Istituto nazionale per le malattie infettive

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Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani
La facciata dell'Istituto
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàRoma
IndirizzoVia Portuense, 292
Fondazione1936
Num. impiegati874 (30/06/2023)
Dir. generaleAngelo Aliquò
Dir. sanitarioPietro Scanzano
Dir. scientificoEnrico Girardi
Dir. amministrativoBarbara Solinas
Sito webwww.inmi.it/
Mappa di localizzazione
Map
Coordinate: 41°51′58.22″N 12°27′27.4″E / 41.866172°N 12.45761°E41.866172; 12.45761

L'Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani (INMI "Lazzaro Spallanzani" IRCCS) è un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, sito a Roma in via Portuense, 292.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'ospedale Lazzaro Spallanzani fu fondato nel 1936 e fu destinato alla prevenzione, diagnosi e cura delle malattie infettive, occupando con i suoi 15 padiglioni un'area di 134000  all'interno dell'ospedale San Camillo, fondato nel 1929.

Nel corso degli anni '30 fu aperta una sezione dedicata alla cura e alla riabilitazione per i malati di poliomielite, mentre negli anni '70 l'Istituto si concentrò sul contrasto all'epatite B, che rappresentò un punto di partenza verso una maggiore competenza nel campo dell'epatite virale acuta e cronica. A partire dal 1980 rappresenta uno dei maggiori centri per l'assistenza e la ricerca sulle infezioni causate dal virus HIV.[1]

Un'espansione del complesso si ebbe nel 1991 mentre nel 1996 il Ministero della salute ha riconosciuto lo Spallanzani come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS).

Nei primi anni 2000 il Ministero identificò l'ospedale come polo nazionale contro il bioterrorismo e specializzato nel trattamento di malattie infettive ad elevato impatto, ossia SARS, FEV e MERS.[2]

Con deliberazione della Giunta Regionale del Lazio nº 157/2007 è stato istituito il Polo Ospedaliero Interaziendale Trapianti (POIT), una struttura deputata ai trapianti di fegato, reni e pancreas partecipata sia dallo Spallanzani che dal San Camillo-Forlanini.[2]

L'Istituto possiede uno dei due laboratori con livello di biosicurezza 4 presenti in Italia (l'altro è presso l'ospedale Luigi Sacco di Milano).[3]

Il 25 novembre 2014 è stato ricoverato presso l'istituto Fabrizio Pulvirenti, un medico italiano di Emergency infettato dal virus Ebola mentre si trovava ad operare in Sierra Leone[4], poi dimesso il 2 gennaio 2015[5].

Ruolo nell'epidemia di 2019-nCoV[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Pandemia di COVID-19 del 2019-2021.

Nell'ambito della pandemia di COVID-19 l'Istituto, a partire dal 30 gennaio 2020, ha ospitato i primi due infettati identificati in Italia: due turisti cinesi, originari della provincia di Hubei, di 66 e 67 anni.[6]

Il 2 febbraio, durante una conferenza stampa, il Ministro della salute Roberto Speranza ha annunciato che un gruppo di ricercatori dell'INMI ha isolato il coronavirus SARS-CoV-2.[7] Il team era composto da Maria Rosaria Capobianchi, Francesca Colavita, e Concetta Castilletti.[8]

Le sequenze parziali sono state tempestivamente pubblicate sul portale GenBank a disposizione della comunità scientifica internazionale[9][10].

A partire dal 6 febbraio 2020 il nosocomio ospita anche il primo italiano risultato positivo al coronavirus, si tratta di uno dei 56 italiani rimpatriati da Wuhan con un volo speciale.[11]

Collegamenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Storia dell'Istituto, su inmi.it, INMI. URL consultato il 3 febbraio 2020.
  2. ^ a b Piano annuale di risk management - 2018 (PDF), su regione.lazio.it. URL consultato il 3 febbraio 2020.
  3. ^ Eva Perasso, Il mondo contaminato: ecco la mappa in cui sono presenti laboratori di biosicurezza, in Corriere della Sera, 26 giugno 2012. URL consultato il 20 marzo 2020.
  4. ^ Ebola, in Italia medico contagiato. "E' in condizioni stabili. Curato con farmaco sperimentale", in la Repubblica, 25 novembre 2014. URL consultato il 3 febbraio 2020.
  5. ^ Ebola, il medico italiano di Emergency è guarito. Dimesso dallo Spallanzani, in il Fatto Quotidiano, 2 gennaio 2015. URL consultato il 3 febbraio 2020.
  6. ^ Coronavirus in Italia, chi sono i turisti cinesi ricoverati allo Spallanzani: arrivati a Milano il 23 gennaio, in Il Messaggero, 30 gennaio 2020. URL consultato il 3 febbraio 2020.
  7. ^ Coronavirus, lo Spallanzani di Roma è il primo in Europa a isolarlo. Un morto nelle Filippine, finora unica vittima fuori dalla Cina, in il Fatto Quotidiano, 2 febbraio 2020. URL consultato il 3 febbraio 2020.
  8. ^ Coronavirus, chi sono le tre ricercatrici che hanno isolato il virus, su Il Sole 24 ORE. URL consultato il 24 marzo 2020.
  9. ^ Coronavirus, lo Spallanzani ha isolato il virus: ecco che cosa significa, in Corriere della Sera, 2 febbraio 2020. URL consultato il 9 febbraio 2020.
  10. ^ 2019-ncov-sequs, su National Institute of Health.
  11. ^ Coronavirus, primo italiano positivo: è uno dei connazionali rimpatriati da Wuhan. Morto il medico cinese che aveva lanciato l’sos, in il Fatto Quotidiano, 6 febbraio 2020. URL consultato il 9 febbraio 2020.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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