Khmer rossi

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Khmer rossi
Khmaey Kraham
ខ្មែរក្រហម
Bandiera della Kampuchea Democratica, utilizzata dai guerriglieri Khmer sin dagli anni '50 con leggere variazioni.
Attiva
    • 1951-1968 (partito)
    • 1968-1975 (insurrezione)
    • 1975-1979 (governo)
    • 1979-1999 (insurrezione)
NazioneBandiera della Cambogia Cambogia
ContestoGuerra del Vietnam
Guerra civile in Cambogia
Guerra cambogiano-vietnamita
IdeologiaComunismo (fino al 1981)[1][2]
Autarchia[1]
Nazionalismo khmer[1]
Totalitarismo[3]
AlleanzeGuerra civile in Cambogia:
Bandiera della Cina Cina
Corea del Nord
Vietnam del Nord
Viet Cong
Bandiera del Laos Pathet Lao
Romania
Guerra cambogiano-vietnamita:
Fronte di Liberazione Nazionale del Popolo Khmer
Funcinpec
Bandiera della Cina Cina
Corea del Nord
Bandiera degli Stati Uniti Stati Uniti (presunta)[4][5]
Bandiera della Thailandia Thailandia
Bandiera di Singapore Singapore
Romania
Affinità politiche
Componenti
Componenti principali Pol Pot
Nuon Chea
Khieu Samphan
Ieng Sary
Ta Mok
Son Sen
Yun Yat
Simboli
Bandiera della Kampuchea Democratica
Attività
Azioni principaliGuerra civile in Cambogia
Guerra cambogiana-vietnamita
Battaglia di Kampot
Operazione Freedom Deal
Operazione Chenla I
Operazione Chenla II
Voci sulla guerriglia in Wikipedia

I khmer rossi (in lingua khmer: khmer krohom) erano i seguaci, riuniti in milizia, del Partito Comunista di Kampuchea prima e del Partito della Kampuchea Democratica dopo, in Cambogia. Sotto Pol Pot, i Khmer Rossi condussero il famigerato "genocidio cambogiano (1975-1979)", durante il quale furono uccise da 1,5 a 3 milioni di persone, pari a circa il 25% della popolazione del paese.[6][7]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il gruppo fu istituito nel 1960 come costola dell'esercito popolare vietnamita nel Vietnam del Nord ed era un partito rurale attivo in Cambogia dal 1975 al 1979 e guidato da Pol Pot, Nuon Chea, Ieng Sary, Son Sen e Khieu Samphan. La formazione si alleò con il Vietnam del Nord, i Viet Cong, e Pathet Lao durante la guerra del Vietnam contro le forze anti-comuniste, da ultimo stringendo alleanza anche con Sihanouk.[8] Dopo la conquista del potere conseguente al ritiro statunitense, i khmer rossi (Khmer Krohom), si dedicarono alla "purificazione della Cambogia", massacrando qualunque appartenente alle classi più colte (l'uso degli occhiali era segno di acculturamento sufficiente per essere eliminato), distruggendo ogni legame familiare in quanto incompatibile con la creazione della nuova società cambogiana, e sopprimendo, nel volgere di mezzo decennio, quasi un quarto della popolazione cambogiana. Il nome dello Stato controllato dal governo dei khmer rossi dal 1975 al 1979 era Kampuchea Democratica.

Nel 1979, i khmer rossi furono costretti a lasciare il Paese grazie ad un intervento militare vietnamita, dovuto sia alle divergenze ideologiche, sia alla contrarietà del governo vietnamita agli eccidi che coinvolgevano anche la minoranza vietnamita. Fu così stabilita la Repubblica Popolare di Kampuchea. Dopo l'intervento vietnamita nel 1979, la Cina e la Thailandia aiutarono i khmer rossi a combattere il nuovo governo. Ci sono anche accuse secondo cui il gruppo ha ricevuto aiuto dagli Stati Uniti e dal Regno Unito. [9] I khmer rossi e i partiti anticomunisti cambogiani costituirono un governo in esilio, che ottenne il riconoscimento della maggior parte dei paesi occidentali e asiatici.[10]

Il governo di coalizione della Kampuchea Democratica salì al potere nel 1993 con la mediazione delle Nazioni Unite e quindi si instaurò nuovamente un governo multipartitico e monarchico. Questo aveva l'appoggio sia del Vietnam che delle forze anticomuniste finanziate (al pari dei Khmer) dagli USA nel decennio precedente, lasciando i khmer rossi da soli. Un anno dopo migliaia di guerriglieri si arresero e nel 1996 un nuovo partito, il DNUM, venne fondato da Ieng Sary. L'organizzazione dei khmer rossi fu in gran parte sciolta nella seconda metà degli anni '90, fino a che non si arrese completamente nel 1999.

Genocidio cambogiano[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Genocidio cambogiano.

L'organizzazione divenne tristemente nota soprattutto per aver orchestrato il genocidio cambogiano. I suoi tentativi di riforma agraria portarono ad una diffusa carestia, mentre l'insistenza sull'assoluta autosufficienza, anche nella fornitura di medicinali, determinò la morte di migliaia di persone a causa di malattie curabili come la malaria. In particolare fu spietato l'accanimento contro gli abitanti della capitale, che il nuovo regime svuotò completamente, e contro i presunti "intellettuali" (portare gli occhiali era sufficiente per essere eliminati), nonché la distruzione dei nuclei familiari con la separazione tra uomini e donne e l'educazione dei bambini alla delazione a danno degli stessi genitori. Le esecuzioni arbitrarie e le torture eseguite contro elementi sovversivi (accusa per la quale bastava essersi lamentati per la mancanza di cibo o avere omesso di partecipare a una qualche riunione di condizionamento ideologico) sono stati considerati come esempio di genocidio; le esecuzioni erano frequentemente plurime ed effettuate dagli stessi condannati, che venivano allineati mettendo in mano al secondo della linea un martello o un badile con cui era obbligato a uccidere il primo, per poi passare l'arma al terzo della linea ed essere a propria volta ucciso da costui.

Complessivamente furono massacrati dai khmer rossi 1,6 milioni di cambogiani, equivalenti a quasi un quarto dell'intera popolazione.

Condanne ai leader politici[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2014 due leader dei khmer rossi, Nuon Chea e Khieu Samphan, sono stati condannati da un tribunale sostenuto dalle Nazioni Unite al carcere a vita, essendo stati ritenuti colpevoli di crimini contro l'umanità e responsabili della morte di circa 1,6 milioni di cambogiani, quasi un quarto dell'intera popolazione del Paese ai tempi del genocidio, cioè dal 1975 al 1979. Nel 2018, lo stesso tribunale li ha condannati per la prima volta anche per il reato di genocidio.[11]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Internet Archive, How Pol Pot came to power, Yale University Press, 2004, ISBN 978-0-300-10262-8. URL consultato il 14 marzo 2023.
  2. ^ https://www.files.ethz.ch/isn/46657/GS24.pdf
  3. ^ State Violence in Democratic Kampuchea (1975–1979) and Retribution (1979–2004)
  4. ^ (EN) "Death of Pol Pot: The Diplomacy; Pol Pot's End Won't Stop U.S. Pursuit of His Circle"., 17 aprile 1998. URL consultato il 9 agosto 2022.
  5. ^ (EN) The Pol Pot dilemma, 29 maggio 2015. URL consultato il 9 agosto 2022.
  6. ^ (EN) Cambodian Genocide, su USC Shoah Foundation. URL consultato il 5 maggio 2021.
  7. ^ Cambodian Genocide Program, su Yale University. URL consultato il 5 maggio 2021.
  8. ^ Karl R.DeRouen, Cambodia (1970-1975 and 1979-1991, in Civil Wars of the World: Major Conflicts Since World War II, Volume 1, ABC-CLIO, 2007, pp. 222-223.
  9. ^ (ES) El País, China, EE UU y los jemeres rojos, in El País, 11 maggio 1998.
  10. ^ (ES) El País, Seis países del sur de Asia piden ayuda para la guerrilla camboyana, in El País, 15 febbraio 1985.
  11. ^ (EN) Khmer Rouge leaders guilty of genocide, in BBC News, 16 novembre 2018. URL consultato il 16 novembre 2018.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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