Museo civico archeologico Anton Celeste Simonini

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Museo civico archeologico Anton Celeste Simonini
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàCastelfranco Emilia
IndirizzoPalazzo Piella - corso Martiri, 204
Coordinate44°35′41.19″N 11°03′12.34″E / 44.594776°N 11.053427°E44.594776; 11.053427
Caratteristiche
Tipoarcheologico
Istituzione1999
Apertura1999
Visitatori3 000 (2021)
Sito web

Il Museo civico archeologico Anton Celeste Simonini è un museo archeologico situato a palazzo Piella, a Castelfranco Emilia in provincia di Modena. È intitolato all'artista omonimo castelfranchese.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Palazzo Piella

Il museo civico archeologico è sorto nel 1999 in seguito alla individuazione, nell'ambito della raccolta civica preesistente, di materiale di interesse archeologico e di reperti rinvenuti in tempi successivi sul territorio. Dagli anni novanta sono stati scoperti nuovi reperti in seguito alla conduzione di scavi archeologici in area urbana e non, da quelli di Forte Urbano a quelli di via Peschiera, di via Canale, o ancora di piazza Moro.

L'amministrazione comunale ha individuato e riorganizzato gli spazi da adibire a museo e a deposito temporaneo e ha catalogato i reperti, selezionando quelli idonei a rappresentare il patrimonio locale, insieme alla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna.

L'allestimento è stato rinnovato per rendere più interattiva l'esperienza museale. Il nuovo allestimento è stato inaugurato a dicembre 2021.[2]

Percorso museale[modifica | modifica wikitesto]

Il percorso museale si snoda in vari ambienti e rivisita la storia del popolamento nel territorio di Castelfranco dall'epoca preistorica sino alla nascita del Borgo Franco nel XIII secolo, da cui trae origine il centro odierno.[3]

Neolitico ed età del Bronzo[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio di Castelfranco, infatti, partecipa appieno ai processi di occupazione dell'alta pianura emiliana che coincidono con l'insorgenza dell'epoca neolitica, qui rappresentata dal sito dei vasi a bocca quadrata di Cava Rondine di Piumazzo, e raggiugono l'apogeo con gli abitati di cultura terramaricola, documentati nell'area dai siti dei Poderi Pradella, Rastellino e Gaggio. Di particolare importanza è il ripostiglio di aes signatum rinvenuto nel 1897 nel podere Cappella: si tratta di un deposito di lingotti di bronzo contrassegnato risalenti al VI secolo a.C., da interpretarsi come mezzo di scambio premonetale o come riserva di un artigiano metallurgo in vista della produzione di nuovi manufatti.[3]

Età del Ferro[modifica | modifica wikitesto]

Proseguendo la visita, si scopre l'età del Ferro attraverso l'area archeologica detta al Galoppatoio, sede sia di un abitato villanoviano che della relativa necropoli ad incinerazione.[3]

Età etrusco-celtico[modifica | modifica wikitesto]

L'insediamento etrusco-celtico del Forte Urbano illustra a sua volta le caratteristiche del popolamento fra il V e la prima metà del IV sec. a.C., in un ambiente culturale fortemente etruschizzato.[3]

Età romana e medievale[modifica | modifica wikitesto]

Movimenti delle legioni delle due parti nella guerra di Modena

Per l'età romana, secondo le fonti antiche esiteva un antico centro abitato nei pressi della via Emilia, fra Bologna e Modena, chiamato Forum Gallorum, menzionato in relazione alla Guerra di Modena del 43 a.C. .[3] La fase della romanizzazione è ampiamente documentata da una serie di materiali, fra i quali una serie di epigrafi sepolcrali di diverso ambito cronologico che indiziano ricche sepolture dislocate sul territorio.[3]

Un cippo milliario con dedica agli imperatori Valentiniano I e Valente, rinvenuto in località Noce, si ricollega invece a una sistemazione della via Emilia nel corso del IV sec. d.C..[3]

A nord della via Emilia in direzione di Modena, le indagini più recenti su Castelfranco e il suo territorio hanno portato alla scoperta di una stazione di sosta caratterizzata da diverse fasi strutturali a partire dall'epoca repubblicana, costituita da stalle, vani di servizio e aree ad uso abitativo.[4] Dopo un periodo di abbandono, in un momento non precisabile dell'età medievale il sito è stato nuovamente occupato in maniera stabile da un edificio di dimensioni più ridotte forse destinato all'accoglienza, un ospitale dedito all'assistenza ai viaggiatori, in analogia con altri complessi sorti lungo i grandi assi di percorrenza.[3]

Attività[modifica | modifica wikitesto]

Il servizio di apertura e visita della collezione e delle mostre temporanee è assicurato dalle locali associazioni di volontariato.

Il Museo civico archeologico svolge attività didattiche con le scuole e di aggiornamento per docenti.

Si occupa inoltre di ricerca scientifica e divulgazione attraverso mostre temporanee e pubblicazioni.

Una serie di mostre tematiche che hanno toccato vari aspetti della storia e della cultura locale è stata organizzata dal museo, in collaborazione con altri enti ed istituzioni.

Il museo cura la pubblicazione dei cataloghi delle mostre e di edizioni dedicate all'archeologia per i più piccoli e ai beni culturali e naturali del territorio. Il museo pubblica inoltre una rivista dedicata alle forme di religiosità attestate nel territorio nel passato.

A favore della tutela del patrimonio archeologico sono stati predisposti strumenti a supporto della pianificazione territoriale: la carta archeologica e la carta di rischio archeologico.

Il museo ha inoltre seguito direttamente l'esecuzione di uno scavo di emergenza di epoca romana e una campagna di scavo sull'area del villaggio dell'età del ferro del Forte Urbano, grazie alla collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Anton Celeste Simonini, su sito del Patrimonio culturale dell'Emilia-Romagna. URL consultato il 10 maggio 2023.
  2. ^ Graziano Tavan (a cura di), Castelfranco Emilia. Inaugurato il nuovo allestimento del museo civico Archeologico “Simonini” per rendere immersiva l'esperienza di visita e maggiormente coinvolgente per gli studenti con opere multimediali per la divulgazione dei temi storico archeologici, su Archeologia voci dal passato, 19 dicembre 2021. URL consultato il 10 maggio 2023.
  3. ^ a b c d e f g h dati.beniculturali.it.
  4. ^ Il complesso della stazione di sosta per questa fase abitativa ha restituito varie ceramiche, una rara coppa in vetro blu databile al I secolo a.C., lucerne, pesi da telaio, contrappesi, pedine e una tavola da gioco, e un certo numero di monete che circoscrivono l'intero arco di vita della struttura.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Città di Castelfranco Emilia, Comune di Castelfranco Emilia, 2007.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Sito ufficiale, su comune.castelfranco-emilia.mo.it. Modifica su Wikidata
  • Parte del testo è tratta da Museo civico archeologico "A.C. Simonini", su dati.beniculturali.it. URL consultato il 10 maggio 2023., pubblicata con licenza CC BY-SA 4.0, e dal Museo Civico Archeologico di Castelfranco Emilia con autorizzazione (vedi pagina di discussione)
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