Lucio Siccio Dentato

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Lucio Siccio Dentato
Tribuno della plebe della Repubblica romana
Nome originaleLucius Siccius (o Sicinus) Dentatus
Nascita514 a.C.
Morte450 a.C.
Tribunato della plebe454 a.C.
Lucio Siccio Dentato
Dati militari
Paese servitoRepubblica romana
Forza armataEsercito romano
GradoPrimus pilus
Ferite45 frontali
GuerreGuerra tra Romani e Volsci
Guerre tra Roma e Veio
Decorazioni9 trionfi al seguito del proprio generale, e la Corona ossidionale
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Lucio Siccio Dentato (in latino Lucius Siccius (o Sicinus) Dentatus ; 514 a.C.450 a.C.) è stato un politico e militare romano il soldato più decorato della storia.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Il legionario più decorato della storia dell'esercito romano. Di origine plebea, si distinse presto per la sua notevole forza, tanto da essere soprannominato l'Achille romano, e per il coraggio in battaglia; infatti si raccontava che ricevette 45 ferite, tutte frontali.[1]

Partecipò a 120 combattimenti, 36 volte tornò con le spoglie tolte al nemico - comprese quelle degli otto nemici con cui si era battuto in duello alla presenza di ambedue gli eserciti - 14 commilitoni salvati da sicura morte, 9 trionfi al seguito del proprio generale con le sue decorazioni, tante che "basterebbero ad un'intera legione, e figuriamoci ad un solo soldato": otto corone d'oro, quattordici di quercia, tre murali, una d'assedio, ottantatré collane, centosessanta bracciali, diciotto aste, venticinque borchie (Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili, III, 2, 24).

Combatté come soldato sotto il console Tito Sicinio Sabino nella guerra contro i Volsci e successivamente conto gli Equi e i Sanniti. Distintosi in battaglia venne promosso prima centurione poi primipilus.[2] Per i suoi meriti venne insignito della Corona ossidionale.[3][4]

Fu eletto tribuno della plebe nel 454 a.C. .[1]

Inviato nel 450 a.C. con la legione a combattere i Sabini che predavano le campagne romane, si distinse presto, oltre che per il suo valore in battaglia, per le arringhe che teneva tra i soldati, per il ripristino dei diritti della plebe, sospesi a seguito dell'elezione dei decemviri, il cui compito si poteva ritenere terminato, con l'emanazione delle Leggi delle XII tavole.

Secondo il racconto di Livio,[5] venne ucciso a tradimento da sicari armati dai decemviri, con i quali era stato inviato in perlustrazione, non senza averne uccisi a sua volta un gran numero. I sopravvissuti raccontarono che erano stati attaccati dai nemici e che Siccio era morto valorosamente.

Tuttavia, quando i suoi commilitoni si recarono sul luogo dove era avvenuto l'agguato, per seppellire i morti, scoprirono la verità, in quanto non c'erano tracce di nemici, né della loro ritirata e il corpo di Siccio si trovava, ancora armato, circondato da cadaveri dei soldati romani, cui era stato ordinato di assassinarlo.

A questa notizia i soldati furono indignati e cominciarono ad agitarsi, volendo addirittura portare il corpo di Siccio a Roma. Per placare gli animi i decemviri fecero celebrare un funerale di stato con grandi onori, ma certamente questo episodio aumentò lo scontento verso i decemviri e ne accelerò la loro caduta che sarebbe avvenuta da lì a poco[6].

Poco prima della morte fondò Sicignano degli Alburni.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Aulo Gellio, Noctes Atticae, II, 11
  2. ^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, X. 36
  3. ^ Plinio, Naturalis historia, XXII. v
  4. ^ Aulo Gellio, Noctes Atticae, II, 11 Ricevette otto corone d'oro, una ossidionale, tre murali, quattordici civiche, ottantatre collari e oltre 160 bracciali.
  5. ^ Tito Livio, Ab urbe condita, III.43
  6. ^ Tito Livio, Ab urbe condita libri, Libro III, 43.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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