Monge de Montaudon

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"Lo monges de Montaudon" da uno chansonnier del XIII secolo, adesso alla Biblioteca nazionale di Francia.

(Lo) Monge de Montaudo(n), in italiano il Monaco di Montaudon, al secolo Pèire de Vic (Vic-sur-Cère, ... – ...; fl. 1193-1210[1]), è stato un trovatore e monaco cristiano francese, originario dell'Alvernia, dove entrò nell'ordine dei benedettini intorno al 1180[2]. Secondo la sua vida, compose "distici mentre si trovava nel monastero e sirventesi su soggetti che erano popolari nella regione"[3]

Vita[modifica | modifica wikitesto]

Il Monge richiede e riceve la prioria di Montaudon dall'Abate di Aurillac. Montaudon può essere identificato con Montauban[4] o forse con un Mons Odonis a sud-est di Clermont.[2] Diviene così popolare nell'ambito della nobiltà locale che viene prelevato dal suo monastero e messo al loro servizio, ricevendo in cambio onori e donazioni.[5] In questo modo migliorò enormemente lo stato del priorato e, dietro sua richiesta, l'abate lo sciolse dalla sua vocazione monastica consentendogli così di seguire Alfonso II di Aragona, di cui era vassallo il visconte di Carlat e signore di Vic.[3][5] Questo è quanto si legge nella sua vida; può avere semplicemente abbandonato gli ordini sacri.[1] I riferimenti interni alle sue poesie fanno trasparire un esteso "vagabondaggio", per il Périgord, Languedoc e Catalogna, e anche il mecenatismo di Dalfi d'Alvernha e Maria de Ventadorn.[2]

Alla corte di Alfonso, secondo la sua vida, non mangia carne, corteggia le donne e compone canzoni e poesie. Al ritorno viene nominato signore della società poetica di Puy Sainta Maria (Puy-Sainte-Marie) a Le-Puy-en-Velay (Podium Aniciense) e riceve in premio uno sparviero, che la società gli conferisce per la superba poesia.[3] In base a quanto leggiamo nella sua vida, egli tenne la "sovranità" della "corte di Puy" (cour du Puy) fino all sua estinzione.[3]

Successivamente arriva nel Rossiglione, dove diventa priore del priorato benedettino di Saint-Pierre de Belloc, nei pressi di Villafranca, anche se questa fondazione non era, contrariamente a quanto si afferma nella sua vida, alle dipendenze di Aurillac.[6] Egli diceva di avere "arricchito e migliorato [la prioria]" prima di "terminarvi i suoi giorni".[3]

Canzoni[modifica | modifica wikitesto]

Il monaco riceve uno sparviero (bianco e appollaiato sul suo braccio) come premio per la sua poesia.

La prima canzone del Monge che può essere datata con attendibilità si riferisce alla prigionia di Riccardo I d'Inghilterra in Austria (1192–1194).[2] Anche se ci sono pervenute sette delle sue cansos, egli era molto meglio conosciuto per i generi che probabilmente ha inventato lui stesso: l'enueg e il plazer.[1] Ha scritto quattro enuegz, tra cui:[2] Be m'enuejan, per saint Marsal e Be m'enueja, per saint Salvaire. Le sue cansos sono "ricche di metafore feudali".[1]

Tra gli altri lavori del Monge si trovano Mout me platz deportz e gaieza e Be m'enueia, s'o auzes dire. Ha scritto tenzones immaginarie con Dio[1] (come in Lautrier fui en paradis[7]). Intorno al 1192–1194 scrive Pos Peire d'Alvernh' a chantat, una famosa parodia di una satira di Peire d'Alvernha.[8][9] In essa oltraggia i suoi contemporanei, quali Arnaut Daniel, Arnaut de Maruelh, Folchetto di Marsiglia, Gaucelm Faidit, Guilhem Ademar, Guillem de Saint-Didier, Peire Vidal, Peirol, Raimon Jordan e Raimon de Miraval.[2][10] Delle sue melodie ne restano due.[1] Una di queste, la musica per l'enueg Fort m'enoja, so auzes dire[11] venne presa in prestito da un sirventese, Rassa, tan creis e mont, di Bertran de Born: il solo "brano musicale" di Bertran pervenutoci.[12] Soltanto una melodia dello stesso Monge — per una canso intitolata Ara pot ma dona saber — sopravvive.[2] Ciò nonostante, questo pezzo unico è caratterizzato dalla variazione del fraseggio e dalla trasformazione del motivo, con un finale inaspettato.[13]

La poesia S'eu vos voill tan gen lauzar venne aggiunta ad altre quattro dal Monge nel XIII secolo, ma probabilmente è un lavoro di Jausbert de Puycibot.[14]

Componimenti[15][modifica | modifica wikitesto]

Cansos[modifica | modifica wikitesto]

  • Aissi com cel qu'a estat ses seignor[16]
  • Aissi com cel qu'a plait mal e sobrier
  • Aissi com cel qu'es en mal seignoratge
  • Aissi com cel qu'om men' al jutjamen[17]
  • Ara pot madomna saber[18]
  • Cel qi qier cosseil e·l cre
  • Mos sens e ma conoissensa

Cobla esparsa[modifica | modifica wikitesto]

  • Seigner, s'aguessetz regnat

Satira[modifica | modifica wikitesto]

  • L'autre jorn m'en pogei el cel

Sirventes[modifica | modifica wikitesto]

  • Amics Robertz, fe que dei vos
  • Be·m enuejan, per saint Marsal
  • Be·m enueja per saint Salvaire
  • Be·m (Fort m') enoja, s'o auzes dire
  • Mout me platz deportz e guayeza
  • Pois Peire d'Alvergn' a chantat

Tensos immaginarie[modifica | modifica wikitesto]

  • Autra vetz fui a parlamen
  • L'autrier fui en paradis
  • Manens et frairis foron compaigno

Componimenti contesi ad altri trovatori[modifica | modifica wikitesto]

  • Ades on plus viu, mais apren[19] (canso di Gui d'Ussel)
  • Aissi quon hom que senher ochaizona[20] (canso di Berenguier de Palazol)
  • Car no m'abellis solatz[21] (canso di Jausbert de Puycibot)
  • Gasc, pecs, laitz joglars e fers[22] (sirventes di Jausbert de Puycibot)
  • Per mantener joi e can e solatz (canso di Elias Cairel)
  • S'ieu vos voill tan gent lauzar[23] (canso di Jausbert de Puycibot)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Gaunt and Kay, Appendix I, 287.
  2. ^ a b c d e f g Aubrey, 17.
  3. ^ a b c d e Egan, 70.
  4. ^ Egan, 70 n1.
  5. ^ a b Giovanni Mario Crescimbeni, L'Istoria della Volgar Poesia, vol. 2, 1730, p. 200. URL consultato il 17 febbraio 2013.

    «Il Monaco di Montaudone [...] fu Gentiluomo d'Alvernia, d'un Castello chiamato Vico presso d'Orlac. Si fece Monaco della Badia d'Orlac, e l'abate gli conferì il Priorato di Montaudon, ove si portò assai bene; e fece grand'utili al Monistero. Componeva egli con ogni esquisitezza cobbole, e sirventesi, intorno alle cose, che accadevano per quelle contrade; perloché i Cavalieri, e i Baroni gli facevano grand'onore, e gli davano tutto ciò, che desiderava; ed egli portava ogni cosa al suo Priorato, di maniera che accrebbe molto la condizione della sua Chiesa. Fatto poi vedere all'Abate d'Orlac tutto questo meglioramento, il pregò, che volesse permettergli d'andare a visitar la Corte del Re Alfonso d'Aragona; e avutane licenza v'andò, e per le sue belle Poesie, ed invenzioni, e per lo suo nobil canto, il Re onorollo della Signoria del Poggio S. Maria, ove stette lungo tempo; e finalmente andò in Ispagna, ove ebbe grandi onori da tutti quei Re, e Baroni; e quivi ottenne dall'Abate d'Orlac un altro Priorato, detto di Villafranca, spettante alla Badia suddetta, il quale parimente megliorò, e quivi morì.»

  6. ^ Egan, 71.
  7. ^ (FR) Karl Friedrich A.K. Bartsch, Chrestomathie provençale, accompagnée d'une grammaire et d'un glossaire, par ..., pp. 127-130. URL consultato il 28 febbraio 2013.

                  Lautrier fui en paradis,
               per qu'eu sui gais e joios,
               car tan mi fon amoros
               deus a cui tot obezis,
               terra, mars, vals e montanha;
               em dis "monge, quar venguis,
               ni cum estai Montaudos,
               lai on as major companha?"
                  Senher, estat ai aclis
               en claustra un an o dos,
               per qu'ai perdutz los baros;
               sol car vos am eus servis,
               me fan lor amor estranha:
               en Randos cui es Paris
               no fon anc fals ni ginhos;
               el e mos cors crei qu'en planha.
                  "Monge, ges eu non grazis
               s'estas en claustra rescos
               ni vols guerras ni tensos
               ni pelej' ab tos vezis,
               per quel bailiat remanha;
               ans am cu lo chant el ris,
               el segles en es plus pros
               e Montaudos i gazanha".
               [...]

  8. ^ Aubrey, 8.
  9. ^ Giovanni Maria Barbieri, Girolamo Tiraboschi, Dell'Origine della poesia rimata, opera di Giammaria Barbieri..., 1790. URL consultato il 17 febbraio 2013.
    (OC)

    «Pois Peire dalvernh' a chantat
    del trobadors, que son passat,
    chanterai eu mon escien
    da quels, que pueis si son levat,
    e non maison ges cor irat
    si en lor cors mestier lor repren.»

    (IT)

    «Poiché Pier d'Alvergna ha cantato
    di trovatori, che son passati,
    canterò di mia scienza
    di quei, che si son poi levati,
    e non m'abbian punto in ira,
    se in cuor lor io li riprendo.»

  10. ^ G. M. Crescimbeni, L'Istoria..., op. cit., p.200

    «Questo Poeta fu oltre misura satirico; e malissimo sentiva di tutti i Poeti Provenzali del suo tempo, ed in particolare de' più rinomati, contra i quali compose una Canzone, che si legge nel Cod.3204 della Vaticana a car.122 ripiena di riso, e di maledicenza; ed i Poeti in essa nominati sono i seguenti, Guglielmo di S. Desiderio, il Visconte di Sant'Antolino, Raimondo di Miravalle, Pier d'Alvernia, Anselmo Faidit, Guglielmo Adimaro, Arnaldo Daniello, Sailo di Scola, Giraldone il Rosso, Dolchetto da Marsiglia, Guglielmo Mose [Guillems Moyses], Pietro Vidale, (il Mola suddetto) e Guglielmo di Riva. Da questo novero non toglie né men se stesso, chiamandosi. infra l'altre cose, il falso Monaco di Montaudone; e siccome egli aveva preso il modello di questa Canzone da un'altra di Pitro d'Alvernia, per quanto egli medesimo riferisce nel principio di essa, così da lui il prese poi il Monaco di Montemaggiore per la sua famosa Canzone, allegata sì spesso dal Nostradama, per la quale ottenne il titolo di Flagello de' Trovatori.»

  11. ^ Bartsch, Chrestomathie provençale, accompagnée..., op. cit., p.128-130.

               Fort m'enoja, so auzes dire,
               parliers quant es avols servire,
               et hom que trop vol autr' aucire
               m'enoja, e cavals que tire,
               et enojam, si deus m'ajut,
               joves hom quan trop port' escut,
               que negun colp noi a avut,
               capellan e monge barbut,
               e lauzengier bec esmolut.
               [...]

  12. ^ Aubrey, 112.
  13. ^ Aubrey, 231.
  14. ^ Chambers, 320–322.
  15. ^ Troubadours, 305. Moine de Montaudon (Monge de Montaudon), su troubadours.byu.edu. URL consultato il 28 marzo 2013.
  16. ^ Nel ms. P attribuita a Raimon Jordan, in f a Jausbert de Puycibot
  17. ^ Nel ms. N attribuita ad Arnaut de Mareuil
  18. ^ Nel ms. U attribuita a Cadenet
  19. ^ Attribuita nei mss. A I K d al Moine de Montaudon
  20. ^ Attribuita solo nel ms. R al Moine de Montaudon, in C a Guillem de Berguedan, in E a Guillem Magret, in f ad Aimeric de Belenoi
  21. ^ Attribuita solo nei mss. a1 e a2 al Moine de Montaudon, in P a Folquet de Marselha e in Q a Peirol
  22. ^ Attribuita solo nei mss. C R al Moine de Montaudon
  23. ^ Attribuita solo nel ms. Da al Moine de Montaudon

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Monaco di Montaudon, le poesie, a cura di Massimo Sannelli, la Finestra editrice, 2011, ISBN 978-8895925-32-5
  • (EN) Aubrey, Elizabeth. The Music of the Troubadours. Indiana University Press, 1996. ISBN 0-253-21389-4.
  • (EN) Chambers, Frank M. "On the Attribution of a Provençal Poem." Modern Language Notes, Vol. 62, No. 5. (May, 1947), pp. 320–322.
  • (EN) Egan, Margarita (trad.) The Vidas of the Troubadours. New York: Garland, 1984. ISBN 0-8240-9437-9.
  • (EN) Gaunt, Simon, and Kay, Sarah (edd.) The Troubadours: An Introduction. Cambridge: Cambridge University Press, 1999. ISBN 0 521 574730.
  • (EN) Kehew, Robert (ed.) Lark in the Morning: The Verses of the Troubadours. Ezra Pound and William De Witt Snodgrass, trad. Chicago: University of Chicago Press, 2005. ISBN 0-226-42932-6.
  • (FR) Routledge, Michael J. Les Poésies du Moine de Montaudon. Montpellier: 1977.

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