Jacopo Piccinino

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Jacopo Piccinino
Ritratto di Jacopo Piccinino
Signore[1]
Stemma
Stemma
TrattamentoSignore
Altri titoliSignore di Assisi, Atessa, Borgo Val di Taro, Borgonovo Val Tidone, Bucchianico, Candia Lomellina, Caramanico Terme, Castell'Arquato, Chieti, Città Sant'Angelo, Compiano, Fidenza, Fiorenzuola d'Arda, Francavilla al Mare, Frugarolo, Guardiagrele, Introdacqua, Pandino, Pellegrino Parmense, Penne, Solignano, Somaglia, Sterpeto, Sulmona e Varzi
NascitaPerugia, 1423
MorteNapoli, 14 luglio 1465
DinastiaPiccinino
PadreNiccolò Piccinino
Madre? Fortebraccio
ConiugiRosata ?[2]
Drusiana Sforza
FigliGabriella
Niccolò
Francesco
Giangiacomo
Angelo
Giacomo Niccolò Galeazzo
Deifobo dell'Anguillara (adottato)
ReligioneCattolicesimo
Jacopo Piccinino
NascitaPerugia, 1423
MorteNapoli, 14 luglio 1465
Cause della morteStrangolamento
Luogo di sepolturaNapoli
Dati militari
Paese servito Ducato di Milano
Regno di Napoli
Forza armataMercenari
Anni di servizio25 (1440-1465)
GradoCondottiero
ComandantiNiccolò Piccinino
Battaglie
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Jacopo (o Giacomo) Piccinino (Perugia, 1423Napoli, 14 luglio 1465) è stato un condottiero e capitano di ventura italiano[3].

Fu signore di Assisi, Atessa, Borgo Val di Taro, Borgonovo Val Tidone, Bucchianico, Candia Lomellina, Caramanico Terme, Castell'Arquato, Chieti, Città Sant'Angelo, Compiano, Fidenza, Fiorenzuola d'Arda, Francavilla al Mare, Frugarolo, Guardiagrele, Introdacqua, Pandino, Pellegrino Parmense, Penne, Solignano, Somaglia, Sterpeto, Sulmona e Varzi[3].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Fu un capitano di ventura. Era il figlio di Niccolò Piccinino e di una nipote del condottiero Braccio da Montone, e fratellastro minore di Francesco. Durante la guerra tra Ferrante d'Aragona e Giovanni II d'Angiò-Valois conquistò Trani per conto di quest'ultimo offrendo una cospicua somma di denaro al governatore neutro, che però fu presto riconquistata da Giorgio Castriota Scanderbeg[4]. Fu invitato nel Maschio Angioino dal re del Regno di Napoli Ferrante d'Aragona per assumere il comando delle truppe napoletane; qui, dopo alcuni giorni di festeggiamenti, in un momento d'assenza della sua scorta fu fatto arrestare a tradimento ed immediatamente strangolare dal sovrano, che ne temeva la potenza militare.

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
 
 
 
Francesco da Perugia  
 
 
 
Niccolò Piccinino  
 
 
 
Nina da Callisciana  
 
 
 
Jacopo Piccinino  
Oddo Fortebraccio Guido Fortebraccio  
 
?  
Giovanni Fortebraccio  
Giacoma Montemelini Tiveri Montemelini  
 
?  
? Fortebraccio  
 
 
 
?  
 
 
 
 

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Jacopo Piccinino si sposò due volte. La prima volta con una dama di nome Rosata[2], da cui ebbe una figlia e quattro figli[5]: Gabriella, Niccolò (1449-1464), Francesco, Giangiacomo († 1498) e Angelo († 1500 circa). La seconda volta il 12 agosto 1464 con Drusiana Sforza, figlia illegittima del duca di Milano Francesco Sforza, da cui ebbe un unico figlio, Giacomo Niccolò Galeazzo, nato a Sulmona il 27 luglio 1465 e morto dopo soli sei mesi. Jacopo adottò inoltre uno dei figli di Everso dell'Anguillara, Deifobo dell'Anguillara, ragion per cui quest'ultimo talvolta viene denominato Deifobo Piccinino[6].

Secondo alcune voci dell'epoca, Jacopo sarebbe stato il padre naturale di Luigi Terzago, segretario di Ludovico il Moro[7].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Vedi parametro "Altri titoli" di questa tabella.
  2. ^ a b DBI.
  3. ^ a b Condottieridiventura.it.
  4. ^ (FR) Lettre XV. Ville de Bari, in Lettres sur l'Italie, vol. 1, Parigi, Auguste Nepveu, 1819.
  5. ^ La seguente prole di Jacopo Piccinino è posta in ordine di nascita.
  6. ^ Ferente (2005), p. 159.
  7. ^ Corio (1565), p. 1008.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ignazio Cantù, Fatti di capitani di ventura italiani, vol. 24, Milano, Vedova di A. F. Stella e Giacomo figlio, 1838, ISBN non esistente.
  • Bernardino Corio, L'Historia di Milano, Venezia, Giorgio de' Cavalli, 1565, ISBN non esistente.
  • Ariodante Fabretti, Biografie dei capitani venturieri dell'Umbria, scritte ed illustrate con documenti, vol. 2, Montepulciano, Angelo Fumi, 1842, ISBN non esistente.
  • Serena Ferente, La sfortuna di Jacopo Piccinino: storia dei bracceschi in Italia (1423-1465), Firenze, Leo S. Olschki Editore, 2005, ISBN 88-222-5492-9.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN20832291 · ISNI (EN0000 0000 3513 3832 · BAV 495/351118 · CERL cnp01391249 · LCCN (ENn2006059834 · GND (DE131981641 · BNF (FRcb151205077 (data) · J9U (ENHE987007349014705171 · WorldCat Identities (ENlccn-n2006059834