Jules Dalou

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Dalou nel suo laboratorio

Jules Dalou, nato Aimé-Jules Dalou (Parigi, 31 dicembre 1838Parigi, 15 aprile 1902), è stato uno scultore francese.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Dalou nacque in una famiglia di artigiani guantai. I suoi genitori, protestanti, lo allevarono nella laicità e nell'amore per la repubblica.

Gioventù[modifica | modifica wikitesto]

Jules Dalou mostrò molto giovane il dono per il disegno e la modellatura, ciò che gli valse l'attenzione di Jean-Baptiste Carpeaux, che nel 1852 lo fece entrare nella Petite École, la futura École nationale supérieure des arts décoratifs, ove seguì i corsi di Horace Lecoq de Boisbaudran.

Nel 1854 fu ammesso all'École des beaux-arts de Paris, ove studiò pittura nell' atelier di Abel de Pujol e la scultura in quello di Francisque Duret (che era stato anche maestro di Carpeaux). Iniziò a guadagnarsi la vita lavorando per alcuni ornamentisti. Fu presso uno di questi che ebbe inizio la sua amicizia con Auguste Rodin[1]. Parigi era allora in pieno cambiamento e Dalou si formò un'esperienza lavorando nei grandi cantieri della capitale imparando architettura e decorazione degli immobili sui grandi corsi della città di Parigi: partecipò alla decorazione dell'hôtel de La Païva sull'avenue dei Champs-Élysées. Lavorò anche per il laboratorio di oreficeria dei fratelli Fannière. Si presentò quattro volte al concorso per il Prix de Rome, ma venne sempre respinto,[2] il che gli procurò rancore verso le istituzioni artistiche ufficiali. Presentò al Salone del 1869 un Dafni e Cloe e al Salone del 1870 La Brodeuse. I due pezzi vennero acquistati dallo Stato.

Durante questi oscuri anni di formazione Dalou sposò Irma Vuillier, una donna dal carattere forte che lo sosterrà per tutta la vita. La coppia ebbe una sola figlia, Georgette, nata con un handicap mentale, che fino alla morte, avvenuta durante la prima guerra mondiale, ebbe bisogno di avere accanto una persona adulta responsabile. Fu per questo che Dalou lascerà il suo laboratorio in eredità all'Orfanotrofio degli Artisti, cui andarono, nel 1905, più di 300 opere, acquistate dalla città di Parigi.

La Comune di Parigi[modifica | modifica wikitesto]

Il conflitto franco-prussiano rovesciò l'ordine del Secondo Impero e la sconfitta di Sedan causò la proclamazione della Terza Repubblica. Dalou s'impegnò nei combattimenti e lo si trova ufficiale nell'83º battaglione dei federati. Il 18 marzo 1871 la Comune di Parigi instaurò un governo insurrezionale. Gustave Courbet, che stava per essere eletto alla Federazione degli Artisti della Comune di Parigi, lo chiamò con sé e lo fece nominare amministratore provvisorio aggiunto del Museo del Louvre, a fianco di Henry Barbet de Jouy, con l'incarico di proteggere le collezioni dai vandalismi, e per compiere meglio tale incarico, il 17 maggio Dalou si trasferì con la famiglia nel museo.

L'esilio a Londra[modifica | modifica wikitesto]

Lawrence Alma-Tadema, Dalou, sa femme et sa fille (1876), Parigi, museo d'Orsay.

All'indomani della Semaine sanglante di maggio 1871, Dalou, sua moglie e la loro figlia furono minacciati in quanto Comunardi e costretti all'esilio. Il 6 luglio dello stesso anno essi poterono raggiungere l'Inghilterra, ove chiesero asilo, e furono accolti dal suo vecchio condiscepolo della Petite École, il pittore e incisore Alphonse Legros.

A Londra i primi anni furono difficili ma grazie all'aiuto benevolente che gli fornì Legros, molto ben introdotto alla City, realizzò una serie di statuette in terracotta ispirate dai contadini boulonnais o da soggetti intimisti (Liseuse, Berceuse), e ritratti dell'aristocrazia inglese.

Alla fine del 1874 Dalou trovò un impiego di professore di modellatura alla National Art Training School. La sua influenza sarà determinante presso gli cultori britannici della New Sculpture. Egli ricevette l'ordine per una fontana pubblica chiamata Charity (1877) presso il Royal Exchange a Londra, e di un monumento per la regina Vittoria, dedicato ai suoi nipoti nella cappella privata di Frogmore, nel castello di Windsor.

Durante questo periodo di esilio il governo francese decise d'inviare nel 1876 il bronzo de La Brodeuse alla selezione ufficiale della Francia per l'esposizione internazionale di Filadelfia. Nonostante tutte le proposte che gli fecero i colleghi inglesi, egli si rifiutò di esporre nella sezione inglese del Salone di Francia, non volendo essere ospite di un paese straniero nel proprio paese.

Il 1 maggio del 1874 il terzo Consiglio di Guerra di Parigi lo condannò ai lavori forzati a vita in contumacia per le sue funzioni di ufficiale nella Comune ed il suo posto di amministratore aggiunto del Louvre. Essendosi rifiutato di chiedere la grazia, fu solo nel maggio 1879, che, dopo essere stato amnistiato sotto la presidenza Jules Grévy, Dalou e la sua famiglia rientrarono dall'esilio.

Il ritorno in Francia[modifica | modifica wikitesto]

Bacchanale (1898), fontana del giardino delle serre d'Auteuil a Parigi.

Dalou tornò in Francia dopo aver concorso per una statua monumentale della Repubblica destinata alla place de la République a Parigi.

L'invio di Dalou non corrispondeva ai criteri richiesti e infine la giuria scelse il progetto dei fratelli Morice, il Monument à la République. Intanto il suo gruppo statuario Le Triomphe de la République fu ordinato dalla municipalità per essere eretto sulla piazza del Trono, rinominata nel 1880 place de la Nation. Delou consacrò vent'anni di lavoro alla realizzazione di questo monumento.

Gli anni 1881 e 1882 furono difficili, durante questo periodo egli riprese un'attività di scultore-decoratore per l'ornamentista Cruchet, collaborando anche in molte occasioni con il ceramista Ernest Chaplet, ma il Salone del 1883 lo rivelò infine al grande pubblico francese.

Egli vi espose i calchi dei suoi due altorilievi: La Fraternité des Peuples (nota anche con il titolo la République)[3] e Mirabeau répondant à Dreux-Brézé, per il quale meritò la medaglia d'onore. Oggi il bronzo del Mirabeau répondant à Dreux-Brézé, acquistato dallo stato nel 1890, orna la sala Casimir-Perier di Palazzo Borbone a Parigi.

Fuggendo il mondo e vivendo in famiglia, Dalou si dedicò ad un'attività intensa. In omaggio ad un pittore di cui ammirava l'opera, eseguì il Monument à Eugène Delacroix, Giardini del Lussemburgo (1890). Realizzò poi i Monuments à Alphand, avenue Foch (1891-1896, inaugurato nel 1899), a Boussingault, all'École des arts et métiers (1895), a Jean Leclaire presso la square des Épinettes a Parigi (1896), a Charles Floquet nel cimitero di Père-Lachaise (1897), a Sidi-Brahim a Orano[4] (1898), a Lazare Hoche a Quiberon (1902).

Dalou concepì un progetto di monumento a Victor Hugo per il Panthéon (1886), un progetto di Monument à la Justice per Palazzo Borbone (1892) e un progetto di Monument aux Orateurs, destinato al Pantheon (1896-1898), ma nessuno dei tre fu mai realizzato.

Gli vennero ordinati i "giacenti" di Auguste Blanqui (1885) e di Victor Noir (1890), il medaglione in bronzo di Charles Amouroux (1885), visibili al cimitero di Père-Lachaise.

Egli ci fa sentire tutta la sua ammirazione per la pittura di Rubens nel suo gruppo del Triomphe de Silène posto nei giardini del Lussemburgo (1885). La città di Parigi gli ordinò la statua di Antoine Lavoisier per il Grande Anfiteatro della Sorbona (1887), la fontana de La Bacchanale del Giardino delle serre d'Auteuil (1895-1898), la statua de La Chanson, all'Hôtel de Ville, che riproduce i tratti della cantante Yvette Guilbert (1895).

Tra i numerosi busti che egli scolpì dopo il suo rientro in Francia, vi sono quelli di Charcot (1884), Auguste Vacquerie (1885), Henri Rochefort (1888), Gustave Courbet (1890), Albert Liouville (1890), Mademoiselle Gilardi (1890), Ernest Cresson (1897), Paul Richer (1900), Jean Gigoux (1900), e Marie Laurent (inacquistato, 1901).

Per l'Esposizione universale del 1889, detta Esposizione del Centenario, viene esposto sulla Piazza della Nazione il calco (dipinto in bronzo) del gruppo allegorico La Repubblica, ordinato dalla città di Parigi nel 1879 e la cui versione in bronzo fu inaugurata solo vent'anni dopo.[5] Con quest'opera ottenne il Gran Premio di Scultura dell'Esposizione.

Dalou lasciò la Société des Artistes Français nel 1890 per esporre ormai alla Société nationale des beaux-arts, di cui era membro fondatore insieme a Ernest Meissonier, Auguste Rodin e Pierre Puvis de Chavannes.

Nominato cavaliere della Legion d'onore nel 1883, poi promosso ufficiale dal presidente Carnot nel 1889, fu elevato al grado di commendatore nel 1899 dal Presidente Loubet all'inaugurazione del suo monumento Triomphe de la République.

Il Monument aux Travailleurs[modifica | modifica wikitesto]

Non ebbe il tempo di portare a compimento il suo ultimo progetto, un Monument aux Travailleurs (o Monument aux Ouvriers), la cui idea gli era venuta nel 1889, all'indomani della inaugurazione del Triomphe de la République. Il formalismo della cerimonia e le sfilate militari avevano tenuto la gente lontana da questa manifestazione ufficiale. Dalou ne era rimasto deluso. Fedele al suo ideale repubblicano, egli si era augurato che questa inaugurazione fosse l'occasione per una grande festa popolare e democratica (come sarà poi all'inaugurazione del bronzo nel 1899). La sua idea fu quella di rendere un omaggio al mondo degli operai, degli artigiani e dei contadini dedicando loro quest'opera, della quale essi sarebbero stati il soggetto centrale. Alla fine della sua carriera egli così descrisse il progetto:

(FR)

«Je crois avoir enfin trouvé le monument aux Ouvriers que je cherche depuis 1889. La disposition générale tiendrait de l'insigne de Priape, Dieu des Jardins, emblème de la création, de la borne, berceau et tombe du pauvre, enfin du tuyau de l'usine, prison où se passe sa vie. Sobre, sans moulure ni ornement, je désire qu'il ait l'aspect grave et imposant, s'il se peut, que le sujet comporte. L'exécuterai-je ? Là est la question. Je suis bien âgé et de plus ma santé est bien débile»

(IT)

«Io credo di aver infine trovato il monumento agli Operai che cerco dal 1889. La disposizione generale sarà all'insegna di Priapo, Dio dei Giardini, simbolo della creazione, del ceppo, culla e tomba del povero, infine del tubo dell'officina, prigione ove si passa la vita. Sobrio, senza modanature né ornamenti, io desidero che abbia l'aspetto grave e imponente, se possibile, che il soggetto comporta. Ce la farò? Questo è il problema. Io sono anziano e per di più la mia salute è cagionevole.»

I numerosi schizzi rinvenuti da questo momento nel suo laboratorio dopo il suo decesso sono conservati al Petit Palais. La statua del Grand paysan (verso il 1897-1902, Parigi, museo d'Orsay) prefigura, in una scala minore, i personaggi che egli progettava di mettere nelle sedici nicchie contornanti la colonna, dovendo il tutto misurare 32 metri di altezza.[6].

Opere postume[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la sua morte, Camille Lefèvre terminò il Monument à Gambetta di Bordeaux (1904)[7] ed eseguì secondo gli schizzi di Dalou il Monument à Émile Levassor, detto anche Monument de l'Automobiliste (1907) a porte Maillot a Parigi. Il Monument à Scheurer-Kestner, senatore pro Dreyfus, fu realizzato dai praticanti di Dalou secondo il modello in gesso delle figure in grandezza reale che erano state realizzate interamente dalla mano dell'artista. Questo monumento fu inaugurato nel 1908 presso i giardini del Lussemburgo a Parigi.

Jules Dalou riposa a Parigi nel Cimitero di Montparnasse.

Opere monumentali[modifica | modifica wikitesto]

Opere diverse[modifica | modifica wikitesto]

  • Tutti ciò che era rimasto del laboratorio di Dalou dopo il suo decesso è stato acquistato nel 1905 dal museo del Petit Palais a Parigi.
  • Parigi, museo d'Orsay:
    • Liseuse, vers 1875, terracotta
    • Femme nue lisant dans un fauteuil, 1878, bronzo
    • Grand Paysan Archiviato il 28 settembre 2015 in Internet Archive., bronzo
    • Travailleur debout tenant une bêche, bronzo
    • Terrassier chargeant, bronzo alla cera perduta, patina bruno-rossa (fonderie Hébrard)
    • Tonnelier avec des cordes, bronzo
    • Rebatteur de faux, bronzo
  • Sculture ornementali per le facciate dell'hôtel Menier nel Parc Monceau.
  • Statua de Lavoisier a Blaye-les-Mines.
  • La Renommée, 1886, bronzo, museo Bonnat-Helleu

Omaggi[modifica | modifica wikitesto]

Commendatore della Legion d'Onore - nastrino per uniforme ordinaria
— Parigi, 20 novembre 1899

Le municipalità di Parigi (rue Dalou, XV arrondissement), Béziers, Brive-la-Gaillarde, Évry, La Rochelle, Malakoff, Perpignano, Tolosa, Vitry-sur-Seine e Montréal (quartiere di Snowdon) gli hanno dedicato delle vie che portano il suo nome.

Il nome del café-brasserie «Le Dalou» (30, piazza della Nazione, XII arrondissement di Parigi costituisce l'omaggio più popolare.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (FR) Gustave Coquiot, Rodin à l'Hôtel de Biron et à Meudon, Ollendorff, Paris, 1917, p. 109. (en ligne)
  2. ^ (FR) biographie Insecula Archiviato il 19 maggio 2015 in Internet Archive.
  3. ^ Il calco originale orna la sala dei matrimoni del palazzo municipale del X arrondissement di Parigi. Il marmo (1908) è conservato nelle riserve del Petit Palais a Parigi.
  4. ^ a b Composto d'un obelisco sostenente alla sua sommità una statua della Vittoria e, a livello della piccola base, di una statua della Francia. Questo insieme è stato trasformato in Monument à la gloire d'Abd el-Kader dopo l'indipendenza dell'Algeria: la statua della Francia ed il cartiglio commemorativo sono stati ritirati e quattro medaglioni in bassorilievo identici alla rappresentazione di Abd el-Kader sono stati posti sulle quattro facce dell'obelisco a livello della piccola base nel 1969. La statua della Vittoria è rimasta immutata. La statua della Francia e i cartigli commemorativi sono stati integrati in un nuovo monumento inaugurato il 10 luglio 1966 a Périssac. Voir les photographies du nouveau monument à Périssac
  5. ^ (FR) L'Expo universelle, 1889, Pascal Ory, éd. Complexe, 1989.
  6. ^ (FR) «Grand paysan» Archiviato il 26 settembre 2015 in Internet Archive., notice du musée d'Orsay.
  7. ^ Reso alla città di Bordeaux il 25 aprile 1904, questo monumento fu inaugurato un anno dopo dal presidente della repubblica Émile Loubet, il 25 aprile 1905.
  8. ^ Il cartiglio in bronzo alla sommità della colonna è scomparso
  9. ^ Fu distrutto nel 1941 dall'occupante tedesco per fonderlo ed usarne il metallo per gli armamenti. Fuso nuovamente e rieretto nel 1971, è privo del secchio che l'operaio, nella versione originale, teneva nella mano destra.
  10. ^ (FR) Base Mistral
  11. ^ Il busto di Delacroix è stato spostato di fronte alla casa natale del pittore, divenuta madiateca. La stele, privata dei suoi ornamenti in bronzo, è stata trasformata in Monumento ai morti di Saint-Maurice.
  12. ^ Realizzato con l'architetto Jean Camille Formigé
  13. ^ Il monumento è ora conservato tra le riserve del Musée d'Aquitaine a Bordeaux.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

(in lingua francese salvo diverso avviso)

  • Maurice Dreyfous, Dalou, sa vie et son œuvre, Paris, Laurens, 1903
  • Adolphe Giraudon, Catalogue de l'œuvre de Jules Dalou, catalogue numéro 18, Chartres, Bibliothèque Photographique A.Giraudon, 1904
  • Paul Cornu, Jules Dalou, numéro 8 de la collection Portraits d'hier, Paris, H.Fabre, 1 juillet 1909
  • Stanislas Lami, Dictionnaire des sculpteurs de l'École française au XIXème siècle, Paris, 4 volumes, 1914-1921
  • Henriette Caillaux, Aimé-Jules Dalou, L'homme - L'œuvre, Paris, Delagrave, 1935
  • «Dalou tiré de l'oubli», in Connaissance des Arts, numéro 147, mai 1964
  • (EN) John M. Hunisak, The sculptor Jules Dalou - Studies in Style and Imagery, Garland Publishing, New York & London, 1977
  • Jacques Ginepro, «Dalou ou le naturalisme en sculpture», in L'Estampille, numéro 146, juin 1982
  • Thérèse Burollet, «Deux grands fonds de sculptures du Musée du Petit Palais: Dalou et Carriès», in La sculpture du XIXème siècle, une mémoire retrouvée. Les fonds de sculpture, Rencontres de l'École du Louvre, Paris, La Documentation française, 1986 ISBN 2-11-001669-8
  • L'Œil, numéro 383, juin 1987
  • Pierre Cadet, «L'édition des œuvres de Dalou par la Maison Susse», in Gazette des beaux-arts, tome 126, février 1994
  • Collectif, Sculptures, de Carpeaux à Rodin: Exposition, Mont-de-Marsan, Musée Despiau-Wlérick, 23 juin-8 octobre 2000, catalogue, Musées de Mont-de-Marsan, 2000, ISBN 978-2-914098-02-1
  • Bertrand Tillier, La Commune de Paris, révolution sans images? - Politique et représentations dans la France républicaine, 1871-1914, Seyssel: Champ Vallon, 2004 ISBN 978-2-87673-390-9
  • «Dalou, des gisants et des morts», in Europe, numéro 923, mars 2006, pp. 327–338
  • Amélie Simier, Daniel Imbert, Guénola Groud, Dalou à Paris, Paris, Éditions Paris Musées, 2010 ISBN 978-2-7596-0121-9
  • Amélie Simier, Marine Kisiel, Jules Dalou: le sculpteur de la République, Paris, Éditions Paris Musées, 2013 ISBN 978-2-7596-0189-9
  • Cloé Viala, La réception de l'art d'Aimé-Jules Dalou entre 1883 et 1889: une reconnaissance après l'exil, mémoire d'étude de l'École du Louvre, 2009, inédit.
  • Vladimir Nestorov, Jules Dalou et Rubens: histoire d'une inspiration, mémoire d'étude de l'École du Louvre, 2013, inédit.

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