La tentazione di sant'Antonio

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La tentazione di sant'Antonio
Titolo originaleLa Tentation de saint Antoine
la prima edizione inglese
AutoreGustave Flaubert
1ª ed. originale1874
1ª ed. italiana1902
Genereromanzo
Sottogenerepoema in prosa
Lingua originalefrancese
ProtagonistiAntonio Abate

La tentazione di sant'Antonio (nell'originale francese La Tentation de saint Antoine) è un libro di Gustave Flaubert, al quale lavorò irregolarmente per tutta la sua vita, completando 3 versioni, prima della versione finale. Terminò la prima stesura nel settembre del 1849, leggendola agli amici Louis-Hyacinthe Bouilhet e Maxime Du Camp che gliela stroncarono, facendogli accantonare l'opera. Della seconda versione pubblicò degli estratti sulla rivista L'Artiste nel 1856; la terza versione è del 1872. La versione finale fu pubblicata nell'aprile 1874 a Parigi da Gervais Charpentier, in un periodo di difficoltà dopo l'insuccesso dell'opera teatrale Il candidato. Il tema è quello delle famose tentazioni affrontate da sant'Antonio nel deserto egiziano, un soggetto spesso ripreso nell'arte medievale e moderna.

Nel 1925, G. K. Chesterton scriverà una sorta di continuazione umoristica dell'opera di Flaubert, con lo stesso titolo, La tentazione di sant'Antonio.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Ispirato nel 1835 dal tema di Caino, opera drammatica di George Gordon Byron, e dal Faust di Goethe[1], è la storia dell'eremita di Tebe che dialoga con apparizioni successive[2]. Nell'evocare ricordi troppo vividi del suo passato, Antonio Abate è nuovamente tentato da seduzioni demoniache: lussuria, potere o ricerca del piacere. Ancora più inquietante è la comparsa di un suo discepolo, Ilarione, che gli presenta «tutti gli dèi, i riti, le preghiere e gli oracoli», e sottolinea le contraddizioni delle Sacre Scritture.

Quando poi, sotto il nome di Scienze, il demonio svela ad Antonio i segreti dell'universo, l'anacoreta aspira per un momento a fondersi nella materia di cui percepisce la crescita straordinaria; ma a questo punto, nel disco del sole che sorge vede risplendere il volto di Cristo.

Originale fusione di visioni del mondo greco-latino del IV secolo con enunciati di teorie moderne, quest'opera simbolica contiene immagini di grande bellezza.

Edizioni italiane[modifica | modifica wikitesto]

  • trad. Falco Della Rupe Fabbro, Napoli: Romano, 1902
  • trad. Gaetano Giacomantonio, Napoli: Bideri, 1906
  • trad. Decio Cinti, Milano: Sonzogno, 1924
  • trad. Hedy Revel, Torino: Ramella, 1946
  • trad. a cura di Renato Prinzhofer e Silvio Giovaninetti, Milano: Mursia, 1961
  • trad. Alberto Bini, s.l.: Peruzzo, 1965
  • trad. Massimo Cescon, con un saggio introduttivo di Michel Foucault, Parma: Guanda, 1981
  • trad. Aurelio Pes, Palermo: Novecento, 1986
  • trad. Agostino Richelmy, Torino: Einaudi, 1990; a cura di Giovanni Bogliolo, in Opere, vol. II, I Meridiani Mondadori, 2000
  • trad. a cura di Massimo Colesanti, in Tutti i romanzi, Roma: Newton Compton, 1996; con un saggio di Marcel Proust, ivi, 2011
  • trad. Lia Cancellieri, introduzione di Walter Mauro, Roma: Perrone, 2005
  • trad. Bruno Nacci, introduzione di Bruno Nacci, Milano: Carbonio, 2023

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ In una lettera scrisse che la prima idea gli era venuta nel 1845 a Genova, davanti a un quadro di Bruegel. Si veda l'introduzione di Daniela De Agostini all'edizione compresa in Opere, Mondadori, 2000, vol. II, p. 628.
  2. ^ tra i quali anche la Regina di Saba, Manete, Basilide, Tertulliano ecc.

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