Il signore di Ixia

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Il signore di Ixia
Titolo originaleThe Deathlord of Ixia
AutoreJoe Dever
1ª ed. originale1992
1ª ed. italiana1992
Genereromanzo
Sottogenerelibrogame fantasy
Lingua originaleinglese
AmbientazioneIxia (Nord-Ovest del Magnamund)
ProtagonistiLupo Solitario
AntagonistiEsercito dei morti
Signori delle Tenebre
SerieLupo Solitario (Serie Grande Maestro Ramas)
Preceduto daIl ritorno di Vashna
Seguito daL'alba dei dragoni

«"Quando hai distrutto il cancello dell'ombra nei pressi del Maakengorge... hai bandito Shamath nel vuoto, sperabilmente per l'eternità. Ma, ahimé, l'arma in suo possesso non è scomparsa insieme a lei. La maledetta Asta di Naar è tornata nel Magnamund attraverso un altro cancello dell'ombra che si trova ad ovest, in una remota penisola di ghiaccio chiamata Ixia"»

Il Signore di Ixia (titolo originale The Deathlord of Ixia) è un librogame dello scrittore inglese Joe Dever, pubblicato nel 1992 a Londra dalla Red Fox Children's Books e tradotto in numerose lingue del mondo. È il diciassettesimo dei volumi pubblicati della saga Lupo Solitario. La prima edizione italiana, del 1992, fu a cura della Edizioni EL.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Dopo aver impedito il ritorno di Vashna nel Magnamund, Lupo Solitario deve affrontare una nuova minaccia: Il signore della Morte di Ixia, una penisola situata nel Magnamund del Nord. Vi dimora il Ixiataaga (Il Signore della morte di Ixia) che regna da una cittadella, Xaagon, completamente scavata nel ghiaccio. L'Asta della Morte, il manufatto creato da Naar al fine di resuscitare Vashna, non è stato distrutto, ma è nelle mani di Ixiataaga. Lupo Solitario deve quindi volgere il suo cammino a Ixia una terra ghiacciata nel nord-est del Magnamund, dove si trova la tomba del Signore della Morte, uno dei luogotenenti di Agarash il Dannato, il più potente dei campioni dal male inviato da Naar nel Magnamund.

Edizione[modifica | modifica wikitesto]

  • Joe Dever, Il Signore di Ixia, traduzione di Laura Pelaschiar McCourt, Collana Librogame, Edizioni EL, 1992, cap. 350, ISBN 88-7068-501-2.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]