Il nostro agente all'Avana

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Disambiguazione – Se stai cercando il film omonimo, vedi Il nostro agente all'Avana (film).
Il nostro agente all'Avana
Titolo originaleOur Man in Havana
AutoreGraham Greene
1ª ed. originale1958
1ª ed. italiana1959
Genereromanzo
Sottogenerespionaggio, umoristico
Lingua originaleinglese
AmbientazioneCuba
ProtagonistiJim Wormold
Preceduto daUn americano tranquillo
Seguito daUn caso bruciato

Il nostro agente all'Avana (Our Man in Havana, 1958) è un romanzo di Graham Greene. Nel 1959 da questo romanzo fu tratto il film omonimo, diretto da Carol Reed e interpretato da Alec Guinness.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

La storia è ambientata a Cuba al tempo del regime di Fulgencio Batista, prima della conquista dell'Avana da parte di Fidel Castro. È la vicenda di James Wormold, mite rappresentante commerciale e venditore di aspirapolvere afflitto da problemi economici e da quelli causati dalla figlia adolescente, fervente cattolica ma anche materialista e amante della bella vita, a cui deve badare da solo essendo stato lasciato dalla moglie. Il nostro uomo si lascia arruolare dai servizi segreti britannici per guadagnare qualche soldo, e per restarci inizia a inventarsi clamorose rivelazioni. Non essendo in grado di reperire alcunché, inventa di sana pianta informazioni e una rete di collaboratori fino a spedire a Londra i progetti di un macchinario da guerra basato sulle componenti di un aspirapolvere. Presto finisce inguaiato tra i sospetti dell'MI6 e le indagini del capitano Segura, un poliziotto antispionaggio cubano invaghito della figlia di Wormold. Alla fine solo l'imbarazzo di dover rivelare alla pubblica opinione una tale grottesca vicenda spingerà i servizi britannici a premiare Wormold con un posto fisso a Londra dove potrà anche sposare Beatrice, un'agente inviata per controllarlo che presto si innamora di lui, e pagare il collegio di studi alla figlia.

Commento[modifica | modifica wikitesto]

Il romanzo, scritto nel pieno del periodo della guerra fredda, ha un chiaro intento satirico nei confronti di una certa letteratura e cinematografia di spionaggio, che all'epoca proponeva spie invincibili e affascinanti, sistemi infallibili e sofisticatissimi, ai quali invece, nel suo romanzo, Greene contrappone come protagonista un uomo qualunque che si arrangia come può in mezzo a personaggi dalla dubbia moralità, nel quadro di una rete spionistica tutt'altro che infallibile e impermeabile. L'epoca è anche quella in cui servizi come la CIA arruolano agenti, purché anticomunisti, anche con torbido passato, ad esempio ex gerarchi nazisti[1]. Il libro, quindi, è anche una denuncia della faciloneria con cui si muovono i servizi segreti.

A questo romanzo si è dichiaratamente ispirato John le Carré per Il sarto di Panama.

Edizioni italiane[modifica | modifica wikitesto]

  • Il nostro agente all'Avana, traduzione di Bruno Oddera, Collezione La Medusa n.429, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1959, p. 348.
  • Il nostro agente all'Avana, traduzione di Adriana Bottini, Collana Oscar Scrittori del Novecento (Scrittori moderni) n.1174, Milano, Mondadori, 2002, p. 294, ISBN 88-04-46682-0.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cf. Eric Lichtblau, I nazisti della porta accanto. Come l’America divenne un porto sicuro per gli uomini di Hitler, Bollati Boringhieri, Torino 2017.

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