Museo civico Giovanni Fattori

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Museo civico Giovanni Fattori
Veduta della Villa Mimbelli, sede del museo
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàLivorno
IndirizzoVia San Jacopo in Acquaviva, 65 - 57127 Livorno (LI)
Coordinate43°32′07.44″N 10°18′19.44″E / 43.5354°N 10.3054°E43.5354; 10.3054
Caratteristiche
Intitolato aGiovanni Fattori
Istituzione1877
Visitatori8 399 (2022)
Sito web
G. Fattori, Campagna romana
G. Fattori, Torre Rossa
G. Fattori, La signora Martelli a Castiglioncello
G. Fattori, Assalto a Madonna della Scoperta

Il museo civico Giovanni Fattori è una struttura museale di Livorno; ha sede nella suggestiva cornice di Villa Mimbelli ed è stato inaugurato nel 1994 alla presenza dell'allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.

Il museo ospita una ricca raccolta di dipinti di Giovanni Fattori e di altri macchiaioli e postmacchiaioli.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le origini del museo risalgono al 1877, quando l'amministrazione comunale istituì una pinacoteca dove furono raccolti dipinti di artisti quali Giovanni Fattori, Enrico Pollastrini e Cesare Bartolena.[1] Successivamente furono acquisite opere di Raffaello Gambogi, Silvestro Lega, Guglielmo Micheli, Adolfo Tommasi, Enrico Banti ed altri.

Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento la collezione si arricchì di reperti archeologici e di una raccolta numismatica donati nel 1893 da Enrico Chiellini (assieme al dipinto Volontari livornesi di Bartolena), mentre alla morte di Fattori (1908) furono acquistati 250 disegni e 150 acqueforti dello stesso maestro.

Nel 1896 fu inaugurata la nuova e più ampia sede in piazza Guerrazzi. All'inizio degli anni trenta del XX secolo, il museo fu intitolato a Giovanni Fattori.

Tra le opere ospitate, oltre a quelle citate, vi erano vari bozzetti in gesso di Temistocle Guerrazzi e Bertel Thorvaldsen, un bassorilievo di François Duquesnoy, dipinti di scuola fiamminga del XVII secolo, diversi dipinti della Madonna col bambino risalenti ai secoli XV e XVI, tre mascheroni in bronzo di Pietro Tacca, una collezione di indumenti ufficiali dei gonfalonieri e priori della città, ricordi del generale Enrico Cialdini, di Giuseppe Garibaldi e del Guerrazzi, ritratti di illustri livornesi, oltre ad una ricca sezione archeologica con reperti provenienti dal territorio livornese, tra i quali si ricordano alcune tombe dell'età del ferro e sette urne villanoviane reperite a Quercianella, fibule, anelli, lance, morsi da cavallo in argento e bronzo, oggettistica reperita negli scavi della necropoli dei Lupi con monete di rame del IV e V secolo, vasi romani reperiti tra Ardenza e Quercianella ecc. Vi erano pure modelli d'architettura eseguiti da Arturo Conti e Giovanni Puntoni.[2]

Durante la guerra la raccolta fu trasferita fuori dalla città. Al termine del conflitto una parte della raccolta fu collocata al secondo piano della Villa Fabbricotti ed il resto fu dislocato nei vari uffici e magazzini comunali. Al contempo la collezione si arricchì di opere di artisti come Plinio Nomellini, Guglielmo Micheli, Serafino De Tivoli, Oscar Ghiglia, Ulvi Liegi; in particolare, fu acquistato un cartone attribuito ad Amedeo Modigliani.

Nel 1994 il museo, composto da solo una parte della collezione, fu trasferito nella Villa Mimbelli.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Pian terreno[modifica | modifica wikitesto]

Il piano terreno di Villa Mimbelli ospita la biglietteria e alcuni locali musealizzati per la loro bellezza architettonica:

  • Sala Rossa: l'elegante salone di rappresentanza della famiglia Mimbelli. Sulla volta vi sono delle raffigurazioni allegoriche del Progresso, Industria, Commercio e Pace, dipinti da Eugenio Giuseppe Conti;
  • Sala Turca;
  • Sala Moresca: una sala da fumo in stile arabo;
  • Sala Pollastrini: opere di Enrico Pollastrini, maestro di Fattori.

Primo piano[modifica | modifica wikitesto]

Mediante una scala monumentale, ornata con putti ispirati all'opera di Luca della Robbia, si accede al primo piano, dove si aprono le varie sale:

V. Grubicy de Dragon, L'alba dei Signori a Lierna Lago di Como

Secondo piano[modifica | modifica wikitesto]

Il secondo piano della villa ospita le opere di Giovanni Fattori e di altri artisti:

Raffaello Gambogi, Gli emigranti, 1894

Ex granai[modifica | modifica wikitesto]

Negli adiacenti granai della villa si tengono invece esposizioni temporanee, tra le quali occorre segnalare una grande mostra allestita tra il 22 aprile ed il 6 luglio 2008, nel centenario della morte di Fattori, dal titolo Giovanni Fattori tra epopea e mito.

Nel 1997 venne allestita una mostra che presentava il patrimonio artistico posseduto dalla Cassa di Risparmi di Livorno dal quale emersero le tendenze artistiche livornesi tra le due guerre, un periodo contraddistinto dalla presenza in città di artisti molto amati nel panorama culturale.[3]

Premio Combat Prize[modifica | modifica wikitesto]

Nell'ambito del museo Fattori si tiene annualmente il premio Combat Prize. Il premio Combat è un progetto, attivo dal 2010, che intende valorizzare e promuovere, in ambito nazionale, la conoscenza di artisti under 50 e under 25. Una giuria seleziona un numero di artisti per diverse categorie: pittura, grafica, fotografia, video, sculture-installazioni. Ogni anno viene anche pubblicato il catalogo a cura di Paolo Batoni ed edito Sillabe.[4]

Il nome del premio deriva dai Combat film che venivano girati in diretta dai cineoperatori dell'esercito americano durante la seconda guerra mondiale per tenere informata la popolazione su ciò che stava succedendo. Il premio vuole proprio documentare l'evolversi del panorama artistico italiano.

Opere esposte[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Museo Civico Giovanni Fattori, Storia del museo, su pegaso.comune.livorno.it. URL consultato il 29-12-2012 (archiviato dall'url originale il 26 ottobre 2012).
  2. ^ G. Piombanti, Guida storica ed artistica della città e dei dintorni di Livorno, Livorno 1903, p. 270.
  3. ^ E. Spalletti, S. Bietoletti ( a cura di ), La Pittura a Livorno tra le due guerre. Nella raccolta della fondazione Cassa di Risparmi, Livorno, Sillabe, 2006.
  4. ^ Paolo Batoni, Premio Combat 2010 Prize, Livorno, Sillabe, 2010.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]