Monastero di Santa Maria di Gala

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Monastero di Santa Maria di Gala
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneSicilia
LocalitàBarcellona Pozzo di Gotto
Religionecattolica
OrdineOrdine di San Basilio
Arcidiocesi Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela
Stile architettoniconormanno
Inizio costruzioneinsediamento d'epoca romana
Completamento1104 - 1105

Il monastero di Santa Maria di Gala consiste nei ruderi del complesso di costruzioni ubicato nella frazione di Gala del comune di Barcellona Pozzo di Gotto.[1][2]

Origini[modifica | modifica wikitesto]

Il primitivo monastero di Santa Maria di Gala è fondato sui resti di un preesistente insediamento di epoca romana da una comunità di monaci basiliani. Al monachesimo primitivo da evangelizzazione subentra e si accosta il monachesimo primitivo derivante da persecuzioni, costituito da comunità monastiche di rito latino e di rito greco insediatesi in Sicilia e nelle regioni dell'Italia meridionale per sfuggire alle persecuzioni della lotta iconoclasta perseguita da Leone III Isaurico che causano la fuga dall'Oriente di migliaia di monaci. Chiesa e monastero sono dedicati alla Madonna Galaktotrophousa ovvero Madonna che allatta il Bambino o Panaghia Galaktotrophousa da cui deriva l'origine etimologica della località Gala.

Periodo greco - bizantino[modifica | modifica wikitesto]

Sono coeve per stile architettonico bizantino - armeno alcune parti della struttura della grotta di Santa Venera ubicata nell'odierna frazione di Santa Venera di Barcellona Pozzo di Gotto. Il culto della Santa si riscontra anche nell'abitato di Bafia.

Periodo arabo (829 - 1062)[modifica | modifica wikitesto]

Durante la dominazione araba si assiste nonostante le tasse e imposizioni di natura religiosa - giuridica a una relativa pacifica convivenza fra popolazioni costituite da arabi, greci, ebrei e latini, fondata sulla mutua tolleranza e su interessi economici comuni quali l'agricoltura con l'introduzione di nuove specie da coltivare, l'allevamento, lo sfruttamento di risorse derivanti come la bachicoltura, l'estrazione di oli essenziali dagli agrumi e profumi da specie vegetali (zagara e gelsomino) e di prodotti minerali dalle cave.

Periodo normanno - svevo (1062 - 1268)[modifica | modifica wikitesto]

Papa Urbano II nel 1098, aveva concordato e concesso al gran conte Ruggero l'Apostolica Legazia di Sicilia come ricompensa per avere liberato la Sicilia dai musulmani e per averla restituita alla cristianità.[3][4]

  • 1099 - 1100, restauro dell'edificio in rovina.[5] Il gran conte Ruggero[6] assegna al monastero il possesso di un vasto territorio. L'istituzione svolse un ruolo importante per tutto il territorio come centro di cultura, azienda agricola con funzione di bonifica delle campagne, controllo e regimentazione dei corsi d'acqua.
  • 1104 - 1105, La reggente Adelasia del Vasto concede al camerario Nicola (tesoriere o camerlengo) del preesistente monastero, il permesso di riedificare il monastero di Gala. Con Diploma che contiene l'atto di donazione, redatto nell'anno del mondo 6613 e di Cristo 1105, dopo la morte del gran conte Ruggero sono destinati i Saraceni resi schiavi dopo la Presa di Taormina.[7] Proprietà, diritti e concessioni sono riconfermati con regio privilegio dal figlio Ruggero II di Sicilia ad Arsenio egumeno del monastero.
  • Diritti di proprietà su beni reali: È rinnovato il possesso dei vasti territori di pertinenza comprendenti le Paludi di Gatiri (Catili o Cattili o Cattiri, etimo di derivazione araba indicante una zona paludosa o stagno; nello specifico la zona si identifica nei territori prospicienti il mare compresi tra gli attuali corsi e foci dei torrenti Idria (Mustah in arabo) e Mela[8][9]), la chiesa di San Filippo di Furnari e la chiesa della Santa Genitrice di Dio o chiesa di Santa Maria de lo Plano di Oliveri, il castello di Sant'Euplio[10] ubicato nell'odierno rione San Papino di Milazzo e il bosco sito presso Castiglione di Sicilia. L'elenco comprende inoltre la chiesa di San Michele e i relativi possedimenti siti nel porto di Milazzo, la chiesa di San Giovanni Teologo e i relativi possedimenti siti presso Castiglione di Sicilia, la chiesa di San Pantaleone inglobata nel castello di Schisò,[11] un mulino nella fiumara del feudo di Ranieri e la facoltà di costruirne altri lungo i corsi delle fiumare del Platì e del Mela di Santa Lucia, le terre di Marci (corrispondenti a rilievi collinari dei Peloritani a sud di Barcellona) con tutte le loro pertinenze, i territori di Barnava posti a cavallo dello spartiacque tirrenico-ionico, ove praticare l'apicultura.
  • Diritti e concessioni di godimento: Esercitare i diritti di pesca presso le coste di Taormina e Milazzo,[12] di entrare e uscire senza restrizioni dal porto di Milazzo, ottenere approvvigionamenti prodotti dalla Tonnara di Milazzo quantificati in quindici barili di prodotto conservato, l'esenzione da dazi per le merci in entrata e in uscita dalla città di Messina, il diritto di pascolo in tutte le terre del regno e un numero elevato di villani. È attribuita al rettore del monastero la facoltà di giudicare i sudditi insediati nella giurisdizione territoriale di competenza, tranne i reati di omicidio e tradimento.

Nel 1142 Ruggero II vende all'egumeno di Gala vaste tenute demaniali ubicate a Mineo nei pressi del metochio di San Nicola.

Periodo angioino (1268 - 1282)[modifica | modifica wikitesto]

Periodo aragonese (1282 - 1516)[modifica | modifica wikitesto]

Martino I di Sicilia re consorte di Sicilia o di Trinacria dal 1392 al 1401 e re di Sicilia dal 1401 al 1409, durante il suo operato effettua la riorganizzazione del regno trasformando l'antico casale di Gala in feudo dipendente dalla giurisdizione di Castroreale.[6] Elenco dei casali trasformati in feudi appartenenti al comprensorio di Castroreale: Piscopo (Vescovo) o Bafia, Catalimita e Sant'Andrea, Gala, Gurafi, Lando, Milici, Nasari, Protonotaro anticamente Santa Domenica, Ranieri.

Gioacchino di Marzo documenta un "Tondo" o bassorilievo marmoreo, manufatto realizzato da Antonello Gagini. Opera trasferita nel XVIII secolo, censita, documentata e trafugata nel 1991 dalla chiesa di Maria Santissima del Tindari dell'ex monastero dell'Ordine basiliano di Barcellona Pozzo di Gotto.

Periodo spagnolo (1516 - 1713)[modifica | modifica wikitesto]

  • 1693, Il terremoto del Val di Noto danneggia le strutture del monastero di Santa Maria di Gala. L'evento determina la scelta di una nuova dislocazione per il complesso, più sicura, grande, moderna e meno isolata, ubicata nella sempre più sviluppata cittadina di Barcellona.

Dall'epoca borbonica (1734 - 1860) ad oggi[modifica | modifica wikitesto]

Pochi sono i resti come i ruderi della torre campanaria del monastero terminata nel 1694, come indica un'incisione, verosimilmente riedificata in seguito al terremoto del Val di Noto del 1693.[13] La zona del chiostro e della chiesa dopo l'abbandono dei basiliani è occupata abusivamente da abitazioni private e adibite a depositi, magazzini, stalle e recinti. La necessità di una struttura più grande e moderna, il terremoto della Calabria meridionale del 1783 determinano nel 1799 il trasferimento dei basiliani in città presso le nuove costruzioni della chiesa e monastero dei basiliani ubicati nel quartiere Immacolata, contrada Fai, di Barcellona Pozzo di Gotto (1776 - 1791). Nel 1866 a pochi anni dall'Unità d'Italia sono confiscati i beni dei numerosi ordini religiosi in città. Da allora per il monumento simbolo di Gala comincia un lento e inesorabile declino.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

[6]

Persone legate al monastero di Gala[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Pagine 276 e 481, Vito Amico - Gioacchino di Marzo, "Dizionario topografico della Sicilia" [1], Salvatore di Marzo Editore, Volume primo, Seconda edizione, Palermo, 1858.
  2. ^ Pagina 53, Francesco Maria Emanuele Gaetani, marchese di Villabianca, "Della Sicilia Nobile" [2], Stamperia dei Santi Apostoli, Palermo, 1754.
  3. ^ Pagina 564, Capitolo VIII Tommaso Fazello, "Della storia di Sicilia, Deche due del r.p.m. Tommaso Fazello siciliano ...", Volume 6 [3]
  4. ^ Pagina 75 dopo la 364, Giovanni Andrea Massa, "La Sicilia in prospettiva. Parte prima, cioè il Mongibello, e gli altri ..." [4], Stamperia di Francesco Chicè, Palermo, 1709.
  5. ^ Giuseppe Paiggia, pp. 12.
  6. ^ a b c Pagina 7, Giuseppe Buonfiglio e Costanzo, "Messina città nobilissima" [5], Venezia, Giovanni Antonio e Giacomo de' Franceschi, 1606.
  7. ^ Giovanni di Giovanni, pag. 212.
  8. ^ "Il torrente Mela in epoca normanna dopo aver attraversato la piana di Milazzo, sfociava nel porto della città posto ad oriente della penisola omonima. In epoca contemporanea dopo l'imbrigliamento, contenimento, raddrizzamento per mezzo di bastioni del corso torrentizio, la foce è spostata di una decina di chilometri a ovest (Marco Antonio Colonna, 1577 - 1582). Il nuovo corso lambendo il comune di Merì segna i confini attuali fra i comuni di Barcellona Pozzo di Gotto e Milazzo."
  9. ^ Pagina 543, Capitolo VIII Tommaso Fazello, "Della storia di Sicilia, Deche due del r.p.m. Tommaso Fazello siciliano ...", Volume 6 [6]
  10. ^ Giuseppe Paiggia, pp. 12, 264 e 265.
  11. ^ Pagina 203. Giovanni di Giovanni, "Storia ecclesiastica di Taormina" [7], Volume unico, Palermo, Tipografia Barcellona, 1870.
  12. ^ Giuseppe Paiggia, pp. 265.
  13. ^ In merito, lo storico Giovanni Vivenzio scrive: " ..... né Barcellona, e la Città di Patti, né le Piazze di Melazzo, e di Augusta andarono esenti da danni, e da lesioni nelle loro fabbriche."
  14. ^ Pagina 165, Gioacchino di Marzo, "Diari della città di Palermo dal secolo 16 al secolo 19" [8], Volume VIII, Palermo, Luigi Pedone Laurel Editore, 1871.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gioacchino di Marzo, "I Gagini e la scultura in Sicilia nei secoli XV e XVI. Memorie storiche e documenti", 2 voll., Palermo, 1880-1883.
  • Giovanni Vivenzio, "Istoria e teoria de' tremuoti in generale ed in particolare di quelli della Calabria, e di Messina del MDCCLXXXIII", volume primo, Stamperia Regale, Napoli, 1787.
  • (IT) Giuseppe Paiggia, "Nuovi studj sulle memorie della città di Milazzo e nuovi principj di scienza e pratica utilità", Palermo, Tipografia del Giornale di Sicilia, 1866.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

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