Michele di Vieri

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Michele di Vieri (Minorca, 17 novembre 1469Roma, 30 maggio 1487) è stato un poeta italiano.

Un'edizione dei Distici di Michele Verino conservata presso la Biblioteca Pública Episcopal di Barcellona

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Meglio conosciuto come Michele Verino, era figlio del poeta Ugolino di Vieri.

Frequentò giovanissimo la scuola di poesia del padre insieme a Pietro Crinito del quale fu poi grande amico.

Scrive a Piero Ridolfi:

«Eccomi a soddisfare la tua curiosità , con cui mi domandi , com'io me la passi in questa mia villa di Lecore, in qual guisa io consumi i giorni estivi, e quali sieno i miei Letterarj trastulli. Io m'alzo di buon'ora, passeggio con la mia lunga veste da camera l'orticello, dove ricreatomi con la fresca aura della mattina, mi ritiro nel mio studiolo, vò scorrendo qualche poeta, studio i precetti di Quintiliano, leggo non senza stupore le Orazioni dì Cicerone. Mi compiaccio dell'Epistole di Plinio, che sono la mia delizia, compongo degli epigrammi; ma più volentieri de' versi elegiaci. Doppo pranzo dormo alcun poco; mio Padre, che è qui meco, deditissimo com' egl'è all'amenità delle Lettere, corregge, aggiunge, adorna, e riordina le mie composizioni qua e là mancanti; e doppo il dormire mi diverton gli scacchi, o la tavola reale. Avvi presso alla villa una vigna ben grande con molti frutti, di mezzo a cui scorre un rio d'acqua freschissima ; la quantità dei piccoli pesci è grandissima, le siepi foltissime, e gli usignoli giorno, e notte si lagnano col canto dell'antiche offese; in questo luogo leggo qualche cosa, e poi col mio Liuto vò cantando versi improvvisi, e qualche volta studiati. Quando poi il Sole declina, m'esercito col pallone. In questa maniera si passa da me tutta l'estate, sinché non cessi l'influenza delle malattie nella Città: non coltivo i miei campi, bensì me stesso coi letterarj esercizj.»

Morì appena diciottenne in conseguenza di un colpo all'inguine ricevuto durante una partita al gioco del maglio. I medici tentarono in extremis un'orchiectomia, l'amputazione dei testicoli, ma non servì a salvargli la vita. Del suo epitaffio si incaricò Angelo Poliziano che scrisse: «Verinus Michael florentibus occidit annis, / Moribus ambiguum maior an ingenio. / Disticha composuit docto miranda parenti / que claudunt gyro grandia sensa brevi». Versi resi successivamente celebri da Cervantes che li cita nel Don Chisciotte.

L'anno della morte venne pubblicata l'unica sua opera, composta a partire dal 1478, ovvero una raccolta di sentenze morali in distici latini dal titolo De puerorum moribus disticha. Il libretto divenne subito popolarissimo e molti pedagoghi cominciarono ad usarlo come libro di testo nelle scuole. Un successo che andò oltre la Toscana e valicò perfino le Alpi. Quasi contemporaneamente alla pubblicazione, l'opera venne tradotta in francese da Claude Odde de Triors, del Delfinato, che mantenne la struttura in versi e da Claude Hardy, parigino, che invece la trascrisse in prosa. Poi nel 1489 uscì anche una versione spagnola dei distici e nel 1512 una catalana. Rimangono, manoscritte nei codici della Biblioteca Laurenziana, anche una serie di sue lettere.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Plut. po. Cod. 28. coll. Gaddi

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alfonso Lazzari, Ugolino e Michele Verino: studii biografici e critici, Libreria C. Clausen, 1897
  • Terrasa Montaner Catalina, Michele Verino, Distichorum liber, Conselleria d'Educació i Cultura del Govern Balear, Palma de Mallorca, 1987.
  • Terrasa Montaner Catalina, Marti Ivarra, Comentarista Del "Distichorum Liber" De Michele Verino, 1998

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