Le Bœuf sur le Toit

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Le bœuf sur le toit)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Disambiguazione – Se stai cercando la composizione di Darius Milhaud, vedi Le bœuf sur le toit (Milhaud).
Le Bœuf sur le Toit
Localizzazione
StatoBandiera della Francia Francia
LocalitàParigi
Indirizzo34 Rue du Colisée
Coordinate48°52′17″N 2°18′37″E / 48.871389°N 2.310278°E48.871389; 2.310278
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Inaugurazione1921

Fondatore:
Louis Moysés

UsoRistorante, in origine bar/cabaret

Le Bœuf sur le Toit ("Il Bue sul tetto") è il nome di un famoso bar cabaret parigino, fondato nel 1921 da Louis Moysès, che si trovava originariamente in rue Boissy d'Anglas, 28 nell'8° arrondissement di Parigi. Era in particolare il luogo di ritrovo per l'ambiente artistico d'avanguardia durante il periodo tra le due guerre. Maurice Sachs lo raccontò nel suo libro del 1939 Au temps du bœuf sur le toit (Parigi: Nouvelle Revue critique, 1948).[1] Attualmente[2] è al n. 34 di rue du Colisée, dopo essersi trasferito cinque volte nell'8º arrondissement. L'edificio attuale risale al XVIII secolo.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Origini del Le Bœuf[modifica | modifica wikitesto]

Interno del Le Bœuf sur le Toit nel 2007
Louis Moysés di Suzanne Valadon

Il compositore Darius Milhaud era stato in Brasile, dove era rimasto impressionato dal folklore e da una canzone popolare dell'epoca, O Boi no Telhado (Il bue sul tetto). Tornato a Parigi nel 1919 Milhaud e i suoi amici compositori formarono un gruppo chiamato Gruppo dei Sei. Il poeta Jean Cocteau era un membro esterno del gruppo e più tardi avrebbe realizzato la sceneggiatura per la composizione di Milhaud Le bœuf sur le toit, una traduzione diretta del nome del brano brasiliano. Questo balletto-farsa divenne molto popolare e Milhaud, affiancato da Georges Auric e Arthur Rubinstein, venivano uditi spesso suonare una versione a sei mani al La gaya, un bar al n. 17 di rue Duphot, di proprietà di Louis Moysès.[3]

La presenza di Cocteau e della sua cerchia rese molto popolare il Gaya e nel dicembre 1921, quando Moysès spostò il suo bar in rue Boissy d'Anglas, nominò il nuovo bar Le Bœuf sur le Toit, probabilmente per essere sicuro che Milhaud, Cocteau e i loro amici sarebbero andati con lui.[1][4] Lo fecero e nacque "Le Boeuf".

Nel corso degli anni il bar divenne una tale icona che la credenza comune a Parigi era che il balletto di Milhaud aveva preso il nome dal bar, che era l'opposto di quello che realmente era accaduto.[5]

L'affermazione[modifica | modifica wikitesto]

Le Bœuf sur le Toit fu un successo dal giorno in cui fu aperto.[6] Divenne rapidamente il centro della società del cabaret parigino e regnò per tutti gli anni venti.[5][7] Nella serata di apertura il pianista Jean Wiéner, che Moysès aveva portato con sé dal Gaya, suonò brani di Gershwin con Cocteau e Milhaud che lo accompagnavano alla batteria. Secondo Maurice Sachs il pubblico della serata di apertura comprendeva Pablo Picasso, René Clair, Sergej Djagilev e Maurice Chevalier.[8]

Artisti di ogni genere andarono al Le Bœuf. Sul muro, troneggiante sulla scena, c'era l'ormai famoso lavoro dadaista di Francis Picabia L'œil cacodylate (L'occhio cacodilico).[9] Ma il bar era incentrato principalmente sulla musica. Si sarebbe potuto ascoltare Jean Wiéner che suonava Bach, il pianista virtuoso Clément Doucet che interpretava Cole Porter, o Marianne Oswald che cantava le canzoni di Kurt Weill. Ci poteva imbattere in Stravinskij, Francis Poulenc, Catherine Sauvage o Erik Satie.[1] Tra gli ospiti più frequenti c'erano anche il giovane compositore americano Virgil Thomson e altri musicisti classici dei Les Six.[10][11][12][13] Musicisti jazz di altri club parigini si presentavano al Le Boeuf fuori orario e suonavano fino a tarda notte, perché Parigi era soprattutto la città del jazz.[7] In Francia l'espressione "faire un bœuf" è usata dai musicisti fino ad oggi per significare "avere una jam session" e deriva dal nome di questo cabaret.[5]

Nel 1928 il proprietario Louis Moysès fu costretto a trasferirsi in una nuova sede e in seguito ci furono altri trasferimenti, sempre all'interno dell'8º arrondissement.[14]

  • Nel 1922 Le Bœuf sur le Toit fu fondato al n. 28 di rue Boissy d'Anglas
  • Nel 1928 si trasferì al n. 33 di rue Boissy d'Anglas
  • Nel 1928 si trasferì di nuovo al n. 26 di rue de Penthièvre
  • Nel 1936 si trasferì al n. 41 bis dell'avenue Pierre 1er de Serbie
  • Nel 1941 si trasferì a n. 34 di rue du Colisée

I numerosi trasferimenti si rivelarono rovinosi per lo spirito effervescente del cabaret originale. Le Bœuf sur le Toit esiste ancora oggi come ristorante chic,[15] ma il fascino, il prestigio sociale, l'ambiente d'avanguardia e l'atmosfera bohémien sono un lontano ricordo.[5]

La notte dei cristalli[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1938 i propagandisti nazisti reagirono furiosamente all'assassinio del diplomatico tedesco Ernst vom Rath da parte di Herschel Grynszpan, un giovane ebreo e questo fu usato come pretesto per la Notte dei cristalli. Ma secondo lo storico Hans-Jürgen Döscher l'uccisione non era motivata politicamente, come comunemente si crede, ma fu il risultato di un amore andato storto. Grynszpan e Vom Rath erano diventati intimi dopo essersi incontrati a Le Bœuf sur le Toit, che all'epoca era un popolare ritrovo per gay.[16]

Clienti e artisti famosi del Le Bœuf sur le Toit[modifica | modifica wikitesto]

Dal giorno in cui aprì, Le Bœuf fu l'epicentro della Parigi dei ruggenti anni venti ed era sempre affollato dal bel mondo e dalla crema delle avanguardie. Tra le persone che potevano essere viste al Le Bœuf figuravano:[1][3][4][7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Laurent Gloaguen, The Boeuf chronicles: Maurice Sachs, su daniellathompson.com, Daniella Thompson, 24 luglio 2004.
  2. ^ Alla data del 17 dicembre 2018
  3. ^ a b "Cafe Music" Archiviato il 12 agosto 2013 in Internet Archive., TIME Magazine, 26 October 1931.
  4. ^ a b Richardson, p. 209.
  5. ^ a b c d The Boeuf chronicles: How the Ox got its name, and other Parisian legends, by Daniella Thompson, 6 May 2002
  6. ^ Lisa Appignanesi, Cabaret: The First Hundred Years, London, Methuen, 1984, p. 104, ISBN 0-413-53880-X.
  7. ^ a b c Appignanesi, p. 123.
  8. ^ "Paris in the twenties" Archiviato l'8 ottobre 2011 in Internet Archive., The Globe Weekly News.
  9. ^ The Boeuf chronicles: The bar-restaurant, by Daniella Thompson, 4 August 2003.
  10. ^ Virgil Thomson Virgil Thomson. Library of America & Penguin Random House. New York. 2016 p. 135-136 Virgil Thomson and Le Boeuf sur le Toit on books.google.com ISBN 978-1-59853-476-4
  11. ^ a b The Rest is Noise - Listening to the twentieth Century Alex Ross. Picador, New York 2007 p. 110 Virgil Thomas describes Le Boeuf sur le Toit on books.google.com ISBN 978-0-312-42771-9
  12. ^ a b Encyclopedia of Music in the 20th Century Editors – Lee Stacey & Lol Henderson. Routledge, New York 2013 p. 631 Virgil Thomson on books.google
  13. ^ a b Prepare for Saints - Gertrude Stein, Virgil Thomson, and the Mainstreaming of American Modernism Steven Watson, Random House, New York 1998 Le Boeuf sur le Toit and Virgil Thomson and Le Six on google.books.com ISBN 978-0-307-82273-4
  14. ^ In the spotlight Archiviato il 27 agosto 2011 in Internet Archive., Le Boeuf sur le Toit, Official website.
  15. ^ Boeuf sur le Toit Brasserie In Paris
  16. ^ Did gay affair provide a catalyst for Kristallnacht? by Kate Connolly, The Guardian, 30 October 2001
    "Il 7 novembre 1938 Herschel Grynszpan, ebreo, entrò nell'ambasciata tedesca a Parigi e sparò a Ernst vom Rath, un diplomatico tedesco. I propagandisti nazisti condannarono le sparatorie come un attacco terroristico per promuovere la causa della "rivoluzione mondiale" ebraica e lanciarono la serie di attacchi noti come Notte dei cristalli. Vom Rath e Grynszpan si incontrarono nel bar Le Bœuf sur le Toit, un ritrovo popolare per i gay nell'autunno del 1938 e divennero intimi."
  17. ^ Virgil Thomson, Virgil Thomson, su books.google.com, New York, Library of America & Penguin Random House, 2016, pp. 135-136, ISBN 978-1-59853-476-4. Virgil Thomson and Le Boeuf sur le Toit

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN152462417 · LCCN (ENn82030782 · BNF (FRcb166037131 (data) · WorldCat Identities (ENlccn-n82030782