Monte Kenya

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Monte Kenya
StatoBandiera del Kenya Kenya
Altezza5 199 m s.l.m.
Prominenza3 825 m
Isolamento323 km
Ultima eruzionefra 2,6 e 3,1 milioni di anni fa
Coordinate0°09′21.96″S 37°19′04.8″E / 0.1561°S 37.318°E-0.1561; 37.318
Data prima ascensione1899
Autore/i prima ascensioneHalford John Mackinder
Mappa di localizzazione
Mappa di localizzazione: Kenya
Monte Kenya
Monte Kenya

Il monte Kenya (Kirinyaga o Kerenyaga in gikuyu) è la più alta montagna del Kenya e la seconda più alta dell'Africa (dopo il Kilimangiaro). Il gruppo montuoso si situa nel Kenya centrale, poco a sud dell'equatore, a nord-est di Nyeri e circa 160 km nord-est di Nairobi. Scalato per la prima volta da Halford John Mackinder, le vette più alte sono Batian (5 199 m s.l.m.), Nelion (5 188 m s.l.m.) e Lenana (4 985 m s.l.m.).

Il monte e la regione circostante costituiscono un'area naturale protetta, il Parco nazionale del Monte Kenya. Sul monte si trova una delle stazioni di monitoraggio atmosferico della Global Atmosphere Watch. Il sistema delle cime, che comprende sette picchi dotati di nome, ospita dodici ghiacciai, piccoli e in contrazione.

Ambiente[modifica | modifica wikitesto]

Vegetazione della fascia di tundra

Il monte è uno stratovulcano estinto, la cui ultima eruzione viene datata fra 2,6 e 3,1 milioni di anni fa. Sulle sue pendici si trovano molteplici biomi: foresta nella fascia bassa, che diventa foresta montana intorno ai 2.000 m, fascia di bambù intorno ai 2.500, brughiera e tundra afro-alpina dai 3.300 e deserto in quota dai 3.500.

Nella foresta, e fino alla fascia di bambù, il monte è abitato tra l'altro da leoni, leopardi, bufali, elefanti delle foreste, rinoceronti neri, procavie arboree, antilopi d'acqua, cefalofi, tragelafi, ilocheri, galagoni, colobi, genette e manguste. La vegetazione (specialmente nelle zone più basse della foresta) è estremamente rigogliosa e include alberi altissimi come canfori africani, rauwolfie, macaranghe, olivi africani, ginepri, podocarpi e haghenie.

La brughiera è caratterizzata da eriche di grandissime dimensioni, muschi, licheni, protee, gladioli, Kniphofia spp., Helichrysum spp., una grande varietà di "lobelie giganti" (Lobelia aberdarica, Lobelia bambuseti, Lobelia gregoriana, Lobelia telekii) e ben 3 specie di seneci giganti: Dendrosenecio battiscombei, Dendrosenecio keniodendron e Dendrosenecio keniensis.[1]

Sebbene il monte appartenga a un'area naturale protetta, vi si svolgono (legalmente o illegalmente) numerose attività i cui effetti impoveriscono l'ambiente: deforestazione (sia legale che illegale), estrazione del carbone, pascolo di mandrie e bracconaggio. Queste attività incidono anche sui corsi d'acqua che nascono dalle sorgenti del monte; il fiume Tana, per esempio, sta progressivamente riducendo la sua portata. Poiché il monte costituisce la principale riserva d'acqua e di vegetazione del Kenya, questo impoverimento potrebbe avere conseguenze anche economiche molto rilevanti per il futuro del paese.

Popolazione[modifica | modifica wikitesto]

L'etnia predominante attorno al monte Kenya è quella dei Kikuyu. I Kikuyu chiamano il monte Kenya Kirinyaga (o Kerenyaga) e ritengono che esso ospiti Ngai, il loro dio.

Scalata[modifica | modifica wikitesto]

Il primo europeo di cui si ha notizia che abbia avvistato il monte fu il missionario Johann Ludwig Krapf, nel 1849. La prima scalata di cui si abbia notizia fu portata a termine da Halford Mackinder, C. Ollier e J. Brocherel il 13 settembre 1899. La vetta del Nelion fu scalata la prima volta da Eric Shipton nel 1929.

Durante la seconda guerra mondiale il monte fu scalato da tre italiani, prigionieri di guerra nel campo di Nanyuki situato alla sua base: gli italiani fuggirono dalla detenzione e scalarono il terzo picco, Punta Lenana, prima di far ritorno volontariamente al campo. Felice Benuzzi, il leader del gruppo ha raccontato la storia nel libro Fuga sul Kenya (1947), uscito anche in inglese con il titolo No Picnic on Mount Kenya.

Il monte Kenya nella letteratura[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Knox E.B., The Species of Giant Senecio (Compositae) and Giant Lobelia (Lobeliaceae) in Eastern Africa, in Contr. Univ. Mich. Herb., vol. 19, 1993, pp. 241-257.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN236811162 · LCCN (ENsh85072011 · BNF (FRcb12359122r (data) · J9U (ENHE987007541050205171 · NDL (ENJA00628469 · WorldCat Identities (ENviaf-236811162