Materno Cinegio

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Materno Cinegio (latino: Maternus Cynegius; ... – 14 marzo 388) fu un uomo politico dell'Impero romano.

Materno Cinegio
Prefetto del pretorio e console romano
Il Missorio di Teodosio, probabilmente raffigurante Materno Cinegio
Questuraquaestor sacri palatii
Consolato386
Prefettodel pretorio d'Oriente dal 384
Procuratorecomes sacrarum largitionum tra il 381 e il 383

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Di origine ispanica, fu comes sacrarum largitionum (ministro del tesoro e delle finanze) negli anni compresi tra il 381 e il 383.[1] Sotto l'imperatore romano Teodosio I, anche lui di origine ispanica, divenne poi quaestor sacri palatii e infine Prefetto del pretorio d'Oriente dal 384:[2] in quanto cristiano, proibì gli antichi culti pagani e chiuse i loro templi in Egitto e Siria (386); contrariamente alla politica di Teodosio, scadé nel fanatismo e promulgò leggi antisemite.[3]

Contrasto al paganesimo[modifica | modifica wikitesto]

Il Didymaion a Didima, oracolo di Apollo chiuso da Materno Cinegio

Durante il suo secondo viaggio in Egitto, in cui fu accompagnato dal vescovo Marcello di Apamea, fece distruggere molti templi e altari pagani, come il Tempio di Edessa, il Kabeirion di Imbro, il tempio di Zeus Belus ad Apamea, il tempio di Apollo a Didima che includeva anche un famoso oracolo chiamato Didymaion e tutti i templi di Palmira.[4]

Console[modifica | modifica wikitesto]

Nominato console per l'anno 388, morì durante un viaggio. L'anno successivo la moglie, Achantia, ne portò a piedi il corpo da Costantinopoli alla Spagna.[5]

Missorio di Teodosio[modifica | modifica wikitesto]

Potrebbe essere lui il personaggio a cui è destinato il missorio di Teodosio ritrovato in Spagna: è lui che sarebbe rappresentato mentre riceve il codice dalle mani dell'imperatore. A Carranque, in Spagna, si pensa di aver identificato una villa appartenente a Materno Cinegio.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Codex Theodosianus, xii.1.97.
  2. ^ Codex Theodosianus, xii.13.5.
  3. ^ Zosimo.
  4. ^ Teodoreto di Cirro, Storia ecclesiastica, v.21.
  5. ^ Jones, p. 8.
  6. ^ Ruth E. Leader-Newby, Silver and Society in Late Antiquity. Functions and Meanings of Silver Plate in the Fourth to the Seventh Centuries, Aldershot, Ashgate, 2004, ISBN 0754607283, pp. 11-14.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti primarie[modifica | modifica wikitesto]

Fonti secondarie[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Console dell'Impero romano Successore
Imperatore Cesare Flavio Valentiniano Augusto III,
Eutropio II
388
con Imperatore Cesare Flavio Magno Massimo Augusto
Imperatore Cesare Flavio Teodosio Augusto II
Timasio,
Flavio Promoto
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