La grande bellezza

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Jep Gambardella)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
La grande bellezza
Toni Servillo in una scena del film
Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneItalia, Francia
Anno2013
Durata142 min
172 min (versione estesa)
Rapporto2,35:1
Generedrammatico, commedia, grottesco
RegiaPaolo Sorrentino
SoggettoPaolo Sorrentino
SceneggiaturaPaolo Sorrentino, Umberto Contarello
ProduttoreNicola Giuliano, Francesca Cima, Fabio Conversi
Produttore esecutivoViola Prestieri
Casa di produzioneIndigo Film, Medusa Film, Babe Films, Pathé
Distribuzione in italianoMedusa Film
FotografiaLuca Bigazzi
MontaggioCristiano Travaglioli
Effetti specialiRodolfo Migliari, Luca Della Grotta
MusicheLele Marchitelli
ScenografiaStefania Cella
CostumiDaniela Ciancio
TruccoMaurizio Silvi
Interpreti e personaggi
Doppiatori originali
Logo ufficiale del film

La grande bellezza è un film del 2013 co-scritto e diretto da Paolo Sorrentino. Ha vinto il Premio Oscar come miglior film in lingua straniera.

È stato presentato in concorso al Festival di Cannes 2013.[1][2] Nel 2014 ottiene il Golden Globe e il BAFTA nella stessa categoria, quattro European Film Awards, nove David di Donatello (su 18 nomination), cinque Nastri d'Argento e numerosi altri premi internazionali[3][4][5][6].

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Jep Gambardella è un navigato giornalista di costume e critico teatrale, uomo affascinante, impegnato per lo più a vagare tra gli eventi mondani di una Roma immersa nella bellezza della sua storia e nello squallore e superficialità dei suoi abitanti d'oggi, in un contrasto impietoso. Cimentatosi in gioventù anche nella scrittura creativa, è autore di una sola opera, L'apparato umano. Nonostante gli apprezzamenti e i premi ricevuti,[7] Jep non ha più scritto altri libri, non solo per pigrizia, ma soprattutto per un blocco creativo dal quale non riesce a uscire.[8] Col tempo, lo scopo della sua esistenza è diventato quello di trasformarsi in un "mondano". Jep partecipa ogni notte a un teatrino confuso e annoiato di amici intimi e compagni di sventure, tra i quali: Romano, scrittore teatrale mai realizzato e perennemente al guinzaglio di una giovane donna che lo sfrutta senza ricambiare il suo sentimento; Lello, ricco venditore all'ingrosso di giocattoli dalla parlantina sciolta e marito infedele di Trumeau; Viola, facoltosa borghese e madre di un ragazzo affetto da gravi problemi psichici di nome Andrea; Stefania, egocentrica scrittrice radical chic; Dadina, la direttrice nana del giornale per il quale Jep scrive.

Anche la vita culturale non è più in grado di fornirgli stimoli, come quando assiste alla performance di un'osannata artista concettuale[9] e poi in un'intervista ne smaschera l'inconsistenza intellettuale.

Una mattina, tornando da uno di quegli insipidi salotti, Jep incontra sul pianerottolo di casa il marito di Elisa, donna che un tempo era stata il suo primo (e probabilmente unico) vero amore: l'uomo, in lacrime, gli comunica che Elisa è morta lasciando dietro di sé solo un diario chiuso da un lucchetto, che l'uomo ha violato e in cui la donna narra dell'amore mai sopito verso Jep; il marito ha scoperto così di essere stato, per 35 anni, nient'altro che "un buon compagno"; il vedovo, ora afflitto, tuttavia ben presto troverà consolazione nell'accoglienza affettuosa della sua domestica straniera. L'episodio, unito al compimento del suo 65º compleanno, spinge Jep a una profonda e malinconica rivisitazione della sua vita, a una lunga meditazione su se stesso e sul mondo che lo circonda, e soprattutto innesca in lui un pensiero che, probabilmente, albergava nascosto in lui da molto tempo, quello di cimentarsi ancora nella scrittura.

Roma diventa così teatro onirico di feste, vignette, presagi e incontri casuali: da Ramona, avvenente spogliarellista figlia di un suo vecchio amico, al cardinale Bellucci, in cui è più viva la passione per la cucina che per la fede cattolica; ma soprattutto la città diventa il vero palcoscenico di Jep stesso, sempre più convinto della futilità e dell'inutilità della sua esistenza. Il sogno di recuperare la sua identità di scrittore e letterato, di ritornare a quell'innocente bellezza del primo amore adolescenziale, sembrano infrangersi di fronte allo spettacolo aberrante e miserabile con cui ogni sera egli deve e al contempo vuole confrontarsi.

Ben presto anche il giro di frequentazioni di Jep si riduce: Ramona, con cui aveva instaurato un rapporto casto e profondo, muore per un male inguaribile che era anche la causa inconfessata del continuo bisogno di denaro, lamentato dal padre; Romano, ormai deluso dall'ingannevole fascino di Roma, lascia la città salutando solo lui; Stefania, umiliata da Jep che le aveva rivelato in faccia i suoi scheletri nell'armadio e le sue menzogne, abbandona il circolo mondano dello scrittore, rincontrandolo solo in seguito, mostrandosi cambiata; Andrea, il figlio di Viola, si suicida schiantandosi volontariamente con l'auto e dopo la sua morte la madre dona tutti i suoi beni alla Chiesa cattolica e diventa missionaria in Africa.

La povertà di contenuti che egli continua a scorgere nelle feste trash e volgari lo induce intanto, in un momento di ebbrezza, a un'amara confessione a cuore aperto sull'incapacità di adattarsi al mondo circostante.

Si direbbe il segno di un fallimento durato un'intera vita ma, proprio nel momento in cui le speranze sembrano abbandonarlo definitivamente, ecco che l'illuminazione arriva: dopo aver ospitato a cena una ultracentenaria missionaria cattolica nel terzo mondo in "odore di santità" – incontro combinato da Dadina nella vana speranza di fargliela intervistare – Jep si reca all'Isola del Giglio per un reportage sul naufragio della Costa Concordia[10], che la stessa Dadina da tempo gli chiedeva. Lì rivive in un flashback la sua prima volta con Elisa e in lui si riaccende un barlume di speranza: egli è finalmente pronto per scrivere il suo nuovo romanzo. Lo sguardo finalmente sereno di Jep che osserva sorridente l'alba romana chiude il film, sulle note di The Beatitudes di Vladimir Martynov, suonato dal Kronos Quartet.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Le riprese del film sono iniziate a Roma il 9 agosto 2012.[11][12] Le scene ambientate al mare sono state girate invece nei primi di settembre all'Isola del Giglio, presso il faro di Capel Rosso, visibile nel film.[13] Il film è costato circa 9,2 milioni di euro.[14]

Scene tagliate[modifica | modifica wikitesto]

«Sono molto felice che la versione integrale de La grande bellezza possa arrivare per tre giorni al cinema. Durante il montaggio è stato necessario sacrificare alcune scene, fare delle scelte. Questa versione restituisce il film nella sua interezza, permettendo di apprezzare a pieno il lavoro di tutti gli attori, in particolar modo le interpretazioni di Giulio Brogi e Fiammetta Baralla che hanno impreziosito il film con il loro talento e la loro sensibilità.[15]»

Nei titoli di coda del film il regista ringrazia Giulio Brogi e Fiammetta Baralla per la partecipazione. Le scene in cui erano presenti gli attori sono state tagliate nella versione distribuita del film. Queste scene compaiono invece nella versione integrale proiettata dal 27 al 29 giugno 2016 nei cinema.[16]

  • In una scena Brogi, nei panni di un anziano regista, racconta a Jep Gambardella la sua prima sensazione di "incanto" visivo: l'accensione del primo semaforo installato a Milano tra piazza Duomo e via Torino: «Mi pare che fosse il 12 aprile 1925. Mio padre mi mise sulle spalle perché c'era una gran folla, ma capisce? Una folla, radunata per vedere un semaforo. Che bellezza! Che grande bellezza!»[17]
  • Nell'altra scena tagliata compare Fiammetta Baralla che interpreta la vecchia madre di Sabrina Ferilli.

Colonna sonora[modifica | modifica wikitesto]

  1. Torino Vocalensemble – I Lie – 5:36 (musica: David Lang) – registrato da Fabrizio Argiolas
  2. Maya Beiser – World to Come IV – 3:54 (musica: David Lang)
  3. Else Torp – My Heart's in the Highlands (feat. Christopher Bowers-Broadbent) – 8:29 (testo: Robert Burns – musica: Arvo Pärt)
  4. Lele MarchitelliTime – 1:28
  5. Kronos QuartetThe Beatitudes – 5:25 (musica: Vladimir Martynov)
  6. Zbigniew PreisnerDies Irae – 4:54
  7. The Choir of the Temple Church – The Lamb – 3:33 (musica: John Tavener)
  8. Donald Johanos – Sinfonia in do maggiore - II (Andante adagio) – 9:35 (musica: Georges Bizet)
  9. Lele Marchitelli – River Flows – 1:56
  10. Dawn UpshawSinfonia n. 3 - III (Cantabile semplice) – 16:56 (musica: Henryk Górecki)
  11. Mikk Üleoja – Beata Viscera – 8:15 (musica: Perotinus)
  12. Bob SinclarFar l'amore (feat. Raffaella Carrà) – 6:25 (Vittorio Sessa Vitali, Carmelo Carucci)
  13. Decoder Ring – More Than Scarlet – 2:50
  14. Gui Boratto – Take My Breath Away – 6:48 (Gui Boratto)
  15. Lele Marchitelli – Brain Waves – 2:03
  16. Damien JuradoEverything Trying – 3:26 (Damien Jurado)
  17. Tape – Parade (feat. Damien Lindelof) – 5:39 (Tape)
  18. Lele Marchitelli – Color My World – 3:06
  19. Antonello VendittiForever – 4:13 (Antonello Venditti)
  20. Lele Marchitelli – Surge of Excitement – 2:31
  21. Rachel'sWater from the Same Source – 6:18 (Rachel's)
  22. Lele Marchitelli – Settembre non comincia – 1:56
  23. Monica Cetti – Ti ruberò – 2:58 (Bruno Lauzi)
  24. Lele Marchitelli – Trumeau – 5:16
  25. La Banda Gorda – Que no se acabe el mambo – 3:44
  26. Studio Allstars – We No Speak Americano – 4:30 (Yolanda Be Cool)
  27. Exchpoptrue – Discoteca – 5:25 (Exchpoptrue)
  28. El Gato DJ – There Must Be an Angel – 5:11 (Lorraine Bowen)
  29. Lele Marchitelli – Ramona – 3:01

Durata totale: 145:21

Promozione[modifica | modifica wikitesto]

Il 9 aprile 2013 è stato diffuso online il primo teaser trailer del film.[18]

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Parte del cast del film in visita dall'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

La grande bellezza arriva nelle sale cinematografiche italiane il 21 maggio 2013, contemporaneamente alla presentazione al 66º Festival di Cannes. Il giorno successivo viene distribuito in Francia dalla Pathé. Durante il settembre 2013 il film esce in Inghilterra, luogo in cui riceve un ampio consenso.[19] Il film arriverà anche nelle sale degli Stati Uniti d'America.

Dopo la vittoria del Golden Globe 2014, il 16 gennaio 2014 il film ritorna nuovamente nelle sale cinematografiche delle principali città italiane.[20]

Dopo tre anni dall'uscita italiana e due dalla consacrazione agli Oscar, come preannunciato dalla Nexo Digital, dal 27 al 29 giugno 2016, viene proiettata la versione integrale del film, arricchita di 30 minuti reintegrati.[21]

Prima Tv[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la vittoria dell'Oscar 2014, il 4 marzo 2014 il film è stato trasmesso in prima serata da Canale 5,[22] totalizzando 8 861 000 spettatori e raggiungendo il 36,11% di share, diventando quindi la pellicola cinematografica più vista degli ultimi dieci anni sulla televisione italiana.[23]

Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

Incassi[modifica | modifica wikitesto]

Nella prima settimana di programmazione in Italia il film ha incassato 2 471 175 . L'incasso totale nelle sale italiane è stato di 7 269 378 €.[24] Il film ha incassato in tutto il mondo 24.164.400 di dollari superando il budget di 9.200.000 euro.[25]

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Critica italiana[modifica | modifica wikitesto]

È stato osservato che mentre la critica cinematografica internazionale ha giudicato in genere positivamente il film di Sorrentino, quella italiana si è divisa in giudizi severi:[26]

«Magari La grande bellezza si accontentasse di essere un brutto film. È piuttosto "un'esperienza emotiva inedita", come ha scritto Walter Veltroni sul Messaggero di ieri.»

Oppure di grande apprezzamento:[27]

«È un film disorganico, opulento, frammentario e sfacciato, ma anche bello da ridurti in lacrime, questo omaggio alla Capitale firmato da Paolo Sorrentino.»

Contrasto di giudizi che è stato variamente interpretato,[28] ma che nelle valutazioni negative sembra ricollegarsi al motivo ricorrente della supposta presunzione e ambizione del regista di proporre una sua visione, quasi un seguito de La dolce vita di Federico Fellini,[29] che trova invece accoglienza nell'immaginario degli spettatori stranieri che apprezzano questa riproposizione.

Viene però notato che in realtà[30]:[26]

«La grande bellezza sta a La dolce vita come la via Veneto di oggi sta alla via Veneto del 1959. Adesso è solo una strada di hotel di lusso dove è vano ricercare il clima notturno di un tempo: i caffè affollati di artisti e intellettuali, le scorribande di divi e fotografi, i night-club frequentati da una variegata fauna di nobili, perdigiorno e letterati.»

«La dolce vita è entrato nella storia perché fu un corto circuito tra l'immaginazione di Fellini e una Roma vera, viva, esagerata, in un certo senso già felliniana di suo. I paparazzi e i divi c'erano davvero, gli scrittori di talento che si dissipavano e lavoravano per il cinema pure [...].»

Si rimprovera inoltre al regista una compassata freddezza e distanza dai personaggi della sua storia e dalla bellezza di Roma che è la grande protagonista incombente in tutto il film:

«Il Fellini della Dolce vita, cui si pensa immancabilmente, aveva una pietas profonda verso i suoi personaggi, e quella compassione permetteva allo spettatore di allora come di adesso, di agire una qualche proiezione emotiva. La grande bellezza di Sorrentino è invece abissale, freddissima, distanziata, un ologramma sullo sfondo.[31]»

Per altri invece proprio la rivisitazione dei temi felliniani nella visione di Sorrentino costituisce il maggior titolo di merito del film:[32]

«Con tutte le rughe, gli eccessi, la sovrabbondanza di scene e "finali", il difficile paragone con Fellini e quant'altro gli si voglia attribuire come difetto io da semplice appassionato spettatore dico: "Capolavoro Indimenticabile!!" perché davvero emozionante e sincero.»

Mentre per Alessio Bosco, sulla testata giornalistica indie-eye.it, Fellini, Scola e Ferreri sono proprio il punto debole di un cinema inutilmente citazionista:[33]

«La Grande Bellezza, ripete oltraggiosamente il modulo sorrentiniano spostandolo su un citazionismo blando e malposto, in cui allo Scola di cui sopra, fanno eco il Ferreri de L’Udienza ed il Fellini catodico degli spot anni ’80 ma nella defatigante rincorsa a quell’atto immortale d’amore/odio che fu Roma; quella di Sorrentino è invece una bolla papalina, di nani e ballerine, giraffe e cicogne, che per quanto sospesa e notturna non lascia alcun segno.»

Mariarosa Mancuso, su Il Foglio, fa notare come nelle scene degli incontri e delle feste sulle terrazze romane non sia stato incluso nessun personaggio che abbia a che fare con la politica, a differenza, ad esempio, de La terrazza di Ettore Scola, a cui la pellicola di Sorrentino è stata paragonata.[34]

Stenio Solinas, in un articolo per Il Giornale, si focalizza sull'importanza che ha il tempo all'interno della pellicola:[35]

«Il tempo è infatti il tema della Grande bellezza. Lo abbiamo sprecato, ce lo siamo lasciati sfuggire tra le mani, e ora non resta altro che il ricordo, la memoria, la nostalgia. Quest'ultima è una delle poche armi a nostra difesa, dice uno dei tanti protagonisti del film, il meno cinico, il più fragile e insieme l'unico che cerchi di trovare una via di fuga (Carlo Verdone) [...]»

Natalia Aspesi, su Repubblica, ha elogiato il film non solo per la trama e la caratterizzazione dei personaggi ma anche per la sceneggiatura e la colonna sonora:[36]

«Con “La grande bellezza” Paolo Sorrentino sembra voler convincere che sì, quella che racconta è davvero “una Babilonia disperata” nel cuore oscuro e invidiato della capitale: e sembra riuscirci con la forza delle immagini e i virtuosismi visivi (di Luca Bigazzi), con il montaggio implacabile (di Cristiano Travaglioli), la colonna sonora (di Lele Marchitelli), che stordisce con la disco music e incanta con la musica sacra, una sceneggiatura (di Sorrentino, che è un vero scrittore, e Umberto Contarello) veloce e crudele.»

C'è chi ha apprezzato soprattutto il contrasto tra i concetti di bellezza e di morte all'interno del film:[37]

«Non c'è bellezza nella Roma splendida di Sorrentino. La volgarità e il cinismo ne sono padroni, come lo sono di Jep, che tuttavia ne ha orrore. [...] non ha vie d'uscita. O ha la sola che la vita garantisce a tutti. Lui l'attende. [...] un ritorno a casa e alla grande bellezza di un amore intenso e dolce dei vent'anni. Ma sopra le immagini luminose di quella bellezza emerge la decrepitezza della santa africana. Il suo corpo e il suo viso si tendono nello sforzo di salire una scala che dovrebbe garantirle l'indulgenza per sfuggire alle fiamme dell'inferno. E a noi sembrano lo spasimo stesso della morte.»

Cristina Piccino, su il manifesto, analizza più a fondo il concetto di "bellezza" proposto da Sorrentino:[38]

«Quale è la «Bellezza« che [il regista] cerca con la magniloquenza esibita fino allo sfinimento virtuosistico della sua macchina da presa? La «Bellezza» che ruba lo sguardo, e stordisce? Nella sua antropologia dei salotti, [la Bellezza] è una Città trasognata dall'alto, vista quasi soltanto dalle terrazze dei palazzi. Non sono più i tempi della 'Dolce Vita' e Roma non è più la città del cinema anche se il cinema si fa sempre a Roma. Ed è quel cinema che Sorrentino cerca, o meglio la sua immagine svuotata come in una specie di parco a tema.»

Dopo aver scaturito una vasta serie di critiche, il film è stato utilizzato anche come uno specchio sulla realtà italiana post-crisi.

Philippe Ridet, corrispondente a Roma di Le Monde, critica il film su Internazionale sostenendo i giornalisti de La Stampa Raffaella Silipo e Gianni Riotta[39]:

«La vittoria dell’Italia? Sì, ma quale Italia? “Gli americani si immaginano l’Italia esattamente così”, ricordava lunedì scorso Raffaella Silipo sulla Stampa: “Splendide pietre e abitanti inconcludenti, i giovani che fuggono e i vecchi che si dipingono e si smemorano ballando”. Martedì Gianni Riotta, sempre sulla Stampa, evoca una ricompensa che “suona come un avvertimento”: “Sorrentino firma il film dell’Italia rassegnata a non avere credibilità. Continuiamo così e finiamo eleganti straccioni a guardare il passato, vincendo magari un sacco di Oscar, ma senza un domani dignitoso”.

Ma i seimila votanti di Hollywood sono fatti così. Amano l’Italia per come se la immaginano, così come tutti i membri delle giurie che hanno premiato il film in giro per il mondo prima del suo trionfo a Los Angeles. 5 maggio 2014»

Il pensiero di Ridet sarà controbattuto in un articolo di Tiziano Peccia per la rivista accademica brasiliana O Olho da História in un articolo che - dedicato alla bellezza - segue la morte di Umberto Eco[40]:

«La visione di Philippe Ridet plagia di grottesco e superficiale l’intelligenza della penisola, al sol pensiero di un'Italia che possa celebrare una propria decadenza. L’affermazione tratta dal suo articolo "L’Italia rise nel vedere sé stessa nello specchio de La Grande Bellezza" stereotipa l’italiano medio ad un Griffolino d’Arezzo da Divina Commedia, ove il personaggio dantesco si riempiva d’arie nonostante la propria collocazione infernale. Eppure bisogna porsi un quesito: era questo il messaggio di Sorrentino? Il regista napoletano voleva enfatizzare il tema della decadenza italiana, come denunciato dai Media, e non, più profondamente, quello della frenesia moderna e mondana che ti seduce, ammalia, concupisce, e poi abbandona gravido di una manciata di sogni infranti e dannati? Il fatto che un film come la Grande Bellezza possa essere interpretato come un quadro limitato al caso italiano profuma, utilizzando espressioni del giornalista Marco Travaglio, di retorica e provincialismo. Provincialismo di un popolo che probabilmente non è più abituato a sentir parlare di sé sotto un’ottica positiva o meritocratica; un paese che trasforma in presa in giro un lavoro ben fatto ed apprezzato in scala planetaria. Il provincialismo diffuso è un frutto nuovo, per un paese, come l’Italia, abituato a millenni di grandezza e produzione artistica riconosciuta e stimata ovunque. Perché un’opera sulla decadenza dei costumi, come il Satyricon di Petronio, ove vengono descritti istinti animaleschi e dissolutezze, viene interpretato come lo specchio di un'umanità viziosa e selvaggia, e non come un quadro critico sulle realtà dissolute di Pozzuoli e Crotone?»

Critica internazionale[modifica | modifica wikitesto]

Jay Weissberg di Variety descrive il film come:[41]

(EN)

«A densely packed, often astonishing cinematic feast that honors Rome in all its splendor and superficiality.»

(IT)

«Un’intensa e spesso sorprendente festa cinematografica che rende onore a Roma in tutto il suo splendore e la sua superficialità.»

Sul Guardian Peter Bradshaw recensisce il film valutandolo con 5 stelle su 5 (definendolo «straordinario») e conclude la sua critica scrivendo che:[42]

(EN)

«[...] And for its intense, unbearable melancholy, the final end-title sequence has to be watched through to the very end, until the screen goes dark»

(IT)

«[...] per la sua intensa, insopportabile malinconia, la sequenza dei titoli di coda deve essere guardata fino alla fine, fino a che lo schermo si oscuri.»

Il critico cinematografico Robbie Colins, sul Daily Telegraph, definisce la pellicola:[43]

(EN)

«[...] a carnival of loosely connected vignettes, set at all-night parties, high society jamborees and shadowy religious congresses [...] a shimmering coup de cinema to make your heart burst, your mind swim and your soul roar.»

(IT)

«[...] un carnevale di immagini vagamente collegate, costituito dalle feste che durano tutta la notte, dai festini dell'alta società e dalle oscure riunioni di religiosi [...] un brillante colpo di cinema che ti fa scoppiare il cuore, ti fa viaggiare la mente e ti fa ruggire l’anima.»

Sulle pagine de L'Osservatore Romano, il giornale dello Stato del Vaticano, il critico Emilio Ranzato ha invece commentato negativamente il film.[44]

Giudizi[modifica | modifica wikitesto]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cannes 66: ecco tutti i film del Festival di Cannes 2013, su badtaste.it. URL consultato il 21 dicembre 2013.
  2. ^ Il precedente premio Oscar per il miglior film straniero assegnato alla cinematografia italiana risale al 1999 per La vita è bella di Roberto Benigni che fu premiato anche come miglior attore protagonista. Il film ricevette un terzo premio Oscar per la migliore colonna sonora.
  3. ^ Elenco dei premi vinti su IMDb.
  4. ^ La Grande Bellezza: un viaggio al termine della notte, su Cineuropa - il meglio del cinema europeo, 21 maggio 2013. URL consultato il 29 gennaio 2024.
  5. ^ La memoria e lo sperpero. Su “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino, su Le parole e le cose², 3 marzo 2014. URL consultato il 29 gennaio 2024.
  6. ^ Roberta Michelino e Giulia Madron, Paolo Sorrentino. “Gli sparuti e incostanti sprazzi di bellezza”, su i-italy.org. URL consultato il 29 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 5 dicembre 2014).
  7. ^ Durante una conversazione con Romano, Jep cita, quasi schermendosi, un "Premio Bancarella" che il libro avrebbe ricevuto.
  8. ^ Lo affermano Paolo Sorrentino e Toni Servillo in un'intervista rilasciata a Lilli Gruber il 7 giugno 2013, durante la trasmissione "Otto e mezzo".
  9. ^ chiaramente ispirata a una performance di Marina Abramović del 1977, "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino: un possibile itinerario di lettura tra arte contemporanea e arte antica, su finestresullarte.info. URL consultato il 7 dicembre 2019.
  10. ^ La grande bellezza vince l'Oscar: c'è anche un po' di Toscana, Il Tirreno, Grosseto, 3 marzo 2014
  11. ^ Servillo & Sorrentino, per Roma a caccia di "Grande bellezza", su lastampa.it, 9 agosto 2012. URL consultato il 21 dicembre 2013.
  12. ^ Cinema, Sorrentino inizia le riprese - Servillo e Ferilli nel nuovo film su Roma, su ilmessaggero.it, 10 agosto 2012. URL consultato il 21 dicembre 2013 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2013).
  13. ^ La grande bellezza, ciak al Giglio e sbarcano Sorrentino e Servillo, su lanazione.it, 7 settembre 2012. URL consultato il 21 dicembre 2013.
  14. ^ budget, su pro-labs.imdb.com. URL consultato il 23 marzo 2014.
  15. ^ Paolo Sorrentino (Giulia Bianconi, La grande bellezza. Roma decadente in versione integrale, Il Tempo 27 giugno 2016
  16. ^ Il mattino.it, 27 giugno 2016
  17. ^ Su youtube la scena mancante - Un taglio cancella Brogi, volto-feticcio dei Taviani, su ilgiornale.it, 22 maggio 2013. URL consultato il 24 dicembre 2013.
  18. ^ La Grande Bellezza - Il primo teaser trailer del nuovo film di Paolo Sorrentino!, su blog.screenweek.it, screenweek.it, 9 aprile 2013. URL consultato il 4 marzo 2014.
  19. ^ Paolo Sorrentino e "La grande bellezza" conquistano l'Inghilterra, su ilcinemaitaliano.com, 13 settembre 2013. URL consultato il 21 dicembre 2013.
  20. ^ La Grande Bellezza, dopo i Golden Globe ritorna nelle sale cinematografiche, su ilfattoquotidiano.it, 13 gennaio 2014. URL consultato il 4 marzo 2014.
  21. ^ Nexo Digital
  22. ^ "La grande bellezza" sbarca su Canale 5, su tgcom24.mediaset.it, 4 marzo 2014. URL consultato il 5 marzo 2014.
  23. ^ "La Grande Bellezza", boom su Canale 5, su tgcom24.mediaset.it, 5 marzo 2014. URL consultato il 5 marzo 2014.
  24. ^ La grande bellezza (2013), dettaglio degli incassi su IMDb
  25. ^ The Great Beauty (2013) - Box Office Mojo
  26. ^ a b Nanni Delbecchi, La grande bellezza come La dolce vita? Ma per favore, su ilfattoquotidiano.it, 30 maggio 2013. URL consultato il 3 marzo 2014.
  27. ^ Alessia Starace, Recensione La grande bellezza (2013), su movieplayer.it, Movieplayer.it. URL consultato il 3 marzo 2014.
  28. ^ Beppe Severgnini, Perché «La Grande Bellezza» piace tanto agli stranieri (e lascia perplessi alcuni italiani)?, su corriere.it, 13 gennaio 2014. URL consultato il 3 marzo 2014.
  29. ^ Carlo Rienzi, La grande bellezza ... è una grande delusione, su huffingtonpost.it, L'Huffington Post, 13 gennaio 2014. URL consultato il 3 marzo 2014.
  30. ^ Alessandra Levantesi Kezisch, Caro Sorrentino, l’Italia di oggi non è all’altezza della "Dolce vita", su lastampa.it, La Stampa, 21 maggio 2013. URL consultato il 3 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2014).
  31. ^ Dario Zonta, Un carnevale escheriano, mai realmente tragico ma solo miseramente grottesco, su mymovies.it, MyMovies. URL consultato il 3 marzo 2014.
  32. ^ Luciano Stella, Grande Bellezza e Grande Emozione (perché tante critiche?), su huffingtonpost.it, L'Huffington Post, 17 gennaio 2014. URL consultato il 3 marzo 2014.
  33. ^ Alessio Bosco, La grande Bellezza, il cinema conforme alla regola di Paolo Sorrentino, su indie-eye.it, 30 maggio 2013. URL consultato il 25 marzo 2015.
  34. ^ Mariarosa Mancuso, LA GRANDE BELLEZZA, in Il Foglio, 25 maggio 2013. URL consultato il 14 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 14 marzo 2014).
  35. ^ Stenio Solinas, La Roma cultural-festaiola? Che talento renderla cafona, in Il Giornale, 22 maggio 2013. URL consultato il 14 marzo 2014 (archiviato il 14 marzo 2014).
  36. ^ Natalia Aspesi, Con Sorrentino la Dolce Vita diventa Babilonia, in la Repubblica, 21 maggio 2013, 50-51. URL consultato il 14 marzo 2014 (archiviato il 14 marzo 2014).
  37. ^ Roberto Escobar, Quella Roma cinica dove la bellezza sa di morte, in l'Espresso, 30 maggio 2013. URL consultato il 14 marzo 2014 (archiviato il 14 marzo 2014).
  38. ^ Cristina Piccino, Quell'ossessione barocca, in il manifesto, 30 maggio 2013. URL consultato il 15 settembre 2014 (archiviato il 15 settembre 2014).
  39. ^ L'Italia allo specchio
  40. ^ Tiziano Peccia, "Critica e critiche alla grande bellezza", O Olho da História, numero 22 (aprile 2016)
  41. ^ (EN) Jay Weissberg, Film Review: ‘The Great Beauty’, in Variety, 20 maggio 2013. URL consultato il 14 marzo 2014 (archiviato il 14 marzo 2014).
  42. ^ (EN) Peter Bradshaw, La Grande Bellezza (The Great Beauty) – review, in The Guardian, 5 settembre 2013. URL consultato il 14 marzo 2014 (archiviato il 14 marzo 2014).
  43. ^ (EN) Robbie Collin, The Great Beauty, review, in The Daily Telegraph, 13 gennaio 2014. URL consultato il 14 marzo 2014 (archiviato il 14 marzo 2014).
  44. ^ Non tutti festeggiano “La grande bellezza”. Per l’Osservatore romano «strizza l’occhio all’estetica degli spot pubblicitari», in Tempi.it. URL consultato il 18 novembre 2016.
  45. ^ (EN) La grande bellezza, in IMDb, 2014. URL consultato il 15 settembre 2014 (archiviato il 15 settembre 2014).
  46. ^ (EN) The Great Beauty, in Metacritic, 2014. URL consultato il 15 settembre 2014 (archiviato il 15 settembre 2014).
  47. ^ (EN) The Great Beauty (2013), in Rotten Tomatoes, 2013. URL consultato il 15 settembre 2014 (archiviato il 15 settembre 2014).
  48. ^ British Film Institute, La Grande Bellezza è il miglior film 'straniero' del decennio - Top10, su Cineblog.it. URL consultato il 27 settembre 2015.
  49. ^ a b c d e f g h Ciak d’oro 2014, a La Grande Bellezza otto premi. Paolo Virzì miglior regista, su ilfattoquotidiano.it. URL consultato il 04/06/14.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàJ9U (ENHE987010857741605171