Jacobus di Liegi

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Jacobus di Liegi, anche Jacobus Leodiensis o Jacques de Liège (1260 circa – dopo il 1330), è stato un compositore fiammingo, vissuto fra la fine del XIII e il XIV secolo.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Le notizie sulla sua vita sono quasi inesistenti. Si presume che abbia scritto il trattato di teoria musicale Speculum musicae (Specchio musicale), nel corso del secondo venticinquennio del XIV secolo.

Questo è il più grande trattato musicale del medioevo che sia giunto ai nostri giorni. Esso venne in precedenza attribuito a Johannes de Muris, ma oggi sembra che esso sia stato scritto da qualcuno di nome Jacobus, che era probabilmente nato nella diocesi di Liegi, prima di recarsi a studiare a Parigi verso la fine del XIII secolo, e che tornò poi a Liegi per completare gli ultimi due libri del suo trattato in sette volumi, Speculum musicae.[1]

Speculum musicae[modifica | modifica wikitesto]

Lo Speculum è un'opera enciclopedica in sette volumi. I volumi da 1 a 5 sono dei trattati di teoria musicale dedicati alla musica speculativa. Gli ultimi due volumi, si occupano dell'esecuzione musicale, mettendo la pratica esecutiva sotto la lente d'ingrandimento.

  • Il primo volume tratta delle basi della teoria per far comprendere le consonanze musicali. Nel corso del libro fa riferimento a Boezio, Isidoro di Siviglia, Guido d'Arezzo, Aristotele, Platone e Petrus Comestore. Il volume termina con un capitolo sulla teoria dell'armonia di Pitagora.
  • Il secondo volume tratta delle consonanze e precisamente del monocordo. I differenti intervalli sono trattati in proprie sezioni distinte.
  • Il terzo libro tratta esclusivamente i rapporti fra musica e matematica, occupandosi di proporzioni ed intervalli.
  • Il quarto volume si occupa delle consonanze e la rapporta fra di loro. Tratta anche delle cadenze e delle consonanze imperfette.
  • Nel quinto libro si occupa di tre diversi tipi di tetracordo e confronta il tetracordo con l'esacordo di Guido d'Arezzo.
  • Nel sesto libro tratta del canto gregoriano nella liturgia, ma anche di notazioni e del repertorio.
  • Nel settimo ed ultimo volume tratta della notazione mensurale. Egli difende l'Ars antiqua senza condannare l'Ars nova.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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