Luisa Casati

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La marchesa Luisa Casati fotografata da Adolf de Meyer nel 1912

Luisa Casati, nata Luisa Adele Rosa Maria Amman[1] (Milano, 23 gennaio 1881Londra, 1º giugno 1957), è stata una nobildonna e collezionista d'arte italiana, ricordata per le sue eccentricità e per aver ispirato numerosi artisti del suo tempo[2].

Ritratto della Marchesa Luisa Casati con levriero, di Giovanni Boldini
Ritratto della Marchesa Luisa Casati con levriero, di Giovanni Boldini

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Seconda figlia del ricco produttore di cotone monzese d'origine ebraico-austriaca Alberto Amman e della milanese Lucia Bressi[3], passò a Milano un'infanzia privilegiata, ma isolata. Durante l'infanzia cominciò ad appassionarsi alla vita di personaggi come Ludwig II di Baviera, l'imperatrice Elisabetta d'Austria, Sarah Bernhardt, Cristina di Belgiojoso e Virginia Oldoini, contessa di Castiglione. Con la prematura morte dei genitori, Luisa e la sorella maggiore Francesca divennero ricchissime ereditiere.

Nel 1900 Luisa Amman sposò il marchese milanese Camillo Casati Stampa di Soncino e nel 1901 nacque la loro unica figlia: Maria Cristina, poi sposa a Londra di lord Francis Hastings, futuro sedicesimo conte di Huntingdon, e successivamente di lord Wogan Philipps, secondo barone Milford[4][5]. In seguito la marchesa intraprese una turbolenta relazione con Gabriele D'Annunzio, che provocò uno scandalo e rese la donna eccentrica, a partire dall'abbigliamento e dal vistoso trucco che sfoggiava.

Luisa Casati nel 1922

Nel 1910 acquistò a Venezia l'abbandonato palazzo Venier dei Leoni, oggi sede della fondazione e museo Peggy Guggenheim. Questo palazzo con ampi giardini fu la sua residenza fino al 1924. Celebre la sua festa dove riservò per una notte l'intera piazza San Marco, dove, nelle serate «normali», amava passeggiare nuda, coperta da un mantello di pelliccia. Questo accadeva mentre il servitore d'ordinanza reggeva una torcia in modo che i passanti l'ammirassero[4].

In questi giardini Luisa Casati accolse corvi albini, pavoni e ghepardi. Lì si tenevano anche feste ed appuntamenti mondani. Tra il 1919 e il 1920 visse nella Villa San Michele a Capri, inquilina del riluttante Axel Munthe.

Nel 1923 decise di acquistare una casa a Parigi, il Palais Rose da lei soprannominato Palais du Rêve, chateau alle porte di Parigi appartenuto a Robert de Montesquiou. Nel 1930 aveva accumulato, a causa del suo stile di vita, un debito di 25 milioni di dollari; impossibilitata a soddisfare tutti i creditori fu costretta a vendere il Palais e tutti i suoi contenuti furono messi all'asta. Tra gli acquirenti all'asta ci fu anche Coco Chanel.

Da Parigi emigrò a Londra, dove vivevano la figlia Cristina, con la quale aveva sempre avuto un rapporto burrascoso, e la nipote Moorea. Qui visse in povertà fino alla morte avvenuta nel 1957. È sepolta a Londra nel Brompton Cemetery. Il suo epitaffio, scelto dalla nipote, recita: «L'età non può appassirla, né l'abitudine rendere insipida la sua varietà infinita». Sono le parole che usa William Shakespeare per descrivere Cleopatra in Antonio e Cleopatra.

Mecenatismo[modifica | modifica wikitesto]

Il desiderio di divenire lei stessa un'opera d'arte per mezzo del suo stile di vita e del suo aspetto portò Luisa Casati a ricercare artisti affermati e giovani talenti che la ritraessero in oli su tela, bozzetti, sculture e fotografie.

Alcune delle opere sono andate perdute, mentre altre appartengono a collezionisti privati. Di lei rimangono ritratti e sculture di Giovanni Boldini, Augustus John, Kees van Dongen, Romaine Brooks, Ignacio Zuloaga, Drian, Alberto Martini, Paolo Troubetzkoy, Alastair, Giacomo Balla, Catherine Barjansky, Renato Bertelli, Jacob Epstein e foto di Man Ray, Cecil Beaton e del barone Adolph de Meyer, Sara Lipska.

Il dipinto di chiara matrice simbolista intitolato "La regina Semiramide[6]" di Cesare Saccaggi da Tortona rimanda chiaramente a lei che, al pari della raffigurazione della leggendaria regina di Babilonia, si presentava in pubblico con belve al guinzaglio[7].

Fu musa di artisti esponenti del simbolismo come Cesare Saccaggi e del futurismo, come Marinetti, Depero e Boccioni, e insieme a questi ultimi contribuì alla messa in scena di uno spettacolo di marionette su musiche di Maurice Ravel.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Search: Luisa Casati, su Ancestry. Genealogia, alberi genealogici e documenti di storia della famiglia. URL consultato il 24 giugno 2021.
  2. ^ Luisa Casati, la Divina Marchesa che stregò D’Annunzio e Coco Chanel a Palazzo Fortuny, su milanoincontemporanea.com. URL consultato il 25 giugno 2022.
  3. ^ Luisa Adele Rosa Maria Von Amman Casati, su Find a Grave. URL consultato il 24 giugno 2021.
  4. ^ a b Arianna Boria, Luisa Casati a Venezia: performer e body artist prima della Abramovic, in Il Piccolo, 1º ottobre 2014. URL consultato il 24 giugno 2021.
  5. ^ Maria Cristina Casati Stampa di Soncino Philipps, su Find a Grave. URL consultato il 24 giugno 2021.
  6. ^ La regina Semiramide, di C. Saccaggi da Tortona. (JPG), su ilmondodibabajaga.files.wordpress.com.
  7. ^ Saccaggi, tra Eros e Pan, Catalogo della mostra tenutasi a Tortona tra il 13.12.2008 e il 9.3.2009, U. Allemandi & C., Torino, 2008, pg.171..

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Dario Cecchi, Coré. Vita e dannazione della Marchesa Casati, Bologna, L'inchiostroblu, 1986.
  • Scot D. Ryersson e Michael Orlando Yaccarino, Infinita varietà. Vita e leggenda della marchesa Casati, Milano, Corbaccio, 2003, ISBN 88-7972-543-2.
  • Vanna Vinci, La Casati. La musa egoista, Milano, Rizzoli Lizard, 2013, ISBN 978-88-17-06556-6. Prefazione di Natalia Aspesi.
  • Lucia Fusco, Luisa Casati, l'antigioconda, in Nuova Informazione. Rivista Mensile di Attualità, Ambiente, Cultura, XXVI, n. 4, aprile 2020, pp. 118-119.
  • Judith Mackrell, Il palazzo incompiuto. Vita, arte e amori di tre celebri donne a Venezia, Torino, EDT 2018. ISBN 9788859278795
  • Luca Scarlini, Memorie di un’opera d’arte. La Marchesa Casati, Skira, 2014. ISBN 9788857224190
  • Marta Morazzoni, Il rovescio dell'abito, Milano, Ugo Guanda Editore, 2022, ISBN 978-88-235-2854-3

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Sito ufficiale, su marchesacasati.com. Modifica su Wikidata
  • Luisa Casati, su enciclopediadelledonne.it, Enciclopedia delle donne. Modifica su Wikidata
  • (FR) Histoire d'une propriété: Le Palais rose, su mapage.noos.fr. URL consultato il 6 febbraio 2007 (archiviato dall'url originale il 18 febbraio 2007). Storia del Palais Rose.
  • Il Palazzo, su guggenheim-venice.it. URL consultato il 6 febbraio 2007 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2007). Storia del Palazzo Venier dei Leoni sul sito Peggy Guggenheim Collection.
  • Luisa Casati: vivere come un'opera d'arte, su d-art.it. Articolo di Chiara Caputo su D-Art. Le notizie di Stile.
Controllo di autoritàVIAF (EN10728682 · ISNI (EN0000 0000 8090 4683 · SBN RAVV242578 · LCCN (ENnb99113498 · GND (DE12248973X · BNE (ESXX6127092 (data) · BNF (FRcb14402664s (data) · WorldCat Identities (ENlccn-n2001041004