Malo kingi

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Malo kingi
Malo kingi
Stato di conservazione
Specie non valutata
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Phylum Cnidaria
Classe Cubozoa
Ordine Carybdeida
Famiglia Carukiidae
Genere Malo
Specie M. kingi
Nomenclatura binomiale
Malo kingi
Gershwin, 2007

Malo kingi Gershwin, 2007 è una cubomedusa della famiglia Carukiidae.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di una cubozoa di dimensioni ridotte: la campana misura 25-31 mm, con tentacoli poco lunghi. Il colore della campana cubica è trasparente, mentre i tentacoli sono biancastri o leggermente rosati. Alla base della campana sono presenti quattro pedalia dritti ed appiattiti, lunghi circa metà della campana e dai quali i tentacoli nascono; sono percorsi internamente da canali dalla sezione quadrata[2].

La M. kingi ha sei occhi per ropalio, come le altre Malo ed uno statolite. Le corna delle nicchie dei ropali sono corte, spesse e leggermente incurvate verso l'interno,

Internamente, alla fine di un breve manubrio, si trova lo stomaco a forma di sacco, con alla base un tessuto rugoso e mesentere ben sviluppato. Sono assenti però le facelle ed i cirri gastrici[2].

L'olotipo, G 317361, è conservato al Queensland Museum di Brisbane.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

La M. kingi vive lungo le coste del Queensland australiano[3].

Pericolosità[modifica | modifica wikitesto]

È una delle specie di medusa comunemente note come Irukandji. Si sospetta che anche altre specie di Cubozoa possano causare la Sindrome di Irukandji[4], ma si hanno dei riscontri scientifici di ciò soltanto per quanto riguarda otto specie di medusa (Carukia barnesi, Malo kingi, Alatina mordens, Carybdea alata, Malo maxima, Carybdea xaymacana, l'ancora non meglio identificata fire jelly ed un'ultima ancora senza nome).[5][6]

M. kingi prende il nome da un turista statunitense morto a causa di una sua puntura, Robert King. Questa medusa ha raggiunto nel 2008 l'ottavo posto nella speciale classifica dell'International Institute for Species Exploration per le nuove specie scoperte[7].

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

È stato suggerito che la M. Kingi costituisca la stessa specie della M. maxima, con le differenze fra le specie ascrivibili a variazioni da individuo ad individuo (come la differenza nel numero e la distribuzione dei nematocisti sui pedalia o la forma dei canali del velarium)[8]. Le diverse dimensioni fra le specie, che costituisce comunque il carattere di maggiore differenziazione, rientra nelle variazioni ammissibili fra individui adulti[9], ma è stato anche suggerito che la M. Kingi sia uno stadio giovanile della M. maxima [10]; ma la sinonimia non è allo stato attuale, accettata.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Collins, Allen G. (2013), Malo kingi, in WoRMS (World Register of Marine Species).
  2. ^ a b Straehler-Pohl, pp. 89-90.
  3. ^ (EN) Barnes, J. H., Cause and effect in Irukandji stingings, in Med. J. Aust., vol. 1, 1964, pp. 897–904.
  4. ^ (EN) Grady J, Burnett J, Irukandji-like syndrome in South Florida divers, in Ann Emerg Med, vol. 42, n. 6, 2003, pp. 763–6, DOI:10.1016/S0196-0644(03)00513-4, PMID 14634600.
  5. ^ Little M, Seymour J, Another cause of "Irukandji stingings", in Med J Aust, vol. 179, 11–12, 2003, p. 654, PMID 14636148.
  6. ^ Little M, P Pereira, T Carrette, J Seymour, Jellyfish Responsible for Irukandji Syndrome, in Q J Med, vol. 99, n. 6, 2006, pp. 425–427, DOI:10.1093/qjmed/hcl057, PMID 16687419.
  7. ^ (EN) Top 10 New Species - 2008, su International Institute for Species Exploration. URL consultato il 24 dicembre 2014 (archiviato dall'url originale il 23 giugno 2015).
  8. ^ Straehler-Pohl, pp. 93, 96.
  9. ^ Straehler-Pohl, p. 96.
  10. ^ (EN) Collins, Allen G. (2014), Malo kingi, in WoRMS (World Register of Marine Species).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]