Mario Praz

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Mario Praz

Mario Praz (Roma, 6 settembre 1896Roma, 23 marzo 1982) è stato un saggista, anglista e scrittore italiano, critico d'arte, traduttore e giornalista, uno dei più importanti anglisti del XX secolo. I suoi studi furono incentrati in particolare sull'Inghilterra fra il Seicento e l'epoca vittoriana, ma egli si occupò anche di letteratura italiana, francese, spagnola, tedesca e russa.

Al suo attivo aveva più di 2600 pubblicazioni.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

«La casa è l'uomo, tel le logis, tel le maitre; ovvero "dimmi come abiti e ti dirò chi sei"»

Il padre, Luciano Praz, era impiegato di banca, proveniente da una famiglia di origine svizzera. Gli antenati si erano trasferiti nel 1525 da Zermatt in Valle d'Aosta, in seguito a persecuzioni religiose, perché i Praz erano di fede cattolica.[1] La madre, contessa Giulia Testa di Marsciano, discendeva dalla famiglia dei Conti di Marsciano. Trascorse i primi anni in Svizzera, dove il padre lavorava. Nato con una deformità congenita al piede destro, fu poi operato con successo presso l'Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna. Alla morte del padre, avvenuta nell'estate del 1900, si trasferì con la madre a Firenze, presso il nonno materno Alcibiade di Marsciano. Dopo un breve periodo di ristrettezze economiche, nel 1909 la madre cominciò a frequentare il figlio di un ufficiale del commissariato, Carlo Targioni, di professione medico condotto, che godeva di un'ottima posizione economica e che nel 1912 diventerà il suo secondo marito.

Gli studi[modifica | modifica wikitesto]

In seguito al matrimonio della madre si trasferì a Firenze dove frequentò il liceo-ginnasio Galileo e nel 1914, dopo aver conseguito la licenza con onore, si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza presso l'Università di Bologna, per poi trasferirsi nel 1915 a Roma, dove si laureò nel 1918 con una tesi di diritto internazionale sulla Società delle Nazioni.

Dopo un breve periodo di praticantato presso un avvocato amico di famiglia, Praz scelse di dedicarsi alla letteratura e si iscrisse a Lettere presso l'Istituto di Studi Superiori dell'Università di Firenze, studiando con Giorgio Pasquali e Ernesto Giacomo Parodi, col quale nel 1920 discusse una tesi sulla lingua di Gabriele D'Annunzio. Lo stesso anno, tramite l'Istituto britannico, entrò in contatto con l'ambiente artistico della colonia di aristocratici inglesi trasferiti a Firenze, in particolare con la scrittrice Vernon Lee (pseudonimo di Violet Paget), la quale gli commissionò una rubrica intitolata Letters from Italy, dedicata a vicende italiane e di critica letteraria per il periodico inglese The London Mercury. Sempre quell'anno incontrò Giovanni Papini che, richiedendo la sua collaborazione per alcune traduzioni di poeti inglesi dell'Ottocento e di alcuni saggi di Charles Lamb, fece nascere in Praz l'interesse per il saggio critico, quella sprezzatura che diverrà poi il marchio letterario nel quale i suoi scritti risulteranno apprezzatissimi e innovativi. Dopo aver inviato alcune traduzioni poetiche dall'inglese a Ardengo Soffici, l'anno seguente contatta per il medesimo scopo anche Emilio Cecchi, dal quale otterrà un giudizio incoraggiante e con cui nascerà ben presto un rapporto di confronto intellettuale che durerà oltre quarant'anni.

In quegli anni Praz si dedicò allo studio dell'inglese assieme all'amico Vittorio Moschini, che diverrà poi Soprintendente alle Gallerie di Venezia, e cominciò a frequentare per interesse personale, insieme all'amico Bruno Migliorini, le lezioni di critica e filologia letteraria di Cesare De Lollis. Risalgono a questi anni le prime recensioni e i primi saggi, che pubblicò sulla rivista La Cultura, diretta a quel tempo dallo stesso De Lollis, e su L'Italiano di Leo Longanesi; su quest'ultima apparirà anche il noto saggio sul Neoclassicismo Winckelmann.

Gli anni inglesi[modifica | modifica wikitesto]

Trasferitosi nel 1923 a Londra presso l'amico Antonio Cippico, insegnante d'italiano alla University College di Londra, Praz ottenne una borsa di studio col sostegno di De Lollis e di Carlo Formichi (allora titolare dei corsi di filologia inglese a Roma), entrando in contatto col mondo letterario londinese grazie all'intercessione dell'amica Vernon Lee. Alla fine dello stesso 1923 egli venne incaricato di ricoprire il ruolo di lettore di italiano presso l'Università di Liverpool, compito che lo impegnerà fino al 1931. In questo periodo uscirono in Italia la sua traduzione de I saggi di Elia di Lamb, l'antologia Poeti inglesi dell'Ottocento e in Gran Bretagna il suo saggio Secentismo e Marinismo in Inghilterra, che gli meritò il vivo elogio di T.S. Eliot e del grande studioso di John Donne H.J.C. Grierson.

Nel 1926 Praz fece il primo viaggio in Spagna, che sarà l'argomento del suo Penisola Pentagonale, terminato di scrivere nell'estate a Viareggio. In marzo e in aprile si recò per un soggiorno nei Paesi Bassi, visitando molte città e poi ancora a Firenze dove si ritrovò con gli amici di sempre. Strinse ancora più stretti rapporti con T.S. Eliot e cominciò a frequentare Eugenio Montale: «…ci fu un tempo, tra il 1927 e il 1934, che nei miei soggiorni fiorentini non passava quasi giorno che non incontrassi Eugenio Montale, ci ritrovavamo al caffè e in trattoria e, a giudicare dalle lettere che mi rimangono, avevamo da dirci moltissime cose».[2] Nel 1932 è docente di letteratura italiana nell'Università di Manchester. Nel 1930 venne pubblicato il fondamentale lavoro La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica: tradotto in inglese nel 1933 contribuirà ad estendere la sua fama in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, provocando invece forti reazioni contrarie in Italia, fra le quali quella di Benedetto Croce. Fu uno dei primi studi interdisciplinari al mondo che incluse anche la storia dell'arte nel confronto con l'evoluzione della letteratura, della musica e del pensiero.

Il ritorno a Roma[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la morte della madre, avvenuta nel 1931, Praz ottenne l'anno successivo la cattedra di italiano all'Università di Manchester, contemporaneamente alla cattedra di letteratura inglese all'Università degli studi di Roma "La Sapienza", la prima istituita in Italia sull'argomento (poi ereditata da Elémire Zolla), Praz poté disporre della possibilità di restare altri due anni in Gran Bretagna. Dopo la chiamata di Gentile a Roma, si iscrisse al PNF, senza molta convinzione politica.[3] Praz si definiva estraneo alla politica, sebbene di simpatie conservatrici e anticomuniste.[4] Prenderà alcune posizioni di critica di costume nel dopoguerra, contro il Sessantotto e la legge Merlin che aboliva la prostituzione in Italia legalizzata (1958).[3][5][6]

Dopo essersi sposato con Vivyan Eyles, nel 1938 nacque la figlia Lucia, che però vivrà per tutta l'adolescenza prevalentemente con la madre quando questa, alla fine della guerra, si separerà dal padre. Anche la vita personale e famigliare di Lucia Praz ha subìto diverse traversie e difficoltà.[7]

A questa infelice vicenda coniugale viene fatta risalire la "malinconica solitudine"[8] che caratterizzò l'esistenza di Mario Praz, di cui diedero testimonianza anche colleghi anglisti come Elio Chinol e Nemi D'Agostino[9], e nel provinciale ambiente italiano diede vita a dicerie diffamatorie sul critico letterario.[10]

Al rientro a Roma nel 1934 Praz prese servizio per un anno nella storica sede della facoltà di lettere dell'Università La Sapienza, in palazzo Carpegna di corso Rinascimento, acquistando casa nelle vicinanze e sviluppando quella passione per il centro della capitale che lo accompagnerà anche quando proseguì, dal 1935 fino al 1966, l'insegnamento di docente ordinario di lingua e letteratura inglese nel nuovo edificio universitario disegnato da Marcello Piacentini.

Da questa cattedra si dedicò alla creazione della prima scuola scientifica di anglistica in Italia, che formerà fra i pochi allievi anche Vittorio Gabrieli, Agostino Lombardo, Giorgio Melchiori, Gabriele Baldini e Masolino d'Amico. Del 1934 è il suo Studi sul concettismo che si occupa della presenza di «imprese» e «emblemi» in letteratura, applicando un metodo di analisi per molti versi analogo agli studi di iconologia inaugurati da Aby Warburg e portati avanti dall'Istituto londinese a lui dedicato, allora diretto da Fritz Saxl. Nel 1936 viene pubblicata presso l'editore Sansoni la Storia della letteratura inglese, riveduta e ampliata nel 1960 e ancora nel 1979, considerata ancora oggi un ottimo strumento per avere una visione d'insieme della letteratura inglese tenendo conto della evoluzione del gusto nei secoli[11]. Nel 1940 entra a far parte dei collaboratori della rivista Primato fondata dal ministro Giuseppe Bottai.

Nel dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni della seconda guerra mondiale egli continuò l'attività didattica e scientifica, ma fu nel periodo successivo che l'attività diventò intensa e fruttuosa.

Nel 1949 col sostegno del British Council di Roma fondò la rivista English Miscellany. A Symposium of History, Literature and the Arts, importante punto di riferimento per la formazione di illustri anglisti per molti anni; del 1952 è il suo primo viaggio negli Stati Uniti per una serie di conferenze nelle principali università. "Nel 1955 Mario Praz era, ormai da più di due decenni, uno studioso e un saggista di caratura internazionale e di fama pienamente riconosciuta: autore di opere insieme originali e straordinariamente erudite, professore di inglese in Italia e di italiano in Inghilterra, grande viaggiatore e prosatore superbo"[13].

In questi anni comincia a manifestare, con una costanza quasi quotidiana, la sua passione per l'antiquariato. La collezione di Praz si arricchirà poi con i mobili stile Impero, lasciatogli in eredità dal patrigno, che pur aveva sposato, pochi mesi prima di morire, la propria domestica Zenobia, alla quale aveva lasciato gli altri suoi averi. Ritiratosi dall'insegnamento per raggiunti limiti d'età, egli continuò nondimeno l'attività di studio ad altissimo livello, riconosciuta dalle massime istituzioni scientifiche italiane e straniere.

La figura del protagonista del film Gruppo di famiglia in un interno di Luchino Visconti, con sceneggiatura di Suso Cecchi d'Amico, fu costruita ispirandosi dichiaratamente al Mario Praz degli ultimi anni, trasformando il suo personaggio però in un eremita asserragliato nella sua casa museo. La visione del film provocò una forte impressione e un'accesa ira da parte di Praz, anche se poi accettò la cosa, definendolo un film rispettoso verso il personaggio:

«Da un’ispirazione profetica doveva essere animato Luchino Visconti quando (a sua stessa confessione in interviste sui giornali) prendendo le mosse dalle mie Scene di conversazione pel suo film Ritratto di famiglia in un interno metteva a protagonista un vecchio professore assistito da un’anziana domestica (qui evidentemente alludeva a una situazione simile alla mia), ma anche immaginava che nello stesso casamento venisse ad abitare una banda di giovani drogati e dissoluti. Che è pressappoco quello che è accaduto, ma soltanto dopo la presentazione del film, nel palazzo dove abito. Il film, come potei constatare, è rispettoso verso il mio sosia, e forse esagera nei riguardi dei coinquilini, di cui dirò solo che, venendo richiesto dal più notorio di essi, della dedica di un mio libro, vi scrissi: “Per (seguiva il nome) vicino di casa, lontano d’idee”.»

Collaborò alle pagine culturali dei quotidiani Il Tempo (sin dalla fondazione)[14], e dal 26 giugno 1974 Il Giornale di Indro Montanelli[15]. Ha scritto anche su La Stampa e Paese sera, con lo pseudonimo «Alcibiade».

La fama di iettatore[modifica | modifica wikitesto]

Mario Praz

A causa del suo aspetto fisico (claudicazione, strabismo[16]), dei temi demoniaci che gli furono sempre cari, del carattere schivo, nonché dell'invidia dei colleghi per la sua sterminata cultura[10], Praz ebbe nomea di iettatore[17], oltre che di misantropia e schadenfreude[16], tanto che nei circoli letterari veniva in genere chiamato "il celebre anglista", "l'innominabile" o, più frequentemente, "il maligno"[18]. Nonostante l'operazione, Praz infatti zoppicava leggermente e doveva utilizzare un bastone. Lo stesso disturbo (piede equino o piede caprino) affliggeva, come scritto talvolta al proposito di Praz, anche Lord Byron (di cui l'anglista si occupò) e Talleyrand (che utilizzava un tutore), il primo accusato da alcuni di iettatura, il secondo chiamato "diavolo zoppo" per la sua realpolitik.[19]

Praz era perfettamente a conoscenza di questa fama, fino al punto che ogni tanto sosteneva di averla fomentata lui stesso per sottrarsi alla vita mondana e potersi dedicare meglio agli studi, anzi, se non sopportava di essere considerato misantropo, soleva scherzare sulla questione del "malocchio".[18] L'allievo Beniamino Placido, però, spiegava la nomea di superstizione apotropaica - che circondò Praz per decenni, tra generazioni di studenti e colleghi - come una conseguenza della "malinconica solitudine" derivante dalla citata vicenda coniugale[20]. La superstizione non risparmiò neppure il ceto intellettuale, e la diceria secondo cui il suo solo nome recava maleficio prese a circolare anche negli ambienti letterari ed editoriali, tanto che certuni (scrittori, critici, intellettuali) neppure scrivevano o pronunciavano il nome e cognome per intero, usando, per alludere a lui, le iniziali "M.P.". La nomea fu viva per parecchi anni anche dopo la morte di Praz.[20]

Giudizi critici[modifica | modifica wikitesto]

Gli scontri con Benedetto Croce sull'estetica e sulla cultura del Risorgimento che Praz riteneva povera[21] e il suo originale metodo critico - che preferisce spesso utilizzare metafore più che convenzionali analisi descrittive - hanno fatto sì che il suo sforzo culturale venisse non solo spesso sottovalutato dai critici, ma addirittura attaccato come scarsamente scientifico e addirittura incompetente.

Al contrario un'attenta lettura delle sue opere svela che i tanto controversi "dettagli" sono in realtà "sforzi di ricostruzione globale". Attraverso l'evocazione di immagini, infatti, il Professore fa sperimentare al lettore la sensazione di contemplare davvero un affresco pieno di particolari; ne sono un esempio le splendide pagine profuse di delicato ed arguto humor dedicate all'epoca vittoriana:

«[…] ma la morale spicciola dell'epoca ha qualcosa di caricaturale […] i ridicoli sottintesi per cui non si poteva, per esempio, parlare di gambe né a proposito di donne né di tavole (e le tavole erano drappeggiate dal tappeto come le signore erano soffocate dalle vesti che non dovevano consentire la vista dei piedi.[22]»

Dai suoi scritti emergono critiche nei confronti della società contemporanea in merito alla maniera di concepire l'arte e all'imbarbarimento dei costumi:

«L'arte moderna non vuole dare piacere, il senso del piacere è connesso con la bellezza.[23] […] oggi […] l'acrilico consente di sfornare una decina di quadri in una notte a uno degli sprovveduti pittori d'oggi, o il gesto d'un samurai armato di spada basta a creare un capolavoro di Fontana.[24] […] i pittori vi presentano un'asse crivellata di buchi, o una tela grezza con qualche grammo di colore e li chiamano quadri, e uno scultore prende il sedile di un cesso, lo combina con un tubo di stufa e lo chiama una statua.[25]»

Allo stato attuale vi è un attento recupero del lavoro di Mario Praz, anche in considerazione del fatto che i suoi studi oggi paiono pionieri dei cultural studies[26].

Riconoscimenti e titoli[modifica | modifica wikitesto]

Fu inoltre membro dell'Accademia dei Lincei e di alcune accademie straniere.

Opere principali[modifica | modifica wikitesto]

Saggi[modifica | modifica wikitesto]

  • La Francesca da Rimini di Gabriele D'Annunzio: il dramma d'ambiente, Roma, L. S. Olschki, 1922.
  • Secentismo e Marinismo in Inghilterra, Firenze, La Voce, 1925.
  • Poeti inglesi dell'Ottocento, Firenze, R. Bemporad, 1925.
  • La fortuna di Byron in Inghilterra, Firenze, La Voce, 1925.
  • Penisola Pentagonale, Milano : Alpes, 1928; Firenze, Sansoni, 1955; Torino, E.D.T., 1992.
  • Machiavelli e gl'Inglesi dell'epoca Elisabettiana, Firenze, Vallecchi, 1928, 1930.
  • La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica, Milano-Roma, Soc. editrice La Cultura, 1930; Torino, G. Einaudi, 1942; Firenze: Sansoni, 1948-1966; Milano, BUR, 2008.
  • Studi sul concettismo, Milano, La Cultura, 1934; Firenze, G.C. Sansoni, 1946; Milano, Abscondita, 2014
  • Antologia della letteratura inglese e scelta di scrittori americani, Messina, G. Principato, 1936.
  • Studi e svaghi inglesi, Firenze, G.C. Sansoni, 1937; Milano, Garzanti, 1983
  • Viaggio in Grecia. Diario del 1931, Roma, Edizioni di Lettere d'oggi, 1942; a cura di Marcello Staglieno), Skakespeare and Kafka, 1991.
  • Gusto neoclassico, Firenze, Sansoni, 1940; Napoli : ESI, 1959; Milano : Rizzoli, 1975.
  • Machiavelli in Inghilterra ed altri saggi, Roma, Tumminelli, 1942, 1943; Firenze, G. C. Sansoni, 1962.
  • Fiori freschi, Firenze, Sansoni, 1943, 1944; Milano, Garzanti, 1982.
  • La filosofia dell'arredamento, Roma, Documento, 1945; Milano, Longanesi, 1964, e succ. ediz; Milano, TEA, 1993; Milano, Guanda, 2012.
  • Motivi e figure, Torino, Einaudi, 1945.
  • La poesia metafisica inglese del seicento: John Donne, Roma, Edizioni Italiane, 1945.
  • Richard Crashaw, Brescia, Morcelliana, 1945.
  • Il dramma elisabettiano: Webster-Ford, Roma, Ed. Italiane, 1946.
  • La casa della Fama, Riccardo Ricciardi Editore, 1952.
  • La crisi dell'eroe nel romanzo vittoriano, Firenze, G. C. Sansoni, 1952.
  • Lettrice notturna, Roma, Gherardo Casini Editore, 1952; Milano, Henry Beyle, 2013.
  • Viaggi in Occidente, Firenze, Sansoni, 1955.
  • Panopticon romano, Napoli, R. Ricciardi, 1967.
  • Mnemosine: parallelo tra la letteratura e le arti visive, Milano, A. Mondadori, 1971; Milano, Abscondita, 2012.
  • Il patto col serpente. Paralipomeni di La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica, Milano, Mondadori, 1972; Milano, Leonardo, 1995; Milano, Adelphi, 2013.
  • Il giardino dei sensi. Studi sul Manierismo e il Barocco, Milano, Mondadori, 1975.
  • Panopticon romano secondo, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1977.
  • Perseo e la Medusa: dal romanticismo all'avanguardia, Milano, A. Mondadori, 1979.
  • Voce dietro la scena. Un'antologia personale, Milano, Adelphi, 1980.
  • Il mondo che ho visto, Milano, Adelphi, 1982.
  • Lettere sull'antiquariato di Mario Praz a Luigi Magnani (1952-1981), a cura di Bianca Riccio, Torino, U. Allemandi, 1996.
  • Bellezza e bizzarria. Saggi scelti, a cura di Andrea Cane, con un saggio introduttivo di Giorgio Ficara, Collezione I Meridiani, Milano, Mondadori, 2002.
  • Geometrie anamorfiche. Saggi di arte, letteratura e bizzarrie varie, a cura di Graziella Pulce, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2002.
  • Il demone dell'analogia : memorie e divagazioni narrative, a cura di Graziella Pulce, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2002.
  • Misteri d'Italia, a cura di Giuseppe Balducci, Torino, Aragno, 2022.
  • Omelette soufflée à l’antiquaire. Elogio degli antiquari, a cura di Giovanni e Giuseppe Balducci, Torino, Aragno, 2023.

Romanzi e racconti[modifica | modifica wikitesto]

Traduzioni[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Alfredo Cattabiani, Conversando con Praz e Isotta Archiviato il 10 agosto 2016 in Internet Archive., Prospettive libri, n. 1, gennaio 1981, p. 18.
  2. ^ Mario Praz, La casa della vita, Milano, Adelphi, 1979, p. 251, ISBN 978-88-459-1185-9.
  3. ^ a b «D. Era antifascista? R. No, non si può dire che fossi molto all'opposizione. Ero piuttosto amico di Salvemini, Ernesto Rossi, i fratelli Rosselli, che dei fascisti. Mi iscrissi al fascio quando Giovanni Gentile mi fece chiamare alla cattedra d'inglese a Roma. Ricordo d'essermi messo in orbace due volte: per l'inaugurazione della nuova università e un 28 ottobre, mi pare». Corrado Augias, Come in uno specchio, in Panorama, n. 833-834, 12 aprile 1982, p. 150.
  4. ^ "...ottusa e faziosa speculazione degl'intellettuali di sinistra [...] vedevano la pagliuzza nell'occhio dell'America e si rifiutavano di vedere la trave nell'occhio della Russia. Il mostro per loro non era Stalin, ma quell'untorello di MacCarthy. Non credevano alla peste, ma rabbrividivano di religioso orrore al solo pensiero della varicella. Quos Deus vult perdere..."
  5. ^

    «[…] a chi ha posto il concetto della dignità umana alla base della campagna contro le case chiuse non resterebbe che consigliare di guardarsi intorno, e non solo in basso, e, se è ancora convinto della dignità dell'uomo d'oggi, di recarsi da un oculista dello spirito, se tale esistesse, per provvedersi d'un paio di buone lenti… Tale campagna era già un'impresa disperata in partenza, come quella delle misure antialcoliche negli Stati Uniti in anni ormai lontani; codeste campagne non fanno che rendere più cara la merce, aggravandola del presunto rischio: si poteva facilmente prevedere, nel caso della prostituzione, che non avrebbe cambiato d'un pelo la posizione della donna. Nel frattempo la donna s'è equiparata all'uomo nel campo sessuale; i tabù della castità e della verginità sono stati buttati alle ortiche, e, in clima di libero amore (indirettamente omologato dal costume: la donna in pantaloni), gli adolescenti non hanno più bisogno dell'iniziazione nelle case chiuse; il problema è risolto bussando alla porta accanto. Un progresso, in un certo senso, che però non era precisamente quel che la legge Merlin si proponeva. […] Ora che le ragazze possono fare le avances, i maschi non di rado cercan compagni nel loro sesso. Almeno fintantoché questa scelta conserverà il thrill del mistero e del pericolo, che però sta scomparendo. Poi non resterà che ricorrere agli animali, e si regredirà allo stadio dei pastori delle zone sottosviluppate. Ma, in ogni caso, non si parli più della dignità dell'uomo.»

  6. ^ "Da quando nel 1968 la studentaglia di Parigi esaltò il ricorso alla fantasia come programma di governo [...] le cose del mondo sono andate di male in peggio.
  7. ^ Ritrovata la nipote di Mario Praz, in La Repubblica, 14 agosto 1993. URL consultato il 27 ottobre 2022.
  8. ^ Silvestro Federico Tonolli, La casa della vita di Mario Praz (PDF), su educazione.sm, p. 32. URL consultato il 5 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 29 dicembre 2004).
  9. ^ Vittorio e Mariuma Gabrieli, Bibliografia degli scritti di Mario Praz, ed. di storia e letteratura, p. 287.
  10. ^ a b L'omino che sapeva troppo, su ricerca.repubblica.it, 18-12-1996. URL consultato il 27-12-2022.
  11. ^ Così sostiene Piero Boitani nell'Introduzione a Mario Praz, Storia della letteratura inglese, Firenze, Sansoni, 2000., pp. VII, XII e XIV.
  12. ^ Giampiero Mughini, La versione di Mughini, su Dagospia, 12 aprile 2023. URL consultato il 15 aprile 2023.
  13. ^ Federico Francucci, L'assassino, l'orco e le belle arti: una questione tra Manganelli e Praz, in "Strumenti critici", 3/2013, p. 458.
  14. ^ Patrizia Rosazza-Ferraris e Piero Boitani (a cura di), Scritti in onore di Mario Praz (1896-1982; 2012), Palermo, Gangemi, 2013, ISBN 978-88-492-2635-5. URL consultato il 5 aprile 2016.
  15. ^ Francesca Bianca Crucitti Ullrich, PRAZ, Mario, in Enciclopedia Italiana, V appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1994. URL consultato il 5 aprile 2016.
  16. ^ a b "Praz, Mario", in Enciclopedia Treccani. "La sua obiettività e il suo aspetto insolito – lo strabismo, i favoriti, il piede zoppo, uniti alla solitudine ‒ gli diedero fama di shadenfreude, e persino, ma scherzosamente, di menagramo; e la sua avidità di collezionista, alla quale sacrificava ogni ostentazione di lusso personale, di avaro. Laddove in realtà fu sempre generosissimo dove più conta, ossia intellettualmente, disponibile a tutti, aperto alla curiosità nei confronti del prossimo".
  17. ^ Sergio Benvenuto et Marguerite Pozzoli, Une superstition des Lumières à Naples : le jettatore, La pensée de midi 2008/1 (N° 23), p. 164.
  18. ^ a b Ne riepiloga la celeberrima fama Beniamino Placido, Il Professor Saturno, in La Repubblica, 17 giugno 1993. URL consultato il 5 aprile 2016. Tra le tante tracce, si veda anche "La Stanza di Montanelli", La cultura senza confini di Mario Praz, in Corriere della Sera, 31 maggio 2000. URL consultato il 5 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 1º novembre 2015).
  19. ^ Mario Praz e Luigi Magnani, Lettere sull'antiquariato, 1952-1981, a cura di Bianca Riccio, Sabina De Vito, 1996, p. 144.
  20. ^ a b B. Placido, PROFESSOR SATURNO, in Repubblica — 17 giugno 1993, pagina 35.
  21. ^ Proseguiti, anche dopo la morte del Maestro, con la scuola estetica crociana: cfr. Praz, Mario, "MAIN TRENDS IN ITALIAN LITERATURE AND THE ARTS DURING THE NINETEENTH CENTURY", in Cahiers d'Histoire Mondiale, 4, no. 2 (January 1958): 359-380, ove si sostiene la povertà della cultura letteraria italiana nel periodo del Risorgimento.
  22. ^ Mario Praz, Storia della letteratura inglese, introduzione di Piero Boitani, Firenze, Sansoni, 2000, ISBN 88-383-1856-5.
  23. ^ Dall'intervista di Franco Simongini, Mario Praz: la giustizia di Perseo contro la degradazione dell'arte, in Il Tempo, 22 giugno 1979. URL consultato il 5 aprile 2016.
  24. ^ Da I mosaici come gioielli, in Il Tempo, 29 dicembre 1981. URL consultato il 5 aprile 2016.
  25. ^ Citato in Almanacco Romano, Alla ricerca di una sublime dignità, in Il Covile, n. 483, 10 dicembre 2008. URL consultato il 5 aprile 2016.
  26. ^ Praz, Mario, "NASCITA E TRAMONTO DEL SENTIMENTALISMO", in Nuova Antologia 514, no. 2056 (April 1972): 441-462; Praz, Mario, "VASTI E STRANI DOMÍNI", in Problemi di Ulisse 14, no. 85 (January 1978): 82-100; Praz, Mario, "LA LEGGENDA DELLA PAPESSA GIOVANNA", in Belfagor: Rassegna di Varia Umanità, 34, no. 4 (July 1979): 435-442; Praz, Mario, "TABLEAUX D'INTERIEURS", in Urbi no. 5 (January 1982): 42-51.
  27. ^ a b Premio letterario Viareggio-Rèpaci, su premioletterarioviareggiorepaci.it. URL consultato il 9 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 19 luglio 2014).
  28. ^ Premi Feltrinelli 1950-2011, su lincei.it. URL consultato il 17 novembre 2019.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Vittorio e Mariuma Gabrieli (a cura di), Bibliografia degli scritti di Mario Praz, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1997, ISBN 88-900138-8-5.
  • Arturo Cattaneo, Praz: o il mondo che non vediamo più, Nuova corrente online only. 41 (1994) - N. 113, 1994 (Genova: Tilgher, 1994).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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