Mario Buccellati

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Mario Buccellati (Ancona, 29 aprile 1891Milano, 5 maggio 1965) è stato un orafo, gioielliere e imprenditore italiano, fondatore dell'omonima azienda di gioielleria Mario Buccellati poi rinominata Buccellati; svolse validamente pure l'arte di argentiere, cesellatore e incastonatore di pietre preziose.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato in una famiglia lombarda, dopo la morte del padre, che lo colse in tenera età, ritornò nella terra di origine con la madre e i fratelli. A quattordici anni fu costretto a lavorare per sostenere la famiglia e venne assunto come apprendista in un laboratorio di oreficeria a Milano. Nel 1915 venne coscritto per combattere nella prima guerra mondiale; durante una battaglia restò ferito quindi ricevette una croce al merito di guerra. Alla fine del conflitto venne congedato e ritornò presso l'oreficeria che aveva lasciato al momento di andare in guerra, ma trovò un altro padrone che aveva rilevato l'attività dal suo vecchio maestro. Rilevò a sua volta il negozio nel 1919 e, dopo qualche anno, decise di aprirne un altro a Roma in via Condotti nel 1925 al quale ne seguì un terzo a Firenze nel 1929. Nel 1921 era già un artista famoso all'estero: difatti fu invitato a esporre i suoi gioielli in una mostra di Madrid; da quell'evento derivò ulteriore ammirazione per lui, che ebbe tra i suoi clienti re, papi, industriali, divi del cinema. Nel negozio milanese ogni gioiello prodotto costituiva un pezzo unico, che poi era catalogato e descritto con tutte le sue peculiarità su specifici registri ancora parzialmente conservati dagli eredi. Importante fu l'amicizia con Gabriele D'Annunzio che fu un grande ammiratore dell'arte orafa di Mario quindi un estimatore dei gioielli da lui prodotti, che ordinava e acquistava in notevole quantità: ovviamente D'Annunzio, sfoggiando i gioielli di Buccellati durante riunioni mondane nel Vittoriale degli italiani, fu un valido ambasciatore della produzione dell'orafo, poi dal poeta denominato "Mastro Paragon Coppella" e Principe degli orafi.[1] Si affermò pure in qualità di argentiere, cesellatore e incastonatore di pietre preziose; inoltre nel periodo di penuria economica, causata dagli eventi bellici, seppe lavorare altrettanto bene rame e acciaio in manufatti che si conservano nei musei. Nel 1956 Mario aprì un nuovo negozio sulla Quinta Strada di New York e nel 1958 un altro sulla Worth Avenue di Palm Beach costituendo l'azienda che avrebbe gestito sino i suoi ultimi giorni di vita.[2]

Museo[modifica | modifica wikitesto]

Il museo Mario Buccellati contiene oltre 200 gioielli elaborati dall'artista, che sono stati raccolti e custoditi dai suoi eredi. Periodicamente molti pezzi vengono esposti durante mostre artistiche in varie parti nel mondo.[3][4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ carteggio tra i due artisti
  2. ^ Biografia su treccani.it
  3. ^ libro: pagine 241 e 242
  4. ^ mostra artistica, su preziosamagazine.com. URL consultato il 31 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

I testi sono elencati in ordine cronologico

  • M. Di Lorenzo, "Da Roma a New York l'impero del Principe dei gioiellieri", in Il Parlamento italiano, VII, 1959, n. 3-4, pagine 42 e seguenti;
  • R. Bossaglia, "I gioielli di Gabriele D'Annunzio", in Bolaffi Arte, novembre 1977, n. 74, supplemento, pagine 40-47
  • curato da Graziella Buccellati, "Caro Mario--": Gabriele D'Annunzio Al Suo Gioielliere, carteggio tra i due artisti, Libri Scheiwiller, 1989
  • A. Testa, M. Garbuglia, Profilo Italia: Un Certo Stile Made in Italy, Berenice, 1990, pagine 150-153
  • Martina Corgnati, Mario Buccellati: storie di uomini e gioielli, Leonardo Arte, 1998 [1]
  • Martina Corgnati, Mario Buccellati: Prince of Goldsmiths, Rizzoli International Publications, Incorporated, 1999;[2]
  • Maria Cristina Buccellati, Buccellati: arte in oro, argento e gemme, Skira, 2000 [3]
  • M. Mosco, Art of jewelry and artists' jewels in the 20th century, Giunti, 2001, pagine 20-21 e 168-179 [4]
  • Vincent-Emmanuel Ragot, Buccellati, Perseus Distribution Services, 2003 [5]
  • A. Mazzuca, I numeri uno del made in Italy, Baldini Castoldi Dalai, 2005, pagine 66-67
  • Sylvia Luzzatto, Buccellati: arte senza tempo, 5 Continents Editions, 2008;[6]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN62347845 · ISNI (EN0000 0000 5434 2293 · LCCN (ENnr91016128 · GND (DE118937820 · WorldCat Identities (ENlccn-nr91016128