4. ^ a b c d Collezioni, su museozoologia.unipa.it. URL consultato il 17 maggio 2019.
  5. ^ a b DODERLEIN, Pietro, su treccani.it. URL consultato il 17 maggio 2019.
  6. ^ In ricordo di Pietro Doderlein (PDF), su sssn.it. URL consultato il 17 maggio 2019.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]