Lavinia Fontana

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Autoritratto nello studio, firmato e datato 1579, Collezione di autoritratti agli Uffizi, Firenze

Lavinia Fontana (Bologna, 24 agosto 1552Roma, 11 agosto 1614) è stata una pittrice italiana del tardo manierismo. Viene ricordata per essere stata la prima donna a dipingere una pala d'altare[1] e per aver dipinto il primo nudo femminile ad opera di una donna (Minerva nell'atto di vestirsi) su commissione del cardinale Scipione Borghese[2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Lavinia era figlia del pittore manierista Prospero Fontana, nella cui bottega poté attingere, accanto agli insegnamenti del padre, ad una vasta gamma di esperienze pittoriche emiliane (dal Parmigianino a Pellegrino Tibaldi), venete (Veronese, Jacopo Bassano), lombarde (Sofonisba Anguissola) e toscane. Presso il padre poté anche frequentare i Carracci (Ludovico, Agostino e Annibale), poco più giovani, ma che non mancarono di influire su di lei. Si narra che, ricevuta dal pittore imolese Giovan Paolo Zappi la richiesta di sposarlo, la già attempata (25 anni) Lavinia pose la condizione di poter continuare a dipingere. Zappi accettò la cosa, tanto che rinunciò in pratica a lavorare in proprio e assunse il ruolo d'assistente della moglie.

Lavinia Fontana acquistò ben presto, già a Bologna, fama come ritrattista, distinguendosi soprattutto per l'accuratezza dei particolari, come abbigliamento e acconciature, nelle figure femminili. Ma, a differenza di altri artisti, Lavinia non fu monocorde e nella sua opera si incontrano spesso anche soggetti mitologici, biblici e sacri. Le prime commesse pubbliche che ottenne furono, nel 1584, la Madonna Assunta di Ponte Santo e i santi Cassiano e Pier Crisologo (Imola, Palazzo comunale) e un dipinto dell'Assunzione della Vergine per una chiesa bolognese. È con Fede Galizia e Artemisia Gentileschi una delle prime pittrici a ritrarre scene bibliche e in particolare i suoi personaggi femminili (come Giuditta e Maria Maddalena).[3]

Minerva in atto di abbigliarsi, 1613, Galleria Borghese, Roma

I successi maggiori le giunsero a Roma dove fu chiamata, pare vincendo una certa sua riluttanza e grazie ai maneggi del marito, dal nuovo papa Gregorio XIII, suo conterraneo, e si trasferì stabilmente nel 1603. Grazie a tale alta protezione, Lavinia eseguì innumerevoli lavori per l'entourage della corte papale (nobiltà romana e rappresentanze diplomatiche) tanto da essere soprannominata «la Pontificia Pittrice».

Come commessa romana Lavinia aveva già eseguito nel 1599 il dipinto della Visione di san Giacinto per il titolo cardinalizio di Santa Sabina. E proprio nella Basilica di San Paolo fuori le mura (collegata al titolo cardinalizio) poco dopo il suo arrivo a Roma dipinse una Lapidazione di Santo Stefano (1604), opera che le valse critiche per le sproporzioni delle figure umane e che andò perduta in un incendio nel 1823.

Ma anche nella sede papale la maggior mole di lavoro che Lavinia Fontana riuscì a svolgere, nonostante il notevole peso delle incombenze domestiche (la pittrice partorì undici figli, di cui otto morirono prematuramente), riguarda i ritratti di diplomatici, personalità e, soprattutto, di nobildonne, tanto da far poi scrivere all'abate Luigi Lanzi che «divenne pittrice di Gregorio XIII; e più che da altri fu ambita dalle dame romane, le cui gale ritraea meglio che uomo del mondo».

Continuò, comunque, a prodursi in altri soggetti, come la Minerva in atto di abbigliarsi (1613), oggi alla Galleria Borghese di Roma, in cui la dea vergine è sorpresa nuda nell'atto d'indossare il manto (quasi una Venere che indossi gli abiti di Minerva, come parrebbe suggerire Cupido che si gingilla con l'elmo) e guarda maliziosamente verso lo spettatore.

Nell'ultimo periodo della sua vita Lavinia Fontana fu colta da una crisi mistica che nel 1613 la portò a ritirarsi in un monastero, assieme al marito. Morì a Roma nell'agosto dell'anno seguente.

Nonostante le undici gravidanze, la sua produzione fu corposa: oltre ai numerosissimi ritratti di nobildonne, diplomatici e personalità d'ogni sorta, Lavinia dipinse un centinaio di pale d'altare (di cui ne sopravvivono 30 firmate e 25 con attribuzione contrastata) e realizzò diverse sculture di uomini in battaglia, in particolare con cavalli e altri tipi di bestiame. È la pittrice rinascimentale di cui sopravvivono più opere in assoluto, il che è indicativo della fama di cui godeva fra i suoi contemporanei.[4]

Mostre[modifica | modifica wikitesto]

La visita della regina di Saba al re Salomone, 1600 circa, Galleria nazionale d'Irlanda, Dublino

Nel 2023 la Galleria nazionale d'Irlanda ha dedicato alla pittrice una mostra monografica, a seguito del restauro dell'opera conservata al museo nell'ambito del Lavinia Fontana Conservation and Research Project.[5]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

La città di Bologna ha intitolato un giardino a suo nome.[6]

Opere (parziale)[modifica | modifica wikitesto]

Dipinto a quattro mani con il padre:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Pittura al femminile: Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana e Artemisia Gentileschi, su artslife.com. URL consultato il 14 giugno 2022.
  2. ^ Lavinia Fontana, su enciclopediadelledonne.it. URL consultato il 14 giugno 2022.
  3. ^ DagoSpia.
  4. ^ Le donne nella storia dell’arte: Lavinia Fontana, su news-24.it. URL consultato il 14 giugno 2022.
  5. ^ (EN) Lavinia Fontana Conservation and Research Project, su National Gallery of Ireland. URL consultato il 24 settembre 2023.
  6. ^ Giardino Lavinia Fontana, su Iperbole, Comune di Bologna. URL consultato il 13 febbraio 2023.
  7. ^ Visualizza Immagine, su 46.137.91.31. URL consultato il 16 luglio 2023 (archiviato dall'url originale il 26 ottobre 2015).
  8. ^ Chiara Amato, #QuadricheRaccontano: Marta e Maria, su www.laquadreria.it, 4 aprile 2018. URL consultato il 24 settembre 2023.
  9. ^ Bentornata Lavinia!, su Ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo, 17 agosto 2023. URL consultato il 24 settembre 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alberto Macchi, Carlo Dolci e il Cristo Ecce Homo, prefazione di Maurizio Marini, Colosseo Editore, Roma 2006 (Note)
  • Francesco Petrucci, Pittura di Ritratto a Roma. Il Seicento, 3 voll., Andreina & Valneo Budai Editori, Roma 2008, ad indicem
  • Lisa Laffi, Cento passi di donne, Bacchilega editore, Imola 2017
  • Vera Fortunati, FONTANA, Lavinia, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 48, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1997. Modifica su Wikidata

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