Luigi Lanfranconi

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Luigi Lanfranconi (Voltri, 12 luglio 1913Genova, 20 febbraio 1945) è stato un partigiano italiano, membro delle formazioni di "Giustizia e Libertà", Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

«3 agosto 44 l'amico Antonio è accreditato presso il Comando regionale Liguria per il collegamento radio con il Comando generale, sia per informazioni urgenti di suo interesse, sia per notizie importanti relative all'attività patrioti Maurizio»

Il padre di Luigi Lanfranconi era morto al fronte nel 1918, a causa di un grave incidente, e nello stesso anno morì anche la madre, che aveva contratto la spagnola. Venne allevato dalla nonna paterna, Francisca Camoirano, di Crevari. Dopo aver lavorato come operaio al Cantiere Ansaldo, venne assunto nel 1931 all'Esattoria delle Imposte di Genova presso la allora Cassa di Risparmio di Genova[1]. Richiamato ripetutamente alle armi durante la seconda guerra mondiale, al momento dell'armistizio prestava servizio presso una batteria costiera.

L'8 giugno 1922 fu iniziato in Massoneria nella loggia "Nazionale", appartenente alla Gran Loggia d'Italia[2].

Lanfranconi contribuì all'organizzazione dei primi gruppi partigiani in via di costituzione tra la Liguria e l'Emilia. Entrò a far parte delle formazioni di "Giustizia e Libertà", delle cui brigate cittadine divenne vice comandante, col nome di battaglia "Sergio Canepa".

Catturato dai fascisti 20 febbraio 1945[3], viene torturato e interrogato presso la sede dell'Ufficio politico (U.P.I.). Condotto in piazza Corvetto, tenta di fuggire ma viene ucciso[4] da un brigadiere, attendente del Prefetto. Una lapide in suo ricordo è posta in via Roma, nei pressi di piazza Corvetto.

Nel novembre del 1969, alla memoria di Luigi Lanfranconi è stata concessa la Medaglia d'Oro al Valor Militare. A nome suo sono stati intitolati il Liceo scientifico statale di Voltri e Sestri Ponente, nonché una strada di Genova.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Giovane di purissima fede, all'armistizio era tra i primi ad entrare nelle file partigiane ed a portarvi l'entusiasmo dei suoi ideali. In più mesi di durissima lotta, si batteva audacemente in pianura e in montagna, organizzando reparti e rifornendoli di armi, di viveri e di denaro. Braccato dal nemico che aveva fiutato in lui uno dei più importanti capi della Resistenza regionale, veniva infine catturato. La sua indomabile energia lo spinse ad un audace tentativo di fuga. Raggiunto dal nemico, respingeva le intimazioni di resa. Colpito a morte, offriva la sua esistenza alla causa della libertà. Fulgido esempio di grande animo di combattente e di patriota[5]
— Genova - Sempierdarena, 20 febbraio 1945

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Storia della CARIGE, su gruppocarige.it. URL consultato il 27 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 7 giugno 2012).
  2. ^ Aldo Alessandro Mola,Storia della Massoneria in Italia dal 1717 al 2018, Bompiani/Giunti, Firenze-Milano, 2018, p. 542.
  3. ^ Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza italiana: Luigi Lanfranconi (Antonio - Sergio Canepa)
  4. ^ Il referto di morte è sottoscritto da un medico dell'ospedale di Sampierdarena, al cui pronto soccorso giunge già cadavere. Vedasi Nino Gotta, Nato ribelle
  5. ^ Quirinale - scheda - visto 20 maggio 2012

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Nino Gotta: Nato ribelle, Fondazione Cassa di Risparmio di Genova e Imperia - Banca Carige, 1993

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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