Malandriano

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Malandriano
frazione
Malandriano – Veduta
Malandriano – Veduta
Chiesa di San Martino
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Emilia-Romagna
Provincia Parma
Comune Parma
Territorio
Coordinate44°44′35.7″N 10°22′30.9″E / 44.74325°N 10.37525°E44.74325; 10.37525 (Malandriano)
Altitudine81 m s.l.m.
Abitanti480[2]
Altre informazioni
Cod. postale43123
Prefisso0521
Fuso orarioUTC+1
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Malandriano
Malandriano

Malandriano è una frazione del comune di Parma, appartenente al quartiere Cittadella.

La località è situata 7,55 km a sud-est del centro della città.[1]

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

La frazione sorge in posizione pianeggiante in una zona ricca di sorgenti, per secoli utilizzate per alimentare l'acquedotto Farnesiano di Parma;[3] il sottosuolo è ricco di ghiaia, depositata dal torrente Parma, che prima dell'età del bronzo attraversava il territorio per sfociare nell'Enza.[4]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le più antiche tracce della presenza umana nei pressi di Malandriano risalgono all'età del bronzo.[5]

La zona risultava abitata anche in epoca romana, come testimoniato dal rinvenimento di alcune monete[6] e dalla suddivisione del territorio che ricalca ancora in parte l'antica centuriazione.[7]

Il borgo si sviluppò in epoca altomedievale, intorno alla pieve di San Martino, identificabile forse nella plebe Sancti Martini quae dicitur ad Casale Parencianum menzionata nell'877 in un atto emesso dal vescovo di Parma Guibodo, anche se gli storici più recenti tendono a escludere che si tratti della chiesa di Malandriano, la cui più antica citazione certa risale invece al 1032.[4][8] La località fu nominata per la prima volta nel 1005, in un atto notarile riguardante un terreno situato in loco Malandriano non longe da villa que dicitur Colorite.[4]

Successivamente a difesa del borgo fu eretto un edificio fortificato, appartenente agli inizi del XV secolo ai Baratti di Castione; nel 1406 Ottobuono de' Terzi imprigionò a Guardasone il castellano, accusato di ribellione, e fece radere al suolo il maniero.[9]

Nel 1573 il duca Ottavio Farnese fece costruire, attingendo l'acqua potabile delle sorgenti di Malandriano, l'acquedotto Farnesiano, per alimentare la città di Parma.[3][4]

Per effetto dei decreti napoleonici, nel 1806 la località divenne frazione del nuovo comune (o mairie) di Marore,[10] che fu sciolto nel 1870 e inglobato in quello di San Lazzaro Parmense, a sua volta assorbito da quello di Parma nel 1943.[11]

Nel frattempo, nel 1900, per volere del sindaco di Parma Giovanni Mariotti, fu costruito un nuovo acquedotto, attingendo l'acqua dalle sorgenti di Marano; l'antico acquedotto Farnesiano non fu inizialmente abbandonato, ma, affiancando la moderna infrastruttura, rimase in funzione fino al 1994.[12]

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di San Martino[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di San Martino
Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di San Martino (Parma).

Esistente forse già nell'877, la pieve romanica fu menzionata con certezza per la prima volta nel 1032; ormai in rovina, fu quasi completamente ricostruita in stile barocco verso la fine del XVII secolo; parzialmente modificata negli interni intorno alla metà del XX secolo, la chiesa conserva alcuni dipinti seicenteschi di pregio e un portacero quattrocentesco.[8][4]

Castello[modifica | modifica wikitesto]

Edificato in epoca ignota, il castello dei Baratti fu raso al suolo nel 1406 per volere di Ottobuono de' Terzi e mai più ricostruito.[9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b La Frazione di Malandriano, su italia.indettaglio.it. URL consultato il 20 febbraio 2017.
  2. ^ [1]
  3. ^ a b Giancarlo Gonizzi, Parma: dal 1877 alla fine del secolo, su parmaelasuastoria.it. URL consultato il 20 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2015).
  4. ^ a b c d e Dall'Aglio, pp. 592-593.
  5. ^ Archeologia medievale, p. 560.
  6. ^ Arslan, p. 344.
  7. ^ Catarsi, Anghinetti, Bedini, p. 2.
  8. ^ a b Fallini, Calidoni, Rapetti, Ughetti, p. 52.
  9. ^ a b Pezzana, p. 106.
  10. ^ Catarsi, Anghinetti, Bedini, p. 76.
  11. ^ Storia dei comuni, su elesh.it. URL consultato il 20 febbraio 2017.
  12. ^ Canali e acquedotti a Parma, su xoomer.virgilio.it. URL consultato il 23 ottobre 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Archeologia medievale, V, Firenze, All'Insegna del Giglio, 1978, ISBN 978-88-7814-437-8.
  • Ermanno Arslan, Necropoli longobarde in Italia, V, Trento, Museo Castello Buonconsiglio, 2014, ISBN 978-88-940135-0-4.
  • Manuela Catarsi, Cristina Anghinetti, Elena Bedini, L'insediamento di Marore (Comune di Parma) tra Longobardi e Franchi (PDF), in Atti IV Convegno Nazionale FederArcheo, Cosenza, 2013.
  • Italo Dall'Aglio, La Diocesi di Parma, I Volume, Parma, Scuola Tipografica Benedettina, 1966.
  • Marco Fallini, Mario Calidoni, Caterina Rapetti, Luigi Ughetti, Terra di pievi, Parma, MUP Editore, 2006, ISBN 88-7847-021-X.
  • Angelo Pezzana, Storia della città di Parma continuata, Tomo secondo, Parma, Ducale Tipografia, 1842.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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