Strage di San Benedetto del Tronto

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Strage di San Benedetto del Tronto
TipoStrage nazista
Data28 novembre 1943
LuogoSan Benedetto del Tronto
StatoBandiera dell'Italia Italia
ResponsabiliSoldati nazisti
MotivazioneUccisione di chi impediva un saccheggio perpetrato dai soldati nazisti
Conseguenze
Morti2 carabinieri

La strage di San Benedetto del Tronto fu perpetrata dai nazisti durante la seconda guerra mondiale.

Cronaca[modifica | modifica wikitesto]

Il 28 novembre 1943, a bordo di motocarrozzette, giunsero a San Benedetto del Tronto cinque soldati tedeschi, che si recarono immediatamente a piazza Roma, presso un deposito di proprietà della SADAC che conteneva generi alimentari destinati alla popolazione civile. I cinque cominciarono a caricare sui loro mezzi i beni in deposito.

Il maresciallo maggiore Luciano Nardone, comandante della locale stazione dei Carabinieri Reali, avvertito di quanto stava accadendo, si recò da solo al deposito ed affrontò i tedeschi ordinando loro di riconsegnare i viveri. I tedeschi, infastiditi dall'insistenza del maresciallo, lo colpirono. Ne nacque una violenta colluttazione durante la quale il maresciallo fu colpito alle spalle da una raffica di fucile mitragliatore esplosa da uno dei soldati tedeschi. Nel frattempo era giunto davanti al deposito anche il carabiniere Isaia Ceci che fu falciato da una seconda raffica che lo colpì all'addome. Compiuta la loro razzia, i tedeschi si allontanarono in direzione nord, verso Grottammare.

I due carabinieri feriti furono portati immediatamente in ospedale dove il maresciallo Nardone spirò lo stesso giorno ed il carabiniere Ceci solo dopo due giorni di atroci sofferenze.[senza fonte]

Memoria[modifica | modifica wikitesto]

Alla memoria del maresciallo Nardone e del carabiniere Ceci è stata conferita la medaglia d'argento al valor militare con le seguenti motivazioni:

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Il maresciallo Luciano Nardone, comandante di stazione in territorio non ancora liberato, informato che alcuni militari tedeschi, depredavano un magazzino di generi alimentari, destinato alla popolazione, accorreva da solo in sito e, dopo aver tentato invano di dissuadere i militari a desistere dalla criminosa impresa, con inflessibile fermezza, ingaggiava con due di essi violenta colluttazione, durante la quale altro militare lo colpiva con raffiche di mitra, proditoriamente, alle spalle. Suggellava con il suo sacrificio la più alta espressione del dovere.»
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Isaia Ceci, carabiniere, in territorio non ancora liberato, accorreva in aiuto del proprio comandante di stazione impegnato in violenta colluttazione con due militari tedeschi che, assieme ad altri, si erano dati a depredare un magazzino viveri destinato alla popolazione civile. Visto cadere il superiore colpito a morte da raffica di mitra, si lanciava animosamente contro il feritore, ma nel generoso gesto veniva parimente gravemente ferito all'addome. Trasportato all'ospedale raccomandava che le più amorevoli cure fossero rivolte al superiore, accanto al quale, nell'estremo anelito, chiese di voler morire. Nobile esempio di altruismo e di elette virtù militari»

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

In seguito la centralissima piazza Roma, teatro di questi delitti, ha assunto il nome di piazza Nardone, in memoria del maresciallo Luciano Nardone e della strage che lì si consumò nel novembre del 1943.

Al carabiniere Isaia Ceci è stata dedicata una via e la caserma dei Carabinieri della stazione di Alba Adriatica, in provincia di Teramo ed una via a San Benedetto del Tronto.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]