Museo della Resistenza (Amsterdam)

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Verzetsmuseum Amsterdam
Ubicazione
StatoBandiera dei Paesi Bassi Paesi Bassi
LocalitàAmsterdam
IndirizzoPlantage Kerklaan, 61 e Plantage Kerklaan 61
Coordinate52°22′04″N 4°54′46″E / 52.367778°N 4.912778°E52.367778; 4.912778
Caratteristiche
TipoMuseo storico
Istituzione1999
Sito web
Una sala del museo
Manifesto contro l'occupazione tedesca
Altro manifesto contro l'occupazione tedesca
Macchinari di una tipografia clandestina
Bicicletta utilizzata da esponenti della resistenza olandese
Elmetti tedeschi utilizzati come scolapasta e vaso da notte
Foto di famiglie olandesi all'epoca dell'invasione tedesca

Il Verzetsmuseum ("Museo della Resistenza") è un museo di Amsterdam inaugurato nel 1985[1] e dedicato alla resistenza olandese durante l'occupazione tedesca dei Paesi Bassi (1940-1945) nel corso della seconda guerra mondiale. Il museo è ospitato dal 1999[1][2] nel Gebouw Plancius[1][2][3][4], un edificio dell'area di Plantage[4][5]; in precedenza, trovava posto in un'ex-sinagoga sconsacrata di Amsterdam-Zuid[1][5].

Ubicazione[modifica | modifica wikitesto]

Il museo si trova al nr. 61 di Plantage Kerklaan[3][4][5], nelle vicinanze dello zoo Artis e del complesso De Dageraad[4][6].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Nel museo sono esposti vari oggetti relativi alla resistenza olandese, quali armi, falsi documenti, fotografie, ecc.[5] Il periodo storico è illustrato inoltre attraverso film e diapositive.[4][5]

Le sale principali sono dedicate alla vita quotidiana degli olandesi in quel periodo[4], mentre quelle più piccole sono dedicate a gruppi particolari di persone[4].

Nelle prime sale espositive viene illustrata la reazione del popolo olandese subito dopo l'invasione tedesca[3], mentre una successiva sezione è dedicata allo sciopero generale del 1941[7].

L'edificio che ospita il museo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Gebouw Plancius .

L'edificio che ospita il museo, il Gebouw Plancius, fu costruito nel 1876[2][3] per ospitare un coro ebraico[2][3] appartenente all'Oefening Baart Kunst[2]. È intitolato ad un geografo olandese, Petrus Plancius (1552-1622).[2]

Il Gebouw Plancius, l'edificio che dal 1999 ospita il museo

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La storia del museo ebbe inizio il 24 aprile 1984, quando fu allestita una collezione con lo scopo di far conoscere le vicende relative alla resistenza olandese contro il nazi-fascismo.[1]

Nello stesso anno, il 6 settembre, la comunità ebraica di Amsterdam decise di concedere in affitto alla città una sinagoga in disuso nella Lekstraat per far posto al museo.[1] L'iniziativa fu sostenuta dal comune, con un apporto di 100.000 fiorini.[1]

I lavori di allestimento furono affidati a Pieter Hildering e Marten Rozenbeek.[1]

Il museo aprì così ufficialmente i battenti il 19 novembre 1985[1], alla presenza del principe Bernardo[1] e del sindaco Van Thijn[1]. Quest'ultimo si espresse quel giorno in questo modo[1]:

(NL)

«Nu nog zoveel ooggetuigen in leven zijn,
is het belangrijk hun verhaal en hun materiaal bijeen te brengen»

(IT)

«Ora, che molti testimoni sono ancora in vita,
è importante raccogliere il loro racconto e il loro materiale»

Il primo anno di apertura registrò la visita di 11.000 persone[1]; la cifra era raddoppiata nel 1995[1].

La crescita del museo rese necessaria una nuova collocazione, in una zona più centrale della città.[1] Fu così scelto il Gebouw Plancius, nell'area di Plantage.[1][2][3][4][5]

I costi di affitto e di riallestimento si aggirarono sui 7,6 milioni di fiorini.[1]

La nuova inaugurazione ebbe luogo il 28 aprile 1999[1], sempre alla presenza del Principe Bernardo[1].

Per l'ottobre 2013, è previsto un ampliamento del museo, con l'aggiunta di una sala dedicata ai bambini.[1]

Alcuni pezzi significativi della collezione[modifica | modifica wikitesto]

  • Alberello di Natale di Carel Steensma - Si tratta di un piccolo albero di Natale realizzato dal partigiano Carel Steenma mentre era detenuto nella prigione di Weteringschans (Amsterdam).[8] Per realizzarlo, utilizzò il cartone che oscurava la finestra della sua cella.[8]
  • Attrezzi di Gerrit van der Veen - Si tratta degli attrezzi utilizzati dal partigiano Gerrit van der Veen, esperto nella falsificazione di documenti.[9] Tali oggetti sono stati conservati dalla figlia Gerda.[9]
  • Braccio basculante per la falsificazione di documenti[10]
  • Carta d'identità di Joe Russel - Si tratta della falsa carta d'identità di Joe Russel (nome in codice: "Kobus"), uno studente che dirigeva l'organizzazione nazionale di assistenza dei clandestini.[11]
  • Filtro tedesco - Si tratta di un'antenna che veniva fabbricata in casa e che veniva utilizzata per ridurre le interferenza delle emittenti tedesche.[12]
  • Elmetti tedeschi utilizzati come scolapasta e vasino da notte[13] (v. immagine)
  • Fisarmonica di Bertus Hendriksen - Si tratta della fisarmonica utilizzata da Bertus Hendriksen per nascondere i buoni annonari destinati alle persone che si nascondevano per sfuggire al lavoro forzato in Germania.[14]
  • Lettera d'addio di Arie Addicks - Si tratta della lettera d'addio scritta il 6 ottobre 1941 da Arie Addicks, un collaboratore del giornale clandestino Het Parool, rinchiuso nel carcere di Scheveningen e condannato a morte.[15] La lettera, scritta sul retro del libretto che recava il regolamento del carcere[15], inizia con le seguenti parole[15][16]:
(NL)

«Gewerkt voor de vrijheid heb ik deze zeer duur moeten betalen.
De dood was de inzet. Deze partij heb ik verloren»

(IT)

«Ho dovuto pagare ben caro il mio lavoro per la libertà.
La posta in palio era la morte e io ho perso la partita»

  • Macchina da scrivere su cui è stato dattiloscritto il volantino dello "Sciopero di febbraio" - Si tratta di una macchina da scrivere appartenuta a Coba Veltman, con la quale è stato dattiloscritto un volantino con l'invito a partecipare allo sciopero generale del febbraio 1941.[17]
  • Occhiali di Hannie Schaft - Si tratta degli occhiali che venivano abitualmente dalla partigiana Hannie Schaft, la "ragazza dai capelli rossi" morta fucilata nel 1945, durante la sua attività.[18] Nel museo si trova anche una fotografia della Schaft assieme al suo compagno di lotta Truus Oversteegen, fotografia in cui i due si fingono amanti.[18]
  • Scarponi di Eleonore Hertzberger - Si tratta degli scarponi utilizzati da una giovane ebrea di nome Eleonore Hertzberger per attraversare i Pirenei durante la sua fuga in Inghilterra assieme al marito Eddie nel 1943.[19]
  • Scatola con patate per la famiglia Bontekoe - Si tratta di una delle scatole contenenti patate che venivano inviate alla famiglia Bontenkoe dai parenti di Groninga durante la carestia che aveva colpito i Paesi Bassi nell'inverno 1944-1945.[20]
  • Trasmittente dell'agente segreto Sjoerd Sjoerdsma[21]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t Verzetsmuseum Amsterdam - Sito ufficiale: Organisatie > Geschiedenis van het museum, su verzetsmuseum.org. URL consultato l'8 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 3 giugno 2013).
  2. ^ a b c d e f g Verzetsmuseum Amsterdam - Sito ufficiale: Organisatie > Geschiedenis van het Gebouw Plancius, su verzetsmuseum.org. URL consultato l'8 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 2 maggio 2013).
  3. ^ a b c d e f Caitling, Christopher, Le Guide Traveler di National Geographic - Amsterdam, National Geographic Society, New York, 2002 - White Star, Vercelli, 2004, p. 114
  4. ^ a b c d e f g h Amsterdam, Atlas, Anno 11, Nr. III, Edigamma, Roma, Luglio-Agosto-Settembre 2003, p. 70
  5. ^ a b c d e f Harmans, Gerard, Olanda, Dorling Kindersley, London, 2005 - Mondadori, Milano, 2007-2009, p. 141
  6. ^ Harmans, Gerard, op. cit., p. 131
  7. ^ Caitling, Christopher, op. cit. p. 115
  8. ^ a b Verzetsmuseum Amsterdam - Sito ufficiale: Collezione > Oggetti significativi > Alberello di Natale di Carel Steensma[collegamento interrotto]
  9. ^ a b Verzetsmuseum Amsterdam - Sito ufficiale: Collezione > Oggetti significativi > Attrezzi del noto personaggio della Resistenza e scultore Gerrit van der Veen[collegamento interrotto]
  10. ^ Verzetsmuseum Amsterdam - Sito ufficiale: Collezione > Oggetti significativi > Braccio basculante per la falsificazione di documenti[collegamento interrotto]
  11. ^ Verzetsmuseum Amsterdam - Sito ufficiale: Collezione > Oggetti significativi > Carta d'identità di Joe Russel
  12. ^ Verzetsmuseum Amsterdam - Sito ufficiale: Collezione > Oggetti significativi > Filtro tedesco[collegamento interrotto]
  13. ^ Verzetsmuseum Amsterdam - Sito ufficiale: Collezione > Oggetti significativi > Colapasta e vaso da notte ottenuti da elmi tedeschi[collegamento interrotto]
  14. ^ Verzetsmuseum Amsterdam - Sito ufficiale: Collezione > Oggetti significativi > La fisarmonica di Bertus Hendriksen[collegamento interrotto]
  15. ^ a b c Verzetsmuseum Amsterdam - Sito ufficiale: Collezione > Oggetti significativi > Lettera d'addio di Arie Addicks[collegamento interrotto]
  16. ^ Verzetsmuseum Amsterdam - Sito ufficiale: Colletie > Topstukken > Afscheidsbrief Arie Addicks, su verzetsmuseum.org. URL consultato l'8 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 19 marzo 2013).
  17. ^ Verzetsmuseum Amsterdam - Sito ufficiale: Collezione > Oggetti significativi > Macchina da scrivere su cui è stato dattiloscritto il volantino dello “Sciopero di febbraio"[collegamento interrotto]
  18. ^ a b Verzetsmuseum Amsterdam - Sito ufficiale: Collezione > Oggetti significativi > Occhiali usati da Hannie Schaft come travestimento[collegamento interrotto]
  19. ^ Verzetsmuseum Amsterdam - Sito ufficiale: Collezione > Oggetti significativi > Scarponi[collegamento interrotto]
  20. ^ Verzetsmuseum Amsterdam - Sito ufficiale: Collezione > Oggetti significativi > Scatola con patate per la famiglia Bontekoe[collegamento interrotto]
  21. ^ Verzetsmuseum Amsterdam - Sito ufficiale: Collezione > Oggetti significativi > Trasmittente dell'agente segreto Sjoerd Sjoerdsma[collegamento interrotto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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