Linfoma linfoplasmocitico

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Linfoma linfoplasmocitico
Classificazione e risorse esterne (EN)
ICD-O9671/3
ICD-10C83.0

Il linfoma linfoplasmocitico è una neoplasia a cellule B che colpisce in genere nella sesta o settima decade di vita. Esso è costituito da varie entità, comprendenti il linfoma a piccoli linfociti con differenziazione plasmacellulare e l'immunocitoma. Sebbene sia di aspetto simile alla leucemia linfatica cronica e al linfoma a piccoli linfociti, differisce nel fatto che una sostanziale frazione di cellule neoplastiche va incontro a differenziazione terminale in plasmacellule; più frequentemente le plasmacellule neoplastiche secernono IgM monoclonali, spesso in quantità sufficienti a dare una sindrome da iperviscosità nota come macroglobulinemia di Waldenström. A differenza del mieloma multiplo, la sintesi delle catene pesanti è solitamente bilanciata e, perciò, le complicanze che derivano dalla secrezione di catene leggere libere sono rare (es.: insufficienza renale e amiloidosi).

Morfologia[modifica | modifica wikitesto]

Solitamente il midollo osseo contiene un diffuso infiltrato di linfociti, plasmacellule e linfociti plasmocitoidi intermedi, spesso accompagnato da una iperplasia reattiva dei mastociti. Si osservano i corpi di Russell e i corpi di Dutcher (inclusioni PAS+ contenenti immunoglobuline in sede rispettivamente citoplasmatica e nucleare) nelle cellule plasmocitoidi. Interessa il midollo osseo, ma può diffondersi anche ai linfonodi, alla milza e al fegato; può inoltre verificarsi un'infiltrazione delle radici nervose, delle meningi e raramente, in stadi avanzati della malattia, al cervello.

Immunofenotipo e genetica molecolare[modifica | modifica wikitesto]

La componente linfocitaria dell'infiltrato di cellule tumorali esprime marcatori delle cellule B come CD20 ed è solitamente negativa per CD5 e CD10, mentre la componente plasmacellulare espressa secerne un'immunoglobulina monoclonale. Questo tumore generalmente non presenta traslocazioni cromosomiche o riarrangiamenti aberranti che interessano i loci delle immunoglobuline; la più comune anomalia citogenetica è una delezione che interessa il cromosoma 6q[1][2].

Evoluzione clinica[modifica | modifica wikitesto]

I principali disturbi sono sintomi aspecifici come debolezza, affaticamento, perdita di peso; circa la metà dei pazienti presenta linfoadenopatia, epatomegalia, splenomegalia. Spesso i pazienti vengono colpiti da anemia da infiltrazione midollare e può essere accentuata da emolisi autoimmune in circa un paziente su dieci. Tale emolisi è causata da agglutine fredde, IgM che si legano a eritrociti a temperature inferiori a 37 °C. I pazienti con tumori IgM secernenti hanno ulteriori disturbi derivanti dalle proprietà fisicochimiche della macroglobulina. A causa delle loro grandi dimensioni, le IgM ad alte concentrazioni aumentano La viscosità del sangue dando una sindrome da viscosità caratterizzata da:

Lo sviluppo di questo linfoma è progressivo e la sintomatologia da iperviscosità del sangue può essere alleviata dalla plasmaferesi.

Lo stesso argomento in dettaglio: Macroglobulinemia di Waldenström.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Mansoor A et al: Waldenström macroglobulinemia neoplastic cell lack immonuglobulin heavy chain locus translocations but have frequent 6q deletions. Blood 100:2996 2002
  2. ^ Leonard JP et al: Biology and management of mantle cell lymphoma. Curr Opin Oncol 3:97 2002

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Robbins e Cotran, Le Basi Patologiche Delle Malattie, 7ª edizione, Ed. Elsevier e Masson
  Portale Medicina: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di medicina