Midori Itō

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Midori Itō
Midori Itō ai Mondiali di Parigi del 1989
Nazionalità Bandiera del Giappone Giappone
Pattinaggio di figura
Specialità Pattinaggio artistico su ghiaccio singolo
Termine carriera 1996
Palmarès
Competizione Ori Argenti Bronzi
Giochi olimpici invernali 0 1 0
Campionati mondiali di pattinaggio di figura 1 1 0
Campionati mondiali juniores di pattinaggio di figura 0 0 1
Campionati giapponesi di pattinaggio di figura 9 1 1

Per maggiori dettagli vedi qui

 

Midori Itō ( (伊藤みどり?, Itō Midori); Nagoya, 13 agosto 1969) è un'ex pattinatrice artistica su ghiaccio giapponese. Dotata di grandissima potenza, è stata la prima donna a eseguire il triplo axel e una combinazione di salti tripli in una competizione ufficiale. Ha vinto i campionati mondiali di pattinaggio di figura 1989 e la medaglia d'argento ai Giochi olimpici invernali di Albertville 1992.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Midori Itō incominciò a pattinare all'età di cinque anni e atterrò il suo primo salto triplo a otto.[1] Ai mondiali juniores del 1981 dopo il ventesimo posto nelle figure risalì fino all'ottavo posto[1] eseguendo, prima donna in assoluto, una combinazione di salti tripli (triplo toe loop - triplo toe loop),[2] guadagnandosi il soprannome di "Tsunami Girl" per la sua esplosività atletica. Vinse il suo primo titolo nazionale nel 1985, ma già l'anno prima aveva partecipato ai campionati mondiali di pattinaggio di figura.[3] Sempre nel 1985 si fratturò una caviglia in allenamento tentando di eseguire un salto quadruplo.[3] Alle Olimpiadi di Calgary nel 1988 arrivò quinta.

L'anno dopo ai mondiali di Parigi eseguì con successo un triplo axel, salto mai riuscito prima a una donna;[2] la sua performance fu premiata con cinque 6.0 (il massimo punteggio) per il merito tecnico (che con i due del programma corto la portarono al record di sette 6.0) e la medaglia d'oro, la prima per l'Asia nel pattinaggio di figura.[3] Non riuscì a bissare la vittoria ai mondiali dell'anno dopo in Canada, dove arrivò seconda dietro alla statunitense Jill Trenary, a causa del decimo posto ottenuto nelle figure obbligatorie, da sempre il suo tallone d'Achille. Non le bastò così arrivare prima sia nel programma corto sia in quello libero, dove eseguì nuovamente il triplo axel.[3] Proprio dopo quell'edizione dei mondiali le figure obbligatorie furono cancellate dalle competizioni.

Alla rassegna iridata del 1991 di Monaco di Baviera fu quarta, ai piedi di un podio tutto a stelle e strisce composto da Kristi Yamaguchi, Tonya Harding e Nancy Kerrigan.[4] Tale risultato è parzialmente imputabile al brutto incidente occorsole durante i sei minuti di riscaldamento del programma originale, nei quali la pattinatrice francese Laetitia Hubert le andò addosso a velocità elevatissima. Scossa da questa collisione, durante il programma Itō eseguì la combinazione troppo vicina alla balaustra, inciampò e cadde al di là del varco usato dalla regia internazionale per posizionare una telecamera.[5]

Alle Olimpiadi del 1992 era comunque considerata la favorita per l'oro. Le aspettative del suo Paese affinché vincesse erano notevoli: l'ultima medaglia d'oro giapponese in un'Olimpiade Invernale risaliva a vent'anni prima. Midori Itō risentì di tutta questa pressione su di lei: nel programma corto cadde su un triplo lutz, finendo quarta.[6] Le speranze per una medaglia sembravano compromesse, ma Midori si riprese in modo memorabile nel programma lungo: caduta al primo tentativo del triplo axel, ci riprovò a esecuzione quasi terminata e lo eseguì perfettamente: la prima volta per una donna ai Giochi olimpici. Questa performance le valse la medaglia d'argento, alle spalle di Kristi Yamaguchi. Ciononostante, si scusò pubblicamente con il suo Paese per non aver vinto l'oro.[6]

Si ritirò dalle competizioni subito dopo le Olimpiadi, senza partecipare ai mondiali. Passò al professionismo esibendosi in spettacoli sul ghiaccio, principalmente in Giappone.[7] Tornò alle competizioni per un breve periodo nella stagione 1995-1996, quando nuove regole permisero ai professionisti di partecipare alle gare della International Skating Union (ISU), ma senza ottenere risultati di rilievo.

Considerata una delle celebrità dello sport giapponese, Midori Itō fu uno dei testimonial più importanti delle Olimpiadi di Nagano del 1998. Partecipò attivamente al sostegno della candidatura della città giapponese presenziando, vestita con il tradizionale kimono, alla sessione del CIO a Birmingham nel 1991 in cui si svolsero le votazioni per l'assegnazione dei Giochi. Nella cerimonia di apertura dei Giochi le fu riservato l'onore di essere l'ultimo tedoforo, e le spettò il compito di accendere il braciere della fiamma olimpica.[6] Nel 2003 è stata inserita nella World Figure Skating Hall of Fame, la hall of fame internazionale del pattinaggio di figura.[8]

Tecnica[modifica | modifica wikitesto]

All'apice della carriera Midori Itō era una pattinatrice atleticamente molto potente, capace di eseguire salti notevoli per velocità, altezza e ampiezza[9] e con un repertorio molto vicino a quello dei migliori pattinatori in campo maschile. È stata lei la prima pattinatrice capace di eseguire la combinazione doppio loop-triplo loop, la prima ad atterrare prima cinque e poi sei salti tripli in gara, la prima ad atterrare una combinazione triplo-triplo e la prima ad atterrare il triplo axel.[1] Nonostante l'elevato contenuto atletico dei suoi programmi, il suo risultato finale era spesso penalizzato da punteggi bassi nelle figure obbligatorie[10] e nell'impressione artistica.[1]

Palmarès[modifica | modifica wikitesto]

Internazionali[11][12][13][14][15][16]
Evento 1979–80 1980–81 1981–82 1982–83 1983–84 1984–85 1985–86 1986–87 1987–88 1988–89 1989–90 1990–91 1991–92 1995–96
Giochi olimpici invernali
Campionati mondiali 11°
Skate America
Skate Canada
Fujifilm Trophy
Int. de Paris
NHK Trophy
Prague Skate
Challenge Cup°
Internazionali: Junior[16]
Campionati mondiali
Nazionali
Campionati giapponesi
Campionati giapponesi junior

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Steve Milton, Figure Skating's Greatest Stars, Buffalo, New York, 2009. Pag. 99
  2. ^ a b Beverley Smith, Figure Skating. A Celebration, Toronto, 1994. Pag. 238
  3. ^ a b c d Steve Milton, Figure Skating's Greatest Stars, Buffalo, New York, 2009. Pag. 100
  4. ^ James R. Hines, Figure Skating. A History, Champaign, IL, 2006. Pag. 250
  5. ^ Beverley Smith, Figure Skating. A Celebration, Toronto, 1994. Pag. 243
  6. ^ a b c Steve Milton, Figure Skating's Greatest Stars, Buffalo, New York, 2009. Pag. 101
  7. ^ James R. Hines, Figure Skating. A History, Champaign, IL, 2006. Pag. 234
  8. ^ James R. Hines, Historical Dictionary of Figure Skating, Lanham, Maryland, 2011. Pag. 125
  9. ^ Sonia Bianchetti Garbato, Crepe nel ghiaccio, Milano, 2005, pag. 241
  10. ^ James R. Hines, Figure Skating. A History, Champaign, IL, 2006. Pag. 8
  11. ^ Olympic Games Figure Skating Ladies 1980-1988, su eskatefans.com. URL consultato il 16 maggio 2023 (archiviato dall'url originale il 28 ottobre 2008).
  12. ^ Olympic Games Figure Skating Ladies 1992-1998, su eskatefans.com. URL consultato il 16 maggio 2023 (archiviato dall'url originale il 15 settembre 2008).
  13. ^ World Figure Skating Championship Ladies 1980-1989, su eskatefans.com. URL consultato il 16 maggio 2023 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007).
  14. ^ World Figure Skating Championship Ladies 1990-1999, su eskatefans.com. URL consultato il 16 maggio 2023 (archiviato dall'url originale il 28 agosto 2008).
  15. ^ Skate Canada International 1973-2014 (PDF), su skatecanada.ca. URL consultato il 16 maggio 2023 (archiviato dall'url originale il 1º febbraio 2016).
  16. ^ a b Canadian Result Book Vol. 2 (PDF), su skatecanada.ca. URL consultato il 16 maggio 2023 (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2009).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Official Report of the XVIII Olympic Winter Games Official - Vol. I Planning and Support pubblicato dal Comitato Organizzatore ISBN 4-7840-9825-9 ([collegamento interrotto])
  • Official Report of the XVIII Olympic Winter Games Official - Vol. II Sixteen Days of Glory pubblicato dal Comitato Organizzatore ISBN 4-7840-9826-7 ([collegamento interrotto])
  • S. Noma (Hrsg.): Itō Midori. In: Japan. An Illustrated Encyclopedia. Kodansha, 1993. ISBN 4-06-205938-X, S. 638.

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