Luce d'Eramo

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Luce d'Eramo

Luce d'Eramo, pseudonimo di Lucette Mangione (Reims, 17 giugno 1925Roma, 6 marzo 2001), è stata una scrittrice italiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nasce nel 1925 a Reims (Francia) da genitori italiani, Luce d'Eramo – nome da sposata di Lucette Mangione, che mantiene anche dopo il divorzio dal marito Pacifico d'Eramo – vive fino ai quattordici anni a Parigi. Il padre, illustratore e pittore, ha vissuto a Parigi tra il 1912 e il 1915, ha combattuto durante la prima guerra mondiale, nel 1918 è diventato pilota di aerei, quindi si è stabilito di nuovo in Francia, dove divenne costruttore. La madre ha l'incarico di segretaria del Fascio a Parigi e si occupa di assistere i lavoratori italiani emigrati. Nel 1938 Luce rimpatria con la famiglia in Italia e precisamente, in un primo tempo, presso la casa della nonna materna ad Alatri, dove si iscrive al liceo classico.

Il cambiamento d'ambiente non poteva essere più netto: alla realtà di Parigi, così moderna e politicamente contrastata (nel 1936 sfilavano sotto casa sua i cortei operai del Front Populaire), veniva a sostituirsi la società rurale del Lazio meridionale in cui processioni di persone scalze, cantando a gola spiegata, andavano in pellegrinaggio al Santuario di Trisulti; dappertutto preti e cappuccini, il cui convento s'ergeva dietro il giardino della nonna. Come lei stessa racconta in Io sono un'aliena, dopo essersi sentita trattare da "petite macaronì" in Francia, si sente definire dai suoi compagni del Liceo Conti Gentili "la francesina". Cresce così senza poter mettere radici da nessuna parte, il che contribuisce a darle una particolare sensibilità per la situazione dei "diversi" .

Successivamente il padre viene richiamato in servizio come pilota e poi passa all'ufficio stampa dell'aeronautica militare. La famiglia si trasferisce a Roma, dove Lucetta (così la chiamano in famiglia) frequenta l'ultimo anno di liceo all'Umberto (oggi Pilo Albertelli) e si iscrive poi alla facoltà di lettere dell'università, e ai GUF, come era naturale per una ragazza cresciuta in una famiglia fascista come la sua.

All'indomani del 25 luglio 1943, dopo la caduta del regime, segue in un primo momento la famiglia a Bassano del Grappa, dove il padre viene nominato sottosegretario all'aviazione nella Repubblica di Salò; dopo qualche mese, venuta a conoscenza di voci sempre più insistenti sulle deportazioni e sulle angherie che si perpetravano nei lager nazisti, dubbiosa, frastornata, ma ancora restia ad abbandonare il suo idealismo di giovane fascista, il 7 febbraio 1944 decide di verificare di persona, e scappa di casa per andare a lavorare come operaia volontaria nei campi di lavoro tedeschi.

Lì Luce si accorge ben presto della cruda realtà dell'oppressione e dello sfruttamento, si ribella, solidarizza coi russi prigionieri, partecipa all'organizzazione di uno sciopero voluto dalla resistenza francese e viene incarcerata. Dopo un tentativo di suicidio, rimpatriata per riguardo alla sua famiglia, a Verona, invece di tornare a casa si unisce deliberatamente a un convoglio di deportati e finisce nel lager di Dachau. Da lì riesce a fuggire, e conduce un'esistenza vagabonda di clandestina, svolgendo i lavori più umili, in una Germania sconvolta dai bombardamenti, finché a Magonza, il 27 febbraio 1945, mentre aiuta a scavare nelle macerie per recuperare i feriti, un muro le crolla addosso riducendola in fin di vita e lasciandola paralizzata alle gambe. Tutte queste vicissitudini, accadute nel giro di meno di un anno, sono raccontate in Deviazione, romanzo autobiografico e "giallo" della memoria, cominciato pochi anni dopo il rientro in Italia, ma terminato e pubblicato a più di trent'anni di distanza, nel 1979.

Ritornata in Italia alla fine della guerra, Luce passa un periodo a Bologna, ricoverata all'Istituto Rizzoli, dove conosce e sposa Pacifico d'Eramo, reduce dalla spedizione in Russia – dove è stato ferito – e futuro professore di filosofia. I due si trasferiscono a Roma. Dall'unione nasce nel 1947 il figlio Marco d'Eramo.

Ripresi gli studi universitari, d'Eramo si laurea nel 1951 in lettere, con una tesi sulla poetica di Giacomo Leopardi, e poi in filosofia nel 1954 con una tesi sulla Critica del giudizio di Kant.

Dopo aver pubblicato presso una piccola casa editrice Idilli in coro nel 1951, conosce Moravia che l'apprezza come scrittrice e le pubblica su Nuovi Argomenti il racconto Thomasbräu, poi confluito in Deviazione. In seguito scriverà il primo dei suoi saggi fortemente anticonvenzionali: Raskolnikov e il marxismo (1960, ripubblicato nel 1997), in cui discute con Moravia a proposito dell'URSS. In Finché la testa vive (1964), romanzo anch'esso confluito in Deviazione, affronta il trauma di ritrovarsi in carrozzina a 19 anni e il ricominciare a vivere in un'Europa che esce in macerie dalla guerra.

Nel suo percorso di scrittrice rimane fondamentale l'incontro nel 1966 con Ignazio Silone, al quale rimane legata per tutta la vita da un'amicizia umana e intellettuale, che la porta a pubblicare nel 1971 per la Arnoldo Mondadori Editore il suo saggio più impegnativo, un acuto studio critico-bibliografico su L'opera di Ignazio Silone, in cui esamina le resistenze della cultura italiana nei confronti di uno scrittore considerato in tutto il mondo come un grande del Novecento italiano. Negli anni della cosiddetta strategia della tensione, l'amicizia con Camilla Cederna la porta a interessarsi al caso Feltrinelli, sollevato dalla giornalista milanese riguardo alla versione ufficiale sulla morte dell'editore, saltato in aria – secondo la polizia – mentre minava un traliccio dell'alta tensione; in Cruciverba politico. Come funziona in Italia la strategia della diversione (1974), Luce d'Eramo consegna una tagliente analisi della stampa quotidiana sull'argomento.

Dopo il nazismo e la guerra nel già citato Deviazione e nei successivi Racconti quasi di guerra (1999), Luce d'Eramo racconta la lotta armata comunista degli anni di piombo nel romanzo Nucleo zero del 1981; il rifiuto della vecchiaia e dell'invecchiare nelle società "avanzate" in Ultima luna del 1993, Premio Napoli[1]; il voluto e sistematico soffocamento della propria umana empatia da parte di un giovane naziskin in Si prega di non disturbare del 1995; la malattia mentale in Una strana fortuna del 1997; e infine, in Un'estate difficile, uscito postumo nel 2001, la psicologia di un marito-padrone e il cammino di una donna verso l'autonomia, malgrado i condizionamenti affettivi e sociali di un matrimonio insostenibile, nell'Italia degli anni cinquanta.[2]

Durante tutta la sua attività di scrittrice, Luce d'Eramo collabora inoltre a diversi periodici e riviste: Nuovi argomenti, La Fiera Letteraria, Studi Cattolici, Nuova Antologia, Tempo Presente, e ai quotidiani il manifesto, l'Unità e Avvenire.

Il suo libro più noto, il romanzo Deviazione, è diventato un best seller, venduto in centinaia di migliaia di copie e tradotto in francese, in tedesco e in giapponese. Dal romanzo Nucleo zero, anch'esso tradotto in tedesco e spagnolo, il regista Carlo Lizzani nel 1984 ha tratto il film omonimo. Ma il libro al quale la scrittrice teneva di più è il romanzo Partiranno (1986), appassionata cronistoria della permanenza sulla Terra dei Nnoberavezi, alieni gentili e curiosi di conoscenza, ai quali Luce d'Eramo si è interessata grazie alla propria "alienità", come ha chiarito nel suo ultimo libro-intervista, Io sono una aliena, pubblicato nel 1999, due anni prima di morire a Roma il 6 marzo 2001.

È sepolta nel cimitero acattolico di Roma.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Narrativa[modifica | modifica wikitesto]

Saggi[modifica | modifica wikitesto]

  • Raskolnikov e il marxismo. Note a un libro di Moravia, Milano, Esse, 1959.
  • L'opera di Ignazio Silone. Saggio critico e guida bibliografica, Milano, A. Mondadori, 1971.
  • Cruciverba politico. Come funziona in Italia la strategia della diversione, Roma, Guaraldi, 1974.
  • Europa in versi. La poesia femminile del '900, a cura di e con Gabriella Sobrino, Roma, Il ventaglio, 1989.
  • Ignazio Silone, Rimini, Editori Riminesi Associati, 1994. ISBN 88-86393-00-8.
  • Io sono un'aliena, Roma, Lavoro, 1999. ISBN 88-7910-864-6.
  • Ignazio Silone, a cura di Yukari Saito, Roma, Castelvecchi, 2014. ISBN 978-88-6826-025-5. [comprende L'opera di Ignazio Silone del 1971, Ignazio Silone del 1994, e il carteggio inedito tra Luce d'Eramo e lo scrittore]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Premio Napoli di Narrativa 1954-2002, su premionapoli.it. URL consultato il 16 febbraio 2019.
  2. ^ Una scrittrice fuori della norma da riscoprire (PDF), su www.cislscuola.it. URL consultato il 20 luglio 2022.
  3. ^ cislscuola.it, https://www.cislscuola.it/uploads/media/S_F_5-8_2015-INSERTO.pdf.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Un'ampia bibliografia ragionata dei principali scritti su Luce d'Eramo è inclusa nell'edizione Feltrinelli (2012) di Deviazione. Ad essi vanno aggiunti:

  • Daniella Ambrosino, Temi, strutture e linguaggio nei romanzi di Luce d'Eramo, "Linguistica e letteratura" XXVI (2001), pp. 195–251
  • AA.VV., Speciale Luce d'Eramo: inserto di "Prospettiva Donna" dedicato a Luce d'Eramo (a cura di Marco d'Eramo e Piersandro Vanzan s.j., con scritti di Marco d'Eramo, Piersandro Vanzan, Daniella Ambrosino, Corinne Lucas-Fiorato, Paola Ferro e Luce d'Eramo) in "Prospettiva persona" n. 44, anno XII (2003).
  • AA.VV., Come intendersi con l'altro (a cura di Anna Maria Crispino e Marco d'Eramo), supplemento al n. 99 (marzo 2013) di "Leggendaria". Si tratta di un fascicolo speciale sulla scrittrice pubblicato in occasione della "III Giornata di studi di Leggendaria" a lei dedicata, con contributi di Anna Maria Crispino, Marco d'Eramo, Daniella Ambrosino, Maria Rosa Cutrufelli, Bia Sarasini, Stefania Lucamante, Mariella Gramaglia, Barbara Zaczek, Cecilia Bello Minciacchi, Corinne Lucas-Fiorato.
  • Angela Scarparo, Romanzi del cambiamento. Scrittrici dal 1950 al 1980, Avagliano Editore, 2014. Su Luce d'Eramo vedi l'Introduzione e le pp. 327-355 dedicate a Nucleo zero.
  • Franco Pappalardo La Rosa, Le storie altrui. Narrativa italiana del penultimo Novecento, Achille e La Tartaruga, Torino 2016.
  • Maria Rosa Cutrufelli (a cura di), Quella febbre sotto le parole, Iacobelli, Roma 2016.

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