Lepus capensis mediterraneus

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Lepre sarda
Stampa d'epoca della lepre sarda
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Classe Mammalia
Sottoclasse Theria
Infraclasse Eutheria
Superordine Euarchontoglires
(clade) Glires
Ordine Lagomorpha
Famiglia Leporidae
Genere Lepus
Specie L. capensis
Sottospecie L. c. mediterraneus
Nomenclatura trinomiale
Lepus capensis mediterraneus
Wagner, 1841
Nomi comuni

Lepre sarda

La lepre sarda (Lepus capensis mediterraneus, Wagner 1841) è un mammifero lagomorfo appartenente alla famiglia dei Leporidi. La sottospecie, diffusa in Sardegna e in alcune isole minori (Asinara, La Maddalena, Isola di Sant'Antioco, Isola di San Pietro), fa parte di una specie che copre un vasto areale che si estende dal Sudafrica alle regioni centrali e meridionali dell'Asia.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La lepre sarda ha un corpo lungo 40-50 cm e un peso vivo di 1,5-2,5 kg con piedi posteriori lunghi e robusti. Il capo è allungato, con orecchie grandi, nere all'estremità, occhi grandi e sporgenti. La pelliccia è fulvo-brunastra con tonalità nere sul dorso e biancastre sulle parti ventrali. La coda è bianca nella parte ventrale, nerastra in quella dorsale.

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

La femmina di lepre sarda ha in media 1-2 parti l'anno (fino a 3-4 in condizioni ambientali favorevoli), con figliate di 2-4 piccoli. La gravidanza dura 42 giorni e le nascite si concentrano a fine primavera, protraendosi fino all'inizio dell'autunno. Gli accoppiamenti si hanno dall'autunno alla primavera successiva.

I piccoli sono allattati per circa 3 settimane e sono autonomi a un mese di età. La maturità sessuale è raggiunta in 8-10 mesi.

Etologia[modifica | modifica wikitesto]

Specie solitaria, elusiva e di abitudini notturne, di giorno si nasconde fra la vegetazione. È un veloce corridore e corre spiccando lunghi salti. Si nutre esclusivamente di vegetali con una dieta molto varia, secondo le condizioni ambientali, anche se predilige le parti verdi e ricche d'acqua.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Pur con densità differenti, la lepre sarda è diffusa in tutta l'isola, dalle zone costiere a quelle montane, con una maggiore concentrazione nelle aree di collina; è inoltre presente nelle principali isole minori. In genere vive in ambienti ricoperti dalla macchia mediterranea non fitta, ma può trovarsi anche in pascoli, incolti, aree agricole, stagni costieri.

Rispetto alla lepre europea, ha una minore densità di popolazione e nelle migliori condizioni (in aree protette) si possono trovare 20-25 esemplari per kilometro quadrato nel periodo autunnale, tuttavia nelle aree aperte alla caccia la densità si abbassa drasticamente.

Origini e tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Si ritiene che la lepre sarda derivi da popolazioni di Lepus capensis introdotte dal Nordafrica. Incerta e controversa è l'epoca a cui risale la sua introduzione: alcune fonti parlano di epoche storiche[1][2], secondo altre l'origine risale al Neolitico[3].

La collocazione sistematica è incerta. La marcata variabilità genetica fra le popolazioni di Lepus capensis inducono alcuni autori a proporre una revisione interna con l'elevazione al rango di specie di alcune sottospecie, fra cui la stessa lepre sarda[4][5][6][7].

Fattori di minaccia[modifica | modifica wikitesto]

In natura la lepre sarda è controllata da malattie infettive e da alcuni predatori. Il predatore più attivo è la volpe sarda, ma altri nemici naturali sono il gatto selvatico sardo, la donnola, l'aquila reale.

I più importanti fattori di minaccia sono tuttavia di origine antropica: la caccia, il bracconaggio, l'agricoltura, la frammentazione degli ambienti naturali, gli incendi, il randagismo sono nel complesso responsabili di forti riduzioni della densità di popolazione nelle aree non protette.

Lo status di protezione è definito dalla Legge n. 503 del 1981 Allegato III (che recepisce la Convenzione di Berna) e dalla Legge regionale n. 23 del 1998. Pur essendo considerata specie rara a livello nazionale ed europeo, non gode di particolari forme di tutela e ne è ammessa la caccia.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Vigne, J.D., Zooarchaeology and the biogeographical history of mammals of Corsica and Sardinia since the last ice age, in Mammal Rev., vol. 22, n. 2, 1992, pp. 87-89.
  2. ^ Mario Spagnesi, Lepre sarda (PDF), su Lagomorfi, 152. URL consultato il 3 luglio 2007 (archiviato dall'url originale il 30 settembre 2007).
  3. ^ Lepre comune, su Sardegna Foreste: Flora e Fauna. URL consultato il 2 luglio 2007 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007).
  4. ^ P.C. Alves, et al., Ancient introgression of Lepus timidus mtDNA into L. granatensis and L. europaeus in the Iberian Peninsula (PDF), in Molecular Phylogenetics and Evolution, vol. 27, n. 1, aprile 2003, p. 77. URL consultato il 3 luglio 2007 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2007).
  5. ^ Palacios, F., Diversity of hares in Europe, in Reig, S. (a cura di), Euro-American Mammal Congress, Santiago de Compostela, Spagna, Universidad de Santiago de Compostela, 1998, p. 85.
  6. ^ Scandura, M., et al., Mitochondrial CR-1 Variation in Sardinian Hares and Its Relationships with Other Old World Hares (Genus Lepus) (PDF) [collegamento interrotto], in Biochemical Genetics, vol. 45, n. 3-4, aprile 2007, pp. 305-323, DOI:10.1007/s10528-007-9076-z.
  7. ^ ...

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Taxon details for Lepus capensis mediterraneus, su Fauna Europaea. URL consultato il 2 luglio 2007.
  • Mario Spagnesi, Lepre sarda (PDF), su Lagomorfi, 152-153. URL consultato il 3 luglio 2007 (archiviato dall'url originale il 30 settembre 2007).
  • Lepre comune, su Sardegna Foreste: Flora e Fauna. URL consultato il 2 luglio 2007 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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