Arctium lappa

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Lappa major)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Come leggere il tassoboxProgetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Bardana maggiore
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superasteridi
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi
(clade) Campanulidi
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Carduoideae
Tribù Cardueae
Sottotribù Arctiinae
Genere Arctium
Specie A. lappa
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Cichorioideae
Tribù Cardueae
Sottotribù Carduinae
Genere Arctium
Specie A. lappa
Nomenclatura binomiale
Arctium lappa
L., 1753
Nomi comuni

bardana comune
lappola
lappa bardana

La bardana maggiore (Arctium lappa L., 1753) è una pianta erbacea angiosperma dicotiledone, eretta e biennale, appartenente alla famiglia delle Asteraceae.[1][2]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome Arctium, come tanti altri, fu introdotto nella sistematica da Linneo, ma sicuramente l'origine è più antica. Arctium in greco vuol dire orso. Probabilmente si fa riferimento alla villosità e all'aspetto ispido della pianta.
L'epiteto specifico potrebbe derivare dal celtico llap che vuol dire mano. Infatti, il fiore si attacca come una mano a qualunque cosa gli passi vicino.
Un'altra ipotesi lo fa derivare dal greco labein (attaccarsi), riferendosi sempre al fatto che il frutto si attacca ai vestiti e ai peli degli animali.
La pianta è conosciuta fin dall'antichità. Si hanno notizie di antica data della sua coltivazione come ortaggio e pianta medicinale.
Il binomio scientifico della pianta di questa voce è stato definito da Carl von Linné (1707 – 1778), biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione Species Plantarum del 1753.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Descrizione delle parti della pianta

La forma biologica della pianta è emicriptofita bienne (H bienn): si tratta quindi di una pianta a ciclo di sviluppo biennale, mentre la riproduzione avviene tramite gemme poste a livello del terreno. L'altezza della pianta, in genere di grosse dimensioni, varia da 8 a 20 dm.[3]

Radici[modifica | modifica wikitesto]

La radice è grossa e fittonante.

Fusto[modifica | modifica wikitesto]

Il fusto è eretto, pubescente, ramificato e spesso arrossato. I rami si presentano corimbosi.

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Il picciolo è solido (non cavo come in altre specie ma midollari). Il bordo delle foglie grossolanamente dentato e ondulato.

  • Foglie basali: sono picciolate a lamina ovata o cuoriforme. Sono inoltre glabre nella parte superiore e biancastre e ragnatelose (grigio-tomentose) inferiormente. In genere sono ruvide al tatto.
  • Foglie cauline: sono a disposizione alterna, sessili e a forma lanceolata.

Lunghezza del picciolo: 15 – 36 cm. Dimensioni delle foglie: larghezza 20 – 70 cm; lunghezza 25 – 80 cm.

Infiorescenza[modifica | modifica wikitesto]

L'infiorescenza è costituita da diversi capolini sferici riuniti in corimbi. I corimbi non sono rigorosi e si formano solamente sui rami superiori. La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae: un peduncolo (o pedicello) sorregge un involucro composto da diverse brattee (o squame) lesiniformi, verdi e sub-glabre (debolmente ragnatelose) disposte su più serie che fanno da protezione al ricettacolo più o meno piano sul quale s'inseriscono i fiori tubulosi (da 40 e più). Le squame, più grandi dei fiori e completamente verdi, sono uncinate e formano un riccio di aculei. Lunghezza dei peduncoli: 2,5 – 6 cm. Dimensione dei capolini: 3 – 4 cm. Diametro degli involucri: 25 – 45 mm.

Fiore[modifica | modifica wikitesto]

I fiori sono tutti del tipo tubuloso (il tipo ligulato, i fiori del raggio, presente nella maggioranza delle Asteraceae, qui è assente), sono ermafroditi, attinoformi, tetra-ciclici (con quattro verticilli: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (ossia sia il calice che la corolla sono composti da cinque elementi).

  • /x K , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio[4]
  • Calice: i sepali del calice sono ridotti ad una coroncina di squame.
  • Corolla: la corolla ha una forma cilindrica terminante con 5 denti; il colore è violetto. Lunghezza dei fiori: 9 – 15 mm.
  • Androceo: gli stami sono 5 con filamenti liberi, distinti e glabri; le antere sono saldate fra di loro e formano un manicotto circondante lo stilo.
  • Gineceo: l'ovario è infero e uniloculare formato da 2 carpelli; lo stilo è unico con uno stimma terminale bifido e glabro (è presente solamente un ciuffo di peli all'apice dello stilo).
  • Fioritura: da luglio a settembre.

Frutti[modifica | modifica wikitesto]

Il frutto è un achenio di 6-7 millimetri. Il colore è bruno-grigio chiazzato di scuro. Il pappo presenta delle brevi setole.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

  • Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne).
  • Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
  • Dispersione: i semi cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). In questo tipo di piante avviene anche un altro tipo di dispersione: zoocoria. Infatti gli uncini delle brattee dell'involucro si agganciano ai peli degli animali di passaggio disperdendo così anche su lunghe distanze i semi della pianta.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Distribuzione della pianta
(Distribuzione regionale[5] – Distribuzione alpina[6])
  • Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Eurasiatico temperato.
  • Distribuzione: in Italia è abbastanza comune in tutta la penisola (anche se in certe zone è considerata rara), ma è assente in Sicilia. Nelle Alpi (sia versante italiano che oltreconfine) è ovunque presente. Sui rilevi europei manca nelle Alpi Dinariche. Nell'America del Nord è considerata specie introdotta. È presente anche in Asia sia temperata che subtropicale.
  • Habitat: il suo habitat naturale è rappresentato dai prati incolti ma anche dalle aree antropizzate (lungo le siepi) e dai boschi. La specie è nitrofila. Il substrato preferito è calcareo ma anche siliceo con pH neutro, alti valori nutrizionali del terreno che deve essere mediamente umido.
  • Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 1100 m s.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: montano e quello collinare (oltre a quello planiziale – a livello del mare).

Fitosociologia[modifica | modifica wikitesto]

Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa scheda appartiene alla seguente comunità vegetale:[6]

Formazione : delle comunità perenni nitrofile
Classe : Artemisietea vulgaris
Ordine : Onopordetalia acanthii
Alleanza : Arction lappae

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[7], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[8] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[9]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1][10][11]

Filogenesi[modifica | modifica wikitesto]

Il genere Arctium (con 44 specie, 4 delle quali nella flora spontanea italiana) appartiene alla sottotribù Arctiinae (in precedenza era descritto nel gruppo tassonomico informale Arctium-Cousinia Group)[12] (tribù Cardueae, sottofamiglia Carduoideae).[11][13][14][15] In natura esistono inoltre molti ibridi in quanto le singole specie sono interfertili.
Sono stati trovati numeri cromosomici diversi a seconda della zona:[16]

Varietà[modifica | modifica wikitesto]

Per questa specie è riconosciuta una sola varietà non presente in Italia (si trova nell'Anatolia):[2][17]

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:[2]

  • Arcion majus Bubani
  • Arcion tomentosum Bubani
  • Arctium adhaerens Gilib.
  • Arctium bardana Willd.
  • Arctium chaorum Klokov
  • Arctium grandiflorum Desf.
  • Arctium lappa Willd.
  • Arctium lappa subsp. majus (Gaertn.) Arènes
  • Arctium lappa var. lappa
  • Arctium majus Coste et al.
  • Arctium majus Bernh.
  • Arctium minus subsp. nemorosum (Lej.) Syme
  • Arctium ruderale Salisb.
  • Arctium vulgare (Hill) Druce
  • Arctium vulgare (Hill) Evans
  • Bardana arctium Hill
  • Bardana lappa Hill
  • Lappa glabra Lam.
  • Lappa major Gaertn.
  • Lappa major subvar. major
  • Lappa nemorosa (Lej.) Körn. ex Griewank
  • Lappa officinalis All.
  • Lappa officinalis Coste
  • Lappa vulgaris Hill
  • Lappa vulgaris var. vulgaris

Specie simili[modifica | modifica wikitesto]

  • Arctium minus (Hill) Bernh. - Bardana minore: è meno grande e meno vigorosa della Bardana maggiore (i capolini hanno dimensione di 1-2 millimetri). Inoltre le foglie sono più strette
  • Arctium nemorosum Lej. et Court. - Bardana selvatica: si differenzia per la diversa ramificazione che conferisce alla pianta un aspetto piramidale e per le squame involucrali colorate diversamente (arrossate e giallastre sugli uncini); i capolini hanno dimensione di 3 - 4 cm.
  • Arctium tomentosum Miller - Bardana lanuta: la caratteristica più rilevante è nell'involucro: le squame esterne sono uncinate, mentre quelle interne sono con punte diritte.

Usi[modifica | modifica wikitesto]

Uso medicinale[modifica | modifica wikitesto]

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

La bardana contiene tutta una serie di principi attivi (soprattutto terpeni[3]) che ne fanno una pianta attiva verso molte condizioni mediche. Tra i vari principi attivi si possono citare i seguenti:

  • lignani (arctigenina, lappaoli e maitaresinolo);
  • nutrienti quali vitamine del complesso B, amminoacidi, potassio e magnesio;
  • acidi fenolici come acido caffeico, clorogenico ed isoclorogenico;
  • composti polinsaturi (idrocarburi acetilenici dotati di proprietà antibiotiche in generale);
  • principi amari come il deidro-costusicolattone e l'arctiopicrina;
  • inulina, tannino e resine.

La pianta è molto usata in medicina per le sue varie proprietà tra le quali citiamo: antiflogistica, purificante del sangue, depurativa in generale, ipoglicemica, diaforetica, fungicida, antibatterica, stomachica, lassativa e diuretica.
La medicina popolare fin dall'antichità la indica per i più svariati utilizzi dalla cura della sterilità per la "foeminam quae non posset infantare" (rassegna di vecchi erbari, vedi questa pagina) al contravveleno per i morsi dei serpenti, ma la proprietà più generalmente riconosciuta è quella depurativa e contro le malattie della pelle quali acne, sfoghi, infiammazioni cutanee; questo utilizzo è confermato anche dalla medicina cinese che ne fa largo consumo.
Le parti usate sono le foglie fresche, raccolte in primavera da una pianta di un anno e ridotte in succo, e le radici raccolte durante il riposo autunnale.
I semi invece sono usati nella medicina popolare americana: un decotto viene usato contro la gotta. Sembra che rinforzi il sistema immunitario grazie ai polisaccaridi che contiene, inoltre è un antibiotico naturale grazie ai poliacetileni e agli acidi fenolici.
I principi amari ed il lignano arctigenina sono risultati citotossici in vitro verso alcune linee tumorali.

Cucina[modifica | modifica wikitesto]

Per utilizzi alimentari si usano (le parti eduli) foglie, le radici e i semi. L'Oriente (fino in Giappone dove è divenuto un ortaggio popolare col nome di gobo) ha una ricca tradizione di ricette alimentari con questa pianta. Possono essere mangiati anche i gambi crudi in insalata (ma prima vanno privati della corteccia esterna e comunque devono essere prelevati da una pianta giovane). La bardana è tra le erbe alimurgiche.

Curiosità[modifica | modifica wikitesto]

Lo studio della particolare caratteristica dei suoi capolini ricurvi, utilizzati per la dispersione dei suoi semi attraverso gli animali (dispersione zoocora), la cui caratteristica più nota è quella di attaccarsi ai vestiti, sembra che abbia ispirato l'invenzione del sistema apri e chiudi: il velcro.[3]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Altre notizie[modifica | modifica wikitesto]

La bardana maggiore in altre lingue viene chiamata nei seguenti modi:

  • (DE) Große Klette
  • (FR) bardane commune
  • (EN) Greater Burdock

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1-20.
  2. ^ a b c World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato l'8 febbraio 2021.
  3. ^ a b c d Pignatti 2018, pag. 928.
  4. ^ Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
  5. ^ Conti et al. 2005, pag. 55.
  6. ^ a b Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 - pag. 566.
  7. ^ Judd 2007, pag. 520.
  8. ^ Strasburger 2007, pag. 858.
  9. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 18 marzo 2021.
  10. ^ Funk & Susanna 2009, pag. 293.
  11. ^ a b Kadereit & Jeffrey 2007, pag. 135.
  12. ^ Herrando et al. 2019.
  13. ^ Funk & Susanna 2009, pag. 300.
  14. ^ Barres et al. 2013.
  15. ^ Lopez et al. 2009.
  16. ^ eFloras - Flora of North America, su efloras.org. URL consultato il 1º dicembre 2011.
  17. ^ Global Compositae Checklist [collegamento interrotto], su compositae.landcareresearch.co.nz. URL consultato il 1º dicembre 2011.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàNDL (ENJA00562521