Mensa dei bambini proletari

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La Mensa dei bambini proletari era un istituto popolare, fondato nel 1972 a Napoli da un gruppo di attivisti legati a Lotta Continua[1].

Aveva sede nel quartiere Avvocata, scelto come “zona di mezzo” tra il Vomero e i Quartieri spagnoli o Forcella, dove la presenza criminale era particolarmente forte. La mensa forniva ai bambini più poveri pasti caldi e laboratori pedagogici e attirò l'attenzione di intellettuali e artisti come Carlo Cecchi, Luigi Comencini, Goffredo Fofi, Elsa Morante e Fabrizia Ramondino[2][3][4][5].

La mensa chiuse all'inizio degli anni 1980.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Aldo Cazzullo, I ragazzi che volevano fare la rivoluzione, Milano, Sperling & Kupfer, 2006, p. 174.
  2. ^ Alessandro chetta, «La Mensa di Montesanto? Storie da Dickens», in Corriere del mezzogiorno, 11 aprile 2013. URL consultato il 5 luglio 2023.
  3. ^ Beatrice Monroy, Il rifiuto di Cecchi alla città sul ricordo di Elsa Morante, in la Repubblica, 22 marzo 2002. URL consultato il 5 luglio 2023.
  4. ^ Goffredo Fofi, Strade maestre: ritratti di scrittori italiani, Roma, Donzelli, 1996, p. 199.
  5. ^ Francesco Erbani, Secca e senza retorica, ecco la sua Napoli, in la Repubblica, 24 giugno 2008. URL consultato il 5 luglio 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • La mensa dei bambini proletari: rassegna stampa 1973-1983, Napoli, a cura del Centro documentazione mensa bambini proletari, 1983
  • Corrado Sannucci, La rivoluzione fatta dai bambini: la mensa, Napoli e il Perù, in Lotta continua: gli uomini dopo, Arezzo, Limina, 1999, pp. 127 e segg..
  • Alessandro Chetta, Quella rivoluzione forchetta e coltello, in Corriere del mezzogiorno, 12 aprile 2013. URL consultato il 5 luglio 2023.