Il ponte sul fiume Kwai (film)

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Il ponte sul fiume Kwai
Locandina del film
Titolo originaleThe Bridge on the River Kwai
Paese di produzioneRegno Unito, Stati Uniti d'America
Anno1957
Durata161 min
Genereavventura, drammatico, guerra
RegiaDavid Lean
SoggettoPierre Boulle
SceneggiaturaCarl Foreman e Michael Wilson
ProduttoreSam Spiegel
FotografiaJack Hildyard
MontaggioPeter Taylor
MusicheKenneth Alford, Malcolm Arnold e Nat Ayer
ScenografiaDonald M. Ashton
CostumiJohn Wilson-Apperson
TruccoStuart Freeborn e George Partlerton
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Il ponte sul fiume Kwai (The Bridge on the River Kwai) è un film del 1957 diretto da David Lean.

Liberamente tratto dall'omonimo romanzo di Pierre Boulle, del quale rispetta solo parzialmente la trama, è un film epico che si propone di mostrare la follia della guerra e l'assurdità dell'etica militare.

Nel 1998 l'American Film Institute l'ha inserito al tredicesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi,[1] mentre dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è sceso al trentaseiesimo posto.[2]

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Alec Guinness in una scena del film

Birmania, seconda guerra mondiale: in un campo di prigionia giapponese il colonnello inglese Nicholson, dopo aver subìto lunghe torture inflittegli dal comandante Saito per il suo rifiuto di far lavorare gli ufficiali, in violazione delle norme della Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra, ottiene di dirigere i propri uomini nella costruzione di un ponte sul fiume Kwai, dopo che i giapponesi, nonostante le continue punizioni ai prigionieri, non sono riusciti a progredire in alcun modo nei lavori.

Il ponte ferroviario sul fiume Kwai nel 2017. I tratti ad arco sono originali (costruiti dai giapponesi durante la Seconda guerra mondiale); i due tratti con travatura reticolare trapezoidale furono costruiti dai giapponesi dopo la guerra come riparazioni belliche, sostituendo le parti distrutte dall'aviazione alleata

Durante le torture gli uomini di Nicholson gli erano rimasti tutti fedeli, e per questo accettano di lavorare al meglio delle possibilità quando egli decide di collaborare. Solo l'ufficiale medico inglese del campo prospetta al colonnello la possibilità che la sua opera venga vista «...come collaborazionismo o addirittura tradimento...», mentre Nicholson - al contrario - vede nella realizzazione di quest'opera una dimostrazione della superiore abilità tecnica inglese rispetto a quella dei giapponesi, oltre che una sorta di rivincita morale nei riguardi del nemico. Nel frattempo, un prigioniero americano, il soldato semplice Shears, che al momento della cattura si era spacciato per ufficiale per ottenere un trattamento migliore in prigionia, riesce ad evadere con una rocambolesca fuga e ad informare il comando alleato del progetto.

Mentre i lavori di costruzione avanzano, un commando alleato, guidato, suo malgrado, dall'ex-prigioniero americano Shears, che è costretto a partecipare dopo che si è scoperto che egli non è un ufficiale, al comando del maggiore Warden, viene paracadutato insieme ad altri combattenti inglesi, in una zona ad alcuni giorni di marcia dal ponte, con il compito di raggiungerlo e farlo saltare in aria a costruzione ultimata, possibilmente durante il transito del treno giapponese carico di truppe, che dovrebbe inaugurarlo. Attraverso una marcia forzata nella giungla, nonostante un morto e un ferito (il comandante), il commando raggiunge il ponte in tempo utile; tuttavia, non conoscendo l'ora di arrivo del treno, non può utilizzare le spolette a tempo. Con il favore delle tenebre, le cariche vengono quindi piazzate e collegate a un detonatore, che verrà azionato da uno dei componenti del commando al momento del passaggio del treno.

Chandran Rutnam e William Holden mentre stanno cercando di far saltare il ponte

La mattina successiva i prigionieri transitano marciando sul ponte per raggiungere il nuovo campo di prigionia, mentre Nicholson rimane per assistere al passaggio del treno. Passeggiando sul ponte insieme al comandante giapponese, egli scopre il filo di collegamento delle cariche al detonatore e allerta il suo collega giapponese sul tentativo di sabotaggio. Quando i due stanno arrivando al detonatore, un membro dei commando uccide il colonnello Saito: inizia quindi un immediato fuoco incrociato fra i giapponesi e il commando. Nicholson, nel tentativo di ostacolare a tutti i costi il sabotaggio, dapprima ingaggia un corpo a corpo col militare addetto ad azionare il detonatore e solo dopo aver visto fra i componenti del commando Shears, tornato dopo la fuga dal campo per distruggere il ponte, si rende conto dell'insensatezza di ciò che sta facendo ma, colpito dallo scoppio di una bomba sparata da un mortaio, morendo cade deliberatamente sul detonatore, già armato da un componente del commando, che fa esplodere le cariche e saltare il ponte proprio mentre il treno vi sta transitando. Nella concitata azione finale perdono la vita alcuni soldati del commando, tra i quali lo stesso Shears. Il maggiore medico Clipton, che osserva la scena da uno degli accessi al ponte, mormora sgomento la sua accusa contro l'assurdità della guerra: "Pazzia, pazzia!".

Veridicità storica[modifica | modifica wikitesto]

La trama è liberamente ispirata alla costruzione di un ponte ferroviario sul fiume Mae Klong nel 1943 in Thailandia, lungo la famigerata "ferrovia della morte". Secondo la Commonwealth War Graves Commission:

«La famosa ferrovia Birmania-Thailandia, costruita da prigionieri di guerra dell'Impero britannico, olandesi e americani fu un progetto giapponese guidato dalla necessità di migliorare le comunicazioni per sostenere il grande esercito nipponico in Birmania. Durante la sua costruzione, morirono circa 13 000 prigionieri di guerra e i loro corpi furono sepolti lungo la ferrovia. Si stima che da 80 000 a 100 000 civili siano morti nel corso del progetto, erano principalmente manodopera forzata deportata dalla Malesia e dalle Indie orientali olandesi, o arruolati in Thailandia e in Birmania. Due forze lavoro, una con base in Thailandia e l'altra in Birmania, lavorarono partendo dalle estremità opposte della linea verso il centro[3]»

Gli incidenti mostrati nel film sono per la maggior parte opera di fantasia; le condizioni erano peggiori di come sono state raffigurate e sarebbero state troppo spaventose per gli spettatori.[4] Il vero ufficiale superiore alleato in servizio presso il ponte era il tenente colonnello inglese Philip Toosey. Nel programma della BBC Timewatch, un ex-prigioniero del campo afferma che è improbabile che un uomo come l'immaginario Nicholson potesse essere salito al grado di tenente colonnello e, se l'avesse fatto, sarebbe stato "tranquillamente eliminato" da parte degli altri prigionieri.[5]

Il ponte sul fiume Kwai nel giugno 2004

Julie Summers, nel suo libro The Colonel of Tamarkan, scrive che Pierre Boulle, che era stato prigioniero di guerra in Thailandia, ha creato il personaggio di Nicholson basandosi sui suoi ricordi di ufficiali francesi. Toosey era molto diverso da Nicholson e certamente non si sentiva obbligato a lavorare con i giapponesi. Tentò di ritardare la costruzione del ponte il più possibile facendo persino raccogliere un gran numero di termiti per danneggiare le strutture in legno e in cemento. Nel film Nicholson disapprova gli atti di sabotaggio[5].

Alcuni dei personaggi del film hanno i nomi di persone reali che sono state coinvolte nella costruzione della ferrovia birmana. Per esempio, nel film, il colonnello Saito è comandante del campo e, in realtà, un sergente maggiore Risaburo Saito era vice-comandante. Risaburo Saito era rispettato dai suoi prigionieri perché era relativamente misericordioso e giusto nei loro confronti. Toosey lo difese nel processo contro i suoi crimini di guerra e i due divennero persino amici[5].

In una scena ambientata nella giungla, i soldati inglesi e americani provano a sintonizzare la radio, e si può sentire, per un istante, la voce di una donna che dall'emittente Radio Tokyo invita gli americani a non offrirsi volontari per andare in guerra: Radio Tokyo era, infatti, un'emittente fautrice di una propaganda disfattista gestita dalla conduttrice Iva Ikuko Toguri, americana di origini nipponiche.

La distruzione del ponte descritta nel film è completamente inventata. Effettivamente sono stati costruiti due ponti: uno provvisorio in legno e uno permanente in acciaio e cemento pochi mesi più tardi. Entrambi i ponti sono stati utilizzati per due anni, fino a quando non sono stati distrutti dai bombardamenti aerei alleati. Il ponte in acciaio è stato riparato ed è ancora in uso.

Musica[modifica | modifica wikitesto]

Poster per la distribuzione nelle sale de Il ponte sul fiume Kwai

Una caratteristica memorabile del film è il motivo che viene fischiettato dai prigionieri di guerra (Colonel Bogey March) mentre entrano nel campo: divenne subito famoso. Il pezzo fu originariamente scritto nel 1914 da Kenneth Alford. Era accompagnato da una contromelodia (nota come The River Kway March) scritta dal compositore del film, Malcolm Arnold, e suonata dall'orchestra fuori dallo schermo che sostituisce quelli che fischiettano. Mitch Miller ebbe un gran successo con la registrazione di entrambe le marce.

Oltre a simboleggiare il coraggio e la dignità britannica di fronte alla privazione, la Colonel Bogey March suggeriva uno specifico simbolo di sfida per gli spettatori cinematografici britannici, perché la sua melodia era legata a versi volgari su Hitler (Hitler Has Only Got One Ball), il leader della Germania nazista e il principale alleato del Giappone durante la guerra. Benché il testo beffardo non venga usato nel film, gli spettatori britannici del tempo lo conoscevano abbastanza bene da cantarlo mentalmente mentre ascoltavano il motivo musicale.

Il ponte[modifica | modifica wikitesto]

Il ponte non è stato ricreato in studio, ma dal vero, nell'Isola di Ceylon.

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1997 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.[6]

Nel 1999 il British Film Institute l'ha inserito all'11º posto della lista dei migliori cento film britannici del XX secolo.[7]

Film correlati[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni successivi sono stati girati altri film sui prigionieri di guerra dei Giapponesi costretti a costruire la "ferrovia della morte", basati su eventi autobiografici:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) AFI's 100 Years... 100 Movies, su afi.com, American Film Institute. URL consultato il 12 ottobre 2014.
  2. ^ (EN) AFI's 100 Years... 100 Movies - 10th Anniversary Edition, su afi.com, American Film Institute. URL consultato il 12 ottobre 2014.
  3. ^ Commonwealth War Graves Commission: Kanchanaburi War Cemetery
  4. ^ links for research, Allied POWs under the Japanese
  5. ^ a b c Julie Summers, The Colonel of Tamarkan, Simon & Schuster Ltd, 2005
  6. ^ (EN) Librarian of Congress Names 25 New Films to National Film Registry, su loc.gov, Library of Congress, 18 novembre 1997. URL consultato il 6 gennaio 2012.
  7. ^ (EN) The BFI 100, su bfi.org.uk. URL consultato il 18 giugno 2008 (archiviato dall'url originale il 3 giugno 2004).

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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