Lesignano de' Bagni

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Lesignano de' Bagni
comune
Lesignano de' Bagni – Stemma
Lesignano de' Bagni – Bandiera
Lesignano de' Bagni – Veduta
Lesignano de' Bagni – Veduta
Piazza IV Novembre
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Emilia-Romagna
Provincia Parma
Amministrazione
SindacoSabrina Alberini (destra, LSP) dal 27-5-2019
Territorio
Coordinate44°38′34.8″N 10°17′58″E / 44.643°N 10.299444°E44.643; 10.299444 (Lesignano de' Bagni)
Altitudine252 m s.l.m.
Superficie47,49 km²
Abitanti5 099[1] (31-5-2023)
Densità107,37 ab./km²
FrazioniBassa, Caseificio, Cavirano, Costa, Faviano di Sopra, Faviano di Sotto, Fienile, Fossola, La Porta, Masdone, Monti Vitali, Mulazzano Monte, Mulazzano Ponte, Rivalta, Saliceto, San Michele Cavana, Santa Maria del Piano, Stadirano, Tassara
Comuni confinantiLanghirano, Neviano degli Arduini, Parma, Traversetolo
Altre informazioni
Cod. postale43037
Prefisso0521
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT034019
Cod. catastaleE547
TargaPR
Cl. sismicazona 3 (sismicità bassa)[2]
Cl. climaticazona E, 2 780 GG[3]
Nome abitantilesignanesi
Patronosan Michele Arcangelo
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Lesignano de' Bagni
Lesignano de' Bagni
Lesignano de' Bagni – Mappa
Lesignano de' Bagni – Mappa
Posizione del comune di Lesignano de' Bagni nella provincia di Parma
Sito istituzionale

Lesignano de' Bagni (Lezgnàn di Bagn in dialetto parmigiano[4]) è un comune italiano di 5 099 abitanti della provincia di Parma in Emilia-Romagna.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio comunale si estende sulla sponda destra del torrente Parma, in corrispondenza dei primi rilievi appenninici. Solo la porzione nord-ovest, compresa tra il capoluogo, la frazione di Santa Maria del Piano e la Parma è pianeggiante, mentre il resto del territorio, bagnato dai torrenti Termina e Masdone, è collinare;[5] a causa dell'azione dilavante delle acque piovane e della natura dei terreni, sono diffusi i calanchi.[6]

Dal 9 giugno del 2015 parte dell'Appennino tosco-emiliano, tra cui anche il territorio comunale di Lesignano de' Bagni, fa parte delle riserve della biosfera UNESCO.[7]

Parco dei Barboj[modifica | modifica wikitesto]

Tra la frazione collinare di Rivalta e la località Torre del comune limitrofo di Traversetolo, a circa 350 m s.l.m., si estende il parco dei Barboj,[6] così denominato in riferimento ai borbottii che accompagnano l'emissione di gas metaniferi dal sottosuolo attraverso piccoli vulcanelli; queste manifestazioni geologiche comportano la fuoriuscita da pozze sorgentifere di fanghi salati, che confluiscono nel piccolo rio dei Barboj, affluente del torrente Termina.[8]

Acque termali[modifica | modifica wikitesto]

Nel territorio di Lesignano sono presenti fonti sulfureo saline, le cui acque, prelevate attraverso due pozzi,[9] furono utilizzate per usi curativi tra il 1474, anno in cui Pier Maria II de' Rossi fondò i bagni termali,[10] e la fine del XIX secolo.[11]

Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]

Il toponimo ha probabile origine latina: il medievale "Lisiniano", divenuto poi "Lisignano" e "Lesignano", sarebbe infatti riferibile alla gens Licinia, con l'aggiunta del suffisso -anus.[11]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

I più antichi insediamenti umani nella zona di Lesignano sorsero nell'età del bronzo, tra il XVII e il X secolo a.C.,[12] come testimoniato dai reperti rinvenuti tra il 1993 e il 2006 in località Monte La Pila. Sui resti dello stanziamento preistorico, gli Etruschi prima e i Liguri poi ne fondarono uno nuovo tra il V e il III secolo a.C.[13]

In seguito il territorio passò sotto il controllo dei Romani.[11]

I Longobardi occuparono la zona tra il VII e l'VIII secolo e iniziarono il recupero delle colline avviandovi le prime coltivazioni.[12]

La più antica testimonianza dell'esistenza del borgo medievale di "Lisiniano" risale tuttavia soltanto al 1094, quando la località fu citata in un atto notarile di compravendita di un terreno.[12]

Il castello difensivo fu eretto in epoca imprecisata e nel 1405, quando fu menzionato per la prima volta, risultava appartenere a Pietro e Giacomo de' Rossi;[12] il 3 aprile di quell'anno, durante gli scontri che opposero i Rossi e i Terzi, il maniero fu attaccato e conquistato[14] dalle truppe guidate da Guido Torelli,[12] mentre un mese dopo la chiesa di San Michele Arcangelo fu quasi completamente rasa al suolo da Pietro da Vianino.[14]

Nel 1464 Pier Maria II de' Rossi assegnò nel testamento il castello a Ottaviano,[15] che, pur risultando formalmente figlio di Bianca Pellegrini, sua amante, e del marito Melchiorre Arluno, in realtà era molto più probabilmente figlio naturale del conte.[16] Tuttavia, Ottaviano premorì a Pier Maria, perciò i beni a lui destinati furono assegnati all'erede principale Guido.[15] In seguito alla disastrosa guerra dei Rossi avviata agli inizi del 1482, pochi mesi prima della scomparsa del conte,[17] il feudo fu confiscato da Ludovico il Moro.[12]

Dopo la conquista del ducato di Milano da parte del re di Francia Luigi XII, il maniero tornò ai Rossi, giungendo nelle mani di Giulio Cesare, conte di Caiazzo;[18] quest'ultimo nel 1539 rapì Maddalena Sanseverino, primogenita del conte Roberto ed ereditiera del feudo di Colorno, e la sposò; il papa Paolo III, nella sua qualità di sovrano di Parma, che dal 1521 dipendeva stabilmente dallo Stato della Chiesa,[19] condannò il Rossi alla confisca delle sue terre parmensi,[20] fece radere al suolo il castello di Lesignano e assegnò il feudo, unitamente alle vicine Basilicanova, Pariano e Mamiano, al nipote Sforza I Sforza di Santa Fiora.[18]

Nel 1707 le terre furono ereditate con gli altri beni della famiglia dal duca di Onano Federico III Sforza, che dal 1673 aveva aggiunto al proprio il cognome della moglie Livia, dando origine alla famiglia Sforza Cesarini.[21]

In seguito all'abolizione napoleonica dei diritti feudali sancita nel 1805 nell'ex ducato di Parma e Piacenza,[22] Lesignano e il suo territorio furono inizialmente inglobati nel comune di Parma, ma l'anno successivo se ne separarono costituendo il nuovo comune di Lesignano, rinominato nel 1837 Lesignano de' Bagni in considerazione della vocazione termale del luogo.[6]

Orificenze[modifica | modifica wikitesto]

Il Comune di Lesignano de' Bagni è tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione, insignito della medaglia di bronzo al valor militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per l'attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale[23]:

Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Affrontando disagi e pericoli e sopportando il sacrificio di sangue dei propri figli, la popolazione del comune di Lesignano de' Bagni diede un notevole contributo alla guerra di Liberazione con proprie formazioni partigiane, assistendole moralmente e materialmente. Uniti da sentimenti di ribellione e di reazione alle rappresaglie del nemico, partigiani e popolo attaccarono valorosamente i militari del locale presidio germanico, acquartierato nel Palazzo Municipale, infliggendo loro gravi perdite e obbligandoli a ritirarsi dall'abitato, finalmente liberato dalla loro presenza. Lesignano de' Bagni, 8 settembre 1943 - 25 aprile 1945»
— 9 maggio 1994

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di San Michele Arcangelo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di San Michele Arcangelo (Lesignano de' Bagni).
Facciata della chiesa di San Michele Arcangelo
Lato sud della chiesa di San Michele Arcangelo

Menzionata per la prima volta nel 1230, la pieve romanica originaria fu quasi completamente distrutta nel 1405 da Pietro da Vianino; riedificata nel 1474 per volere di Pier Maria II de' Rossi conservando solo alcuni elementi della preesistente struttura, fu ristrutturata tra il 1579 e il 1590 e soprattutto nel XVII secolo, quando furono modificati gli interni e fu ricostruita la facciata rettangolare con frontone barocco; profondamente danneggiata dai terremoti del 1818 e del 1832, fu ristrutturata solo nel XX secolo, dopo la costruzione del nuovo campanile progettato dall'architetto Camillo Uccelli e completato nel 1927; ristrutturata tra il 1970 e il 1972 con la rimozione degli intonaci esterni seicenteschi e il recupero degli affreschi medievali dell'abside, fu lesionata dal sisma del 1983 e consolidata strutturalmente tra il 1984 e il 1986; danneggiata nuovamente dalle scosse telluriche del 23 dicembre del 2008, fu completamente ristrutturata tra il 2010 e il 2014; la chiesa conserva della struttura originaria il pregevole portale d'ingresso laterale del XII secolo, un rosone chiuso in facciata, la zona absidale e alcuni elementi di reimpiego, tra cui due leoni stilofori mutili, alcuni capitelli decorati e una campana in bronzo del 1363.[24][25]

Affresco di epoca medievale emerso a seguito del crollo dell'intonaco dell'abside nella chiesa di Lesignano.

Oratorio di San Fermo[modifica | modifica wikitesto]

Edificato secondo la tradizione per volere di Pier Maria II de' Rossi, il piccolo oratorio, delle dimensioni di un'edicola, fu in realtà molto più probabilmente costruito alla fine del XVI secolo.[26]

Abbazia di San Basilide[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Abbazia di San Basilide.
Chiesa dei Santi Pietro e Paolo dell'abbazia di San Basilide a San Michele Cavana
Capitello del nartece della chiesa dei Santi Pietro e Paolo a San Michele Cavana

Edificata in stile romanico a San Michele Cavana all'incirca tra il 1096 e il 1115 per volere di san Bernardo degli Uberti, l'abbazia vallombrosana fu danneggiata da un terremoto nel 1117, che comportò la ricostruzione della facciata della chiesa con l'aggiunta di un esonartece, poi modificato a partire dal 1256; sostenuta finanziariamente dalla famiglia della Palude, la struttura mantenne la piena autonomia fino al 1419, quando all'abate fu affiancato un commendatario; caduta in declino, fu ridotta a commenda di importanti famiglie nobiliari in seguito al definitivo allontanamento dei monaci dopo il 1484; successivamente al crollo della pieve di San Pietro di San Michele Cavana, la chiesa fu elevata nel 1564 al rango di parrocchia e fu internamente ristrutturata in stile barocco agli inizi del XVII secolo e soprattutto nei primi anni del XVIII; dopo la confisca napoleonica del 1805, il monastero fu alienato a privati e destinato a usi residenziali e agricoli; nell'ottica di riportare alla luce l'originaria veste romanica, il luogo di culto fu completamente ristrutturato tra il 1934 e il 1942 e nuovamente nel 1961, rimuovendo tutte le aggiunte seicentesche e settecentesche; restaurato esternamente tra il 2004 e il 2005, fu danneggiato dal sisma del 2008 e ristrutturato interamente tra il 2011 e il 2015. La chiesa conserva vari elementi di pregio: il nartece romanico, retto da sei pilastri cruciformi coronati da capitelli riccamente scolpiti nei primissimi anni del XII secolo dalle stesse maestranze che operarono nel duomo di Parma; il portale d'ingresso sormontato da lunetta; il fonte battesimale di reimpiego; la cripta decorata con stucchi settecenteschi, contenente le spoglie di san Basilide; il portale d'accesso all'ex monastero. Il chiostro a pianta quadrata, seppur rimaneggiato nei secoli, custodisce della struttura medievale un'ampia bifora ad arco, alcune arcate, varie porzioni di pilastri e il monumento sepolcrale di Geraldino di Saviola.[27][28]

Chiesa della Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo a Mulazzano Monte[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa della Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo a Mulazzano Monte

Menzionata per la prima volta nel 1174, la chiesa romanica di Mulazzano Monte fu completamente ricostruita in stile barocco tra il 1630 e il 1639 e ristrutturata tra il 1780 e il 1790 con l'aggiunta della facciata neoclassica; restaurata tra il 1932 e il 1936, fu nuovamente risistemata in seguito al sisma del 1971 e tra il 2000 e il 2003; il luogo di culto conserva dell'edificio originario alcuni elementi, tra cui una pregevole formella romanica decorata con un bassorilievo raffigurante una croce astile; all'interno del tempio sono inoltre presenti varie opere d'arte e un organo risalente al XVII o XVIII secolo.[29][30]

Chiesa della Purificazione di Maria Vergine a Santa Maria del Piano[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa della Purificazione di Maria Vergine a Santa Maria del Piano

Menzionata per la prima volta nel 1141, la chiesa romanica di Santa Maria del Piano fu quasi completamente demolita nel 1887 e riedificata in stile neoclassico; ampliata nel 1893 con la costruzione delle navate laterali, fu restaurata nel 1966; il luogo di culto conserva il campanile medievale, in parte inglobato nel tiburio sulla cupola; gli interni sono decorati con affreschi eseguiti nel 1894 da Agostino Tagliaferri.[31]

Chiesa della Purificazione di Maria Vergine a Rivalta[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa della Purificazione di Maria Vergine a Rivalta

Menzionata per la prima volta nel 1230, la chiesa di Rivalta, modificata successivamente in stile barocco, fu parzialmente ristrutturata intorno al 1960; danneggiata dai terremoti del 1983 e del 2008, fu in entrambi i casi restaurata e rinforzata strutturalmente negli anni seguenti; l'edificio, sviluppato su un impianto a navata unica, è dotato di due cappelle laterali.[32]

Architetture militari[modifica | modifica wikitesto]

Castello[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Castello di Lesignano.

Menzionato per la prima volta nel 1405, il maniero rossiano fu conquistato dalle truppe dei Terzi guidate da Guido Torelli durante gli scontri tra le due casate; rientrato nelle mani dei Rossi, fu assegnato da Pier Maria II al figlio Guido, ma la guerra dei Rossi del 1482 ne impedì la successione; requisito da Ludovico il Moro, ritornò in seguito ai Rossi; completamente demolito dopo la confisca dei beni del conte Giulio Cesare da parte del papa Paolo III e l'assegnazione a Sforza I Sforza di Santa Fiora, se ne perse in seguito ogni traccia.[18]

Castello di Rivalta[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Castello di Rivalta (Lesignano de' Bagni).

Edificato per volere della Diocesi di Parma nella prima metà del XIV secolo, il castello di Rivalta nel 1335 pervenne attraverso il vescovo Ugolino de' Rossi ai conti Rossi; destinato da Pier Maria II al figlio Guido, dopo la guerra dei Rossi del 1482 fu requisito da Ludovico il Moro, che nel 1484 lo restituì al Comune di Parma; assegnato ai conti Sforza di Santa Fiora ed ereditato nel 1707 dai marchesi Sforza Cesarini, cadde in forte declino, fino alla sua completa scomparsa nel 1922 in seguito alla costruzione della strada comunale; sopravvisse soltanto, a valle del maniero, l'avamposto fortificato detto "castello dell'Elfo", interamente ristrutturato tra il 1997 e il 2003.[33][34]

Castello di Mulazzano[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Castello di Mulazzano.

Menzionato per la prima volta nel 1284, il castello di Mulazzano appartenente ai della Palude fu distrutto per volere del podestà di Parma; ricostruito in seguito, fu espugnato nel 1329 dai Rossi e riconquistato da Bertolino della Palude; riedificato nel 1403 da Giacomo e Pietro de' Rossi, fu definitivamente demolito per ordine ducale e successivamente se ne perse ogni traccia.[35]

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

Terme[modifica | modifica wikitesto]

Terme

Costruite agli inizi del XIX secolo e modificate successivamente più volte, le "Terme" accolsero inizialmente i bagni fondati nel 1474 da Pier Maria II de' Rossi, fino alla loro definitiva chiusura agli inizi del XX secolo; destinate successivamente a ospitare attività socio-assistenziali dell'ASL di Parma, furono acquistate nel 2004 dal Comune di Lesignano; restaurate tra il 2014 e il 2015, divennero sede di un centro diurno per disabili; l'edificio, posto all'interno di un ampio parco, è caratterizzato dal porticato con sovrastante loggia aperti al centro della facciata d'ingresso.[10][36][37]

Villa Lanfranchi[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Villa Lanfranchi.
Villa Lanfranchi

Costruita a Santa Maria del Piano nella seconda metà del XVI secolo probabilmente per volere dei conti Sforza di Santa Fiora, la villa rinascimentale fu alienata successivamente ai nobili Fusari; trasmessa per via ereditaria, attraverso i nobili Balestra e Balestra Toschi, al regista Mario Lanfranchi, fu arricchita tra il 1996 e il 1997 del giardino all'italiana anteriore; l'edificio conserva dell'originaria funzione difensiva numerose feritoie sulla torre posteriore, mentre all'interno si trova un ambiente affrescato da Giovan Battista Borghesi; a fianco del parco, ricco di statue seicentesche e settecentesche, sorge l'oratorio di Santa Maria Maddalena, edificato tra il 1669 e il 1670 per volere di Giovanni Fusari.[38]

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[39]

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

Il sindaco di Lesignano de' Bagni è Sabrina Alberini, eletta con il 45% dei voti il 27 maggio 2019 con la lista "Lega -Fratelli d'Italia - Forza Italia.

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
1º ottobre 1985 21 giugno 1990 Antonio Spalmach Partito Socialista Italiano Sindaco [40]
21 giugno 1990 24 aprile 1995 Gabriele Trombi Democrazia Cristiana Sindaco [40]
24 aprile 1995 14 giugno 1999 Giannino Tragni centro-sinistra Sindaco [40]
14 giugno 1999 14 giugno 2004 Michele Perlini centro-sinistra "Solidarietà ed autonomia per Lesignano" Sindaco [40]
14 giugno 2004 8 giugno 2009 Michele Perlini centro-sinistra "Solidarietà ed autonomia per Lesignano" Sindaco [40]
8 giugno 2009 26 maggio 2014 Giorgio Cavatorta centro-sinistra "Insieme per Lesignano" Sindaco [40]
26 maggio 2014 27 maggio 2019 Giorgio Cavatorta centro-sinistra "Insieme per Lesignano" Sindaco [40]
27 maggio 2019 in carica Sabrina Alberini Lega per Salvini Premier Sindaco [40]

Gemellaggi[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bilancio demografico mensile anno 2023 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Capacchi, p. 893. [1] Archiviato il 9 settembre 2017 in Internet Archive.
  5. ^ Molossi, pp. 189-192.
  6. ^ a b c Turismo e Territorio, su www.comune.lesignano-debagni.pr.it. URL consultato il 12 aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2017).
  7. ^ Riserva Mab Appennino Tosco-Emiliano, su www.mabappennino.it. URL consultato il 10 aprile 2017.
  8. ^ IT4020023 - SIC - Barboj di Rivalta, su ambiente.regione.emilia-romagna.it. URL consultato il 12 aprile 2017.
  9. ^ Marieni, p. 278.
  10. ^ a b Pezzana, 1847, p. 367.
  11. ^ a b c Lesignano de' Bagni (PR), su www.italiapedia.it. URL consultato il 12 aprile 2017.
  12. ^ a b c d e f Andrea Adorni, Lesignano de' Bagni, l'esempio di un ambiente favorevole all'uomo, su www.ilparmense.net, 19 gennaio 2016. URL consultato il 17 marzo 2024 (archiviato il 13 aprile 2017).
  13. ^ Il sito archeologico di Monte La Pila (pianoro versante sud-est) a Lesignano de' Bagni (PR), su www.archeobologna.beniculturali.it. URL consultato il 12 aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2017).
  14. ^ a b Pezzana, 1842, pp. 77-78.
  15. ^ a b Pezzana, 1852, p. 311.
  16. ^ Pezzana, 1852, pp. 308-309.
  17. ^ Pezzana, 1852, p. 300.
  18. ^ a b c Lesignano Bagni, su geo.regione.emilia-romagna.it. URL consultato il 13 aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 14 aprile 2017).
  19. ^ Lopresti, p. 20.
  20. ^ Litta, Tavola V.
  21. ^ Famiglia Sforza-Cesarini, su www.comune.genzanodiroma.roma.it. URL consultato il 13 aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 31 marzo 2017).
  22. ^ L'eredità napoleonica. Il Codice (PDF), su www.treccani.it. URL consultato il 12 aprile 2017.
  23. ^ MINISTERO DELLA DIFESA - COMUNICATO Ricompense al valor militare per attività partigiana, su gazzettaufficiale.it.
  24. ^ Fallini, Calidoni, Rapetti, Ughetti, p. 62.
  25. ^ Chiesa di San Michele Arcangelo "Lesignano de' Bagni", su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 14 aprile 2017.
  26. ^ Comune di Lesignano de' Bagni, su www.portaleditalia.it. URL consultato il 19 aprile 2017.
  27. ^ Chiesa dei Santi Pietro e Paolo "San Michele Cavana, Lesignano de' Bagni", su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 22 aprile 2017.
  28. ^ Fallini, Calidoni, Rapetti, Ughetti, pp. 76-78.
  29. ^ Fallini, Calidoni, Rapetti, Ughetti, p. 80.
  30. ^ Chiesa della Trasfigurazione di Nostro Signore "Mulazzano, Lesignano de' Bagni", su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 23 aprile 2017.
  31. ^ Chiesa della Purificazione di Maria Vergine "Santa Maria del Piano, Lesignano de' Bagni, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 5 settembre 2018.
  32. ^ Chiesa della Purificazione di Maria Vergine "Rivalta, Lesignano de' Bagni, su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 5 settembre 2018.
  33. ^ Rivalta, su geo.regione.emilia-romagna.it. URL consultato il 16 aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 17 aprile 2017).
  34. ^ Il Castello dell'Elfo, su www.provincialgeographic.it. URL consultato il 16 aprile 2017.
  35. ^ Mulazzano, su geo.regione.emilia-romagna.it. URL consultato il 25 maggio 2017 (archiviato dall'url originale il 25 aprile 2017).
  36. ^ Voladora 2014, su www.provincialgeographic.it. URL consultato il 19 aprile 2017.
  37. ^ Verbale di Deliberazione della Giunta Comunale (PDF), su www.comune.lesignano-debagni.pr.it. URL consultato il 19 aprile 2017.
  38. ^ Villa Lanfranchi, su turismo.comune.parma.it. URL consultato il 15 aprile 2017 (archiviato dall'url originale il 2 luglio 2017).
  39. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.
  40. ^ a b c d e f g h http://amministratori.interno.it/

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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