L40

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L40 da 47/32
Descrizione
Tiposemovente d'artiglieria/cacciacarri
Equipaggio2 (capocarro/cannoniere, pilota)
ProgettistaAnsaldo
CostruttoreFiat-Società Piemontese Automobili, Ansaldo
Data impostazione1940
Data primo collaudo10 maggio 1941
Data entrata in servizio1942
Data ritiro dal servizio1945
Utilizzatore principaleBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Altri utilizzatorivedi qui
Esemplari355
Sviluppato dalL6/40
Altre variantiCentro Radio
Carro Comando L40
Dimensioni e peso
Lunghezza3,82 m
Larghezza1,92 m
Altezza1,63 m
Peso6,825 t
Propulsione e tecnica
MotoreSPA 18D a 4 cilindri a benzina da 4053 cm³
Potenza68 hp
Rapporto peso/potenza9,96 hp/t
Trazionecingolata
Sospensionia barre di torsione
Prestazioni
Velocità su strada42,3 km/h
Velocità fuori strada15,5 km/h
Autonomia200 km
Pendenza max76 %
Armamento e corazzatura
Apparati di tiro1 telescopio
Armamento primario1 cannone 47/32 Mod. 1935 da 47 mm
Armamento secondario1 mitragliatrice Breda Mod. 38 da 8 mm o 1 mitragliatrice MG42 da 7,92 mm (non sempre presente)
Corazzatura30 mm max
Capacità70 granate
Scheda su Italie 1935-1945
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Lo L40, abbreviazione della dicitura completa Semovente L40 da 47/32, è stato un semovente d'artiglieria e cacciacarri realizzato dal consorzio FIAT-SPA e dall'Ansaldo per il Regio Esercito, durante la seconda guerra mondiale.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Sviluppo[modifica | modifica wikitesto]

Questo cannone d'assalto semovente fu ideato per sostituire presso i reggimenti di bersaglieri il cannone d'accompagnamento 47/32 Mod. 1935 trainato con un pezzo semovente. Progettato dall'Ansaldo, il semovente L40 fu presentato al Centro Studi della Motorizzazione militare il 10 maggio 1941.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Ordinato in un primo lotto di 300 esemplari, sostituì il carro armato leggero L6/40, rivelatosi totalmente inadeguato, sulle linee di produzione della SPA di Torino. Al momento dell'armistizio di Cassibile erano stati prodotti 280 esemplari. Successivamente all'occupazione dell'Italia, i tedeschi ne riavviarono la produzione: 52 furono costruiti nel 1943 e 22 nel 1944. Si trattò più di una decisione politica (e politico-industriale) per dare lavoro alle fabbriche italiane, che una decisione di pianificazione militare, visto che il carro era, all'epoca, oramai obsoleto, ed anzi risultava, da tutti i punti di vista eccetto che per la corazzatura anteriore, inferiore a realizzazioni prebelliche come il T-13 belga, la cui progettazione cominciò nel 1935 e fu messo in produzione prima del 1938.

Impiego operativo[modifica | modifica wikitesto]

Equipaggiò numerosi battaglioni formati dai depositi dei reggimenti fanteria carrista, tutti formati da personale della Specialità Carristi, che operarono inseriti nelle Grandi Unità di Fanteria in diversi Teatri di Guerra (Africa Settentrionale, in Sicilia, in Sardegna e in Corsica).

BATTAGLIONE DEPOSITO DI FORMAZIONE G.U. DI ASSEGNAZIONE TEATRO OPERATIVO COMANDANTE
I btg. n.d. D. Superga Tunisia 1943 Non disp.
IV btg. 33° Rgt.cr. D. Livorno Sicilia 1943 T.C. Tropea
IX btg. n.d. XIX C.A. Napoli 1943 n.d.
XX btg. 32° Rgt.cr. D. Friuli Corsica 1943 n.d.
CI n.d. XXX C.A.? Tunisia 1943 n.d.
CXXI btg. 31º Rgt. cr. n.d. Siena 1943 n.d.
CXXII 32° Rgt.cr. 32°rgt.cr. Verona 1943 n.d.
CXXX n.d. n.d. Sicilia 1943 n.d.
CXXXI 31º Rgt. cr. D. Cremona Corsica 1943 n.d.
CXXXII 32° Rgt.cr. D. Ariete Roma e Atene1943 n.d.
CXXXIII 33º Rgt. cr. 6ª Armata Sicilia 1943 T.C. Mascio
CXXXVI 31º Rgt. cr. XXX C.A. Tunisia 1943 Ten. Col. Colucci
CCXIV 31° Rgt.cr. 31°rgt.cr. Siena n.d.
CCXXXII 32º Rgt. cr. 32° rgt.cr. Parma n.d.
CCXXXIII 33º Rgt. cr. 206° D. Cost. Sicilia T.C. Elena

Dall'agosto 1942 gli L40 furono in dotazione anche alla 3ª Divisione Celere "Principe Amedeo Duca d'Aosta", facente parte del Corpo di spedizione italiano in Russia (poi confluito nel cosiddetto ARMIR), e precisamente al XIII Gruppo semoventi del 14º Reggimento "Cavalleggeri di Alessandria". Il IV Gruppo corazzato del 13º Reggimento "Cavalleggeri di Monferrato" li impiegò in Albania fino all'armistizio. In URSS, come anche L6 da cui era derivato, risultò inadeguato, soprattutto per colpire i carri sovietici più moderni, aveva delle possibilità solo con i carri Cruiser (o di cavalleria) britannici e sovietici prebellici.

In dotazione alla 132ª Divisione corazzata "Ariete" e 133ª Divisione corazzata "Littorio", partecipò alle operazioni della campagna in Nordafrica, quali la seconda battaglia di El Alamein, ma fu durante la campagna di Tunisia che trovò il più massiccio impiego. In particolare era in dotazione ai I e CXXXVI Battaglione controcarri (carristi) ed al Raggruppamento Esplorante Corazzato (R.E.Co.) "Cavalleggeri di Lodi" (ognuno su 2 compagnie) del XXX Corpo d'armata.

Fino all'armistizio, fu impiegato dai seguenti reparti corazzati e di cavalleria del Regio Esercito:

Dopo l'8 settembre, gli esemplari disponibili che non furono requisiti dai tedeschi, vennero usati dai seguenti reparti dell'Esercito Nazionale Repubblicano della RSI:

  • Gruppo squadroni corazzato "San Giusto": 2 esemplari.
  • Raggruppamento Anti Partigiani (RAP)- Gruppo Esplorante: 2 esemplari.
  • I Battaglione bersaglieri volontari "Benito Mussolini": 1 esemplare.
  • Gruppo corazzato "Leonessa": 5 esemplari.

Tecnica[modifica | modifica wikitesto]

Si trattava di una trasformazione del carro leggero L6/40, il quale fu privato della torretta per fare spazio a una casamatta squadrata, nel cui lato sinistro fu inserito il cannone anticarro da 47/32 Mod. 1935 (lo stesso dell'M13/40): l'esigua larghezza del mezzo non consentì, infatti, l'inclinazione delle piastre, cosa che ridusse decisamente la capacità di penetrazione dei proietti a parità di spessore.[1]

Il semovente non aveva una corazzatura sul tetto della casamatta (a parte nel primo prototipo), che era anzi privo di qualunque copertura, e aveva un equipaggio di appena due uomini. Inizialmente era anche privo di armamento secondario, ma si decise presto di installarvi una mitragliatrice perché era praticamente indifeso negli scontri con la fanteria nemica.

Versioni[modifica | modifica wikitesto]

  • L40 Centro Radio: versione con equipaggiamento radio supplementare, rimase allo stadio di prototipo.
  • Carro Comando L40: sviluppato nei due varianti carro comando di plotone semoventi e carro comando di squadrone/compagnia semoventi;[1] oltre ad avere equipaggiamento radio supplementare, il cannone era sostituito da una mitragliatrice Breda Mod. 38 da 8 mm, la cui canna era però avvolta da un manicotto di diametro maggiore, in modo che il mezzo esternamente era indistinguibile dagli altri e non attirava le "attenzioni" dei nemici. Dopo l'armistizio anche questa versione fu impiegata dalla Wehrmacht con la denominazione PzBefWg L6 770(i)[2].
  • L40 G "Germanico" (o "Ausf G"): terza serie del semovente, fu prodotta dagli stabilimenti della FIAT per i tedeschi dopo l'8 Settembre. Questa serie presentava alcune modifiche, come richiesto dal Generalinspekteur der Panzertruppen: la sovrastruttura venne allargata e rialzata nella parte posteriore, una radio RF1CA-TR7 con la relativa antenna ed un Breda Mod.38 scudata su supporto scorrevole venne montata e utilizzata dal mitragliere per il supporto ravvicinato.Purtroppo non si conosce la quantità di munizioni disponibili, ma la velocità e l'autonomia erano le stesse delle versioni italiane, anche se il peso aumentava di 250 kg grazie alle nuove aggiunte.

Altri utilizzatori[modifica | modifica wikitesto]

Esemplari superstiti[modifica | modifica wikitesto]

Esemplare superstite

Un esemplare del semovente è attualmente conservato presso l'U.S. Army Ordnance Training and Heritage Center (Fort Lee - Virginia, Stati Uniti). Un secondo semovente fu scoperto nel 2008 in Corsica, nella zona di Lucio e restaurato a cura del sig. Jean Noel Aiqui. Il mezzo era appartenuto alla Divisione Cremona e fu utilizzato nel dopoguerra come trattore agricolo. Oggi si trova esposto nel Museo de la Resistance En Alta Rocca di Zonza (Corsica).

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Nicola Pignato e Filippo Cappellano, Gli autoveicoli da combattimento dell'Esercito Italiano, Volume secondo (1940-1945), Stato Maggiore dell'Esercito, Ufficio Storico, 2002
  • Nico Sgarlato, Corazzati Italiani 1939-1945, War Set nº10, 2006
  • Ugo Barlozzetti e Alberto Pirella, Mezzi dell'Esercito Italiano 1935-45, Editoriale Olimpia, 1986
  • Nicola Pignato, I mezzi blindo-corazzati italiani 1923-1943, Storia Militare, 2005
  • Paolo Crippa, I reparti corazzati della Repubblica Sociale Italiana 1943/1945, Marvia Edizioni, 2006
  • Stefano Di Giusto, Panzer units in the Operationszone Adriatisches Küstenland (OZAK) 1943-1945 and the Panzer-Sicherungs-Kompanien in Italy, Edizioni della Laguna, 2002

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Comando Supremo, su comandosupremo.com. URL consultato il 17 ottobre 2006 (archiviato dall'url originale il 7 ottobre 2010).
  • Cavalleria Italiana, su cavalleriaitaliana.dns1.us. URL consultato il 17 ottobre 2006 (archiviato dall'url originale il 7 maggio 2006).
  • Il L40 nella Wehrmacht, su beute.narod.ru. URL consultato il 2 luglio 2022 (archiviato dall'url originale il 19 gennaio 2010).