Khalid al-Islambuli

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Khālid al-Islāmbūlī
NascitaGovernatorato di Minya, 15 gennaio 1955
MorteEgitto, 15 aprile 1982
Cause della mortecondanna a morte
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Egitto Egitto
Forza armata Esercito egiziano
Jihad islamica egiziana
CorpoArtiglieria
Unità17º Reggimento d'Artiglieria
Anni di servizio1976-1981
GradoPrimo tenente
"fonti nel corpo del testo"
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Khālid al-Islāmbūlī (in arabo خالد الإسلامبولي?; Governatorato di Minya, 15 gennaio 1955Egitto, 15 aprile 1982) è stato un terrorista e militare egiziano, che organizzò ed eseguì l'assassinio del Presidente egiziano Anwar al-Sādāt.

Si arruolò nell'esercito egiziano e frequentò l'Accademia Militare Egiziana conseguendo eccellenti voti negli studi e ottenendo alla fine il grado di sottotenente di artiglieria. Per influenza di alcuni colleghi, Khālid al-Islāmbūlī si unì all'organizzazione terroristica della Jihad islamica egiziana.

Il fratello minore di Khālid al-Islāmbūlī, Muḥammad al-Islāmbūlī, fu arrestato per aver stabilito collegamenti operativi con i gruppi religiosi fondamentalisti di Asyut, centro del Fondamentalismo islamico a circa 400 km a sud del Cairo. Tale arresto è ritenuto essere stato il fattore scatenante per l'evento pensato e condotto a compimento da Khālid al-Islāmbūlī.

L'unità di artiglieri in cui militava Khālid al-Islāmbūlī fu designata per prender parte alla parata militare al Cairo del 6 ottobre 1981. Khālid al-Islāmbūlī non era previsto dovesse parteciparvi ma fu scelto per caso, per rimpiazzare un collega che si era scusato di non potervi prendere parte.

Quando l'unità di Khālid al-Islāmbūlī cominciò ad avvicinarsi al palco dove si trovava il Presidente Anwar al-Sādāt, egli balzò fuori dal camion militare assieme a tre altri camerati, correndo in direzione del palco, lanciando granate in direzione del Presidente, che aveva a fianco alcune personalità straniere. Khālid al-Islāmbūlī saltò sulla piattaforma e scaricò il suo fucile sul corpo di Anwar al-Sādāt, gridando: «Ho ucciso Faraone».[1] Khālid al-Islāmbūlī fu catturato.

Ventitré cospiratori suoi complici furono giudicati da un Tribunale Militare e riconosciuti colpevoli. Khālid al-Islāmbūlī, Muḥammad ʿAbd al-Salām Faraj, 'Isam al-Qamari e tre altri loro complici furono giustiziati il 15 aprile 1982.

  • L'Iran, che era in quel momento all'apice della sua euforia "rivoluzionaria islamica" e fermamente ostile a ogni riconciliazione con Israele, dichiarò ufficialmente martire (shahīd ) Khālid al-Islāmbūlī e in ogni grande città iraniana vi è una via che porta il suo nome.
  • Suo fratello, Muḥammad al-Islāmbūlī, riuscì a fuggire in Afghanistan, dove divenne uno dei principali militanti talebani.[2] Gli osservatori pensano che Muḥammad al-Islāmbūlī viva attualmente in Iran, sotto protezione del regime, ma non vi è alcuna possibilità di verificare la veridicità di tale affermazione.[senza fonte]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Non «il Faraone», dal momento che nel Corano, come nell'Antico Testamento, il sovrano dell'Egitto che angariò il Popolo Eletto d'Israele, ha "Faraone" come nome proprio di persona. Si veda in merito il lavoro di Gilles Kepel Il Profeta (cioè Faraj) e Faraone (cioè Sādāt).
  2. ^ Al contrario di quanto molti seguitano erroneamente a credere, i Ṭālebān non sono necessariamente afghani, ma egiziani, tunisini, iracheni, libici, ceceni, turchi o bosniaci o europei e statunitensi.

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