Ibn al-Farid

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ʿUmar ibn ʿAlī ibn al-Fāriḍ

ʿUmar ibn ʿAlī ibn al-Fāriḍ, (arabo: عمر بن علي بن الفارض) detto Ibn al-Fāriḍ (Il Cairo, 1181Il Cairo, 1235), è stato uno scrittore egiziano e maestro sufi.

Poeta e mistico egiziano. Rifiutò una offerta del sultano d'Egitto per la carica di giudice supremo (Qāḍī al-quḍāt), e si ritirò nella Moschea di al-Azhar del Cairo, per dedicarsi alle pratiche devozionali e al misticismo.

Il luogo della sua sepoltura sulla collina detta Muqaṭṭam, dove oggi sorge una moschea a lui intitolata, è ancora meta di pio pellegrinaggio.

L'esaltazione religiosa ed i prolungati digiuni gli favorirono frequenti stati di estasi, durante i quali riteneva di udire voci celesti. Le sue poesie gli diedero grande fama nel mondo arabo, dove viene considerato il più importante fra i poeti sufi.

Scrisse il famoso poema intitolato “Ode al vino” (in arabo khamriyya), in cui il vino diventa simbolo divino e l'ebbrezza da questo provocata è simbolo della conoscenza. Una raccolta delle sue poesie è stata pubblicata a Parigi nel 1855 con il titolo ‘Dīwān’ e, molto migliorata, da Giuseppe Scattolin.[1]

L'opera tuttavia in assoluto principale è l'ode chiamata Naẓm al-sulūk, o "Il poema del progresso", meglio nota come Tāʾiyya al-kubrā, un componimento di 760 versi in cui i versi finiscono con la consonante araba Tāʾ. Essa è stata ampiamente studiata da studiosi italiani, da Di Matteo[2] a Carlo Alfonso Nallino[3] e, infine, da Giuseppe Scattolin.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ "A Critical Edition of Ibn al-Fāriḍ's Dīwān: Reading a Sufi Text", in: Le développement du soufisme en Égypte à l'époque mamelouke, ed. by Richard J.A. McGregor and Adam Abdelhamid Sabra, pp. 217-231, Il Cairo, Institut français d'archéologie orientale, 2006.
  2. ^ Roma, 1917.
  3. ^ "Il poema místico arabo d'Ibn al-Fāriḍ" e "Ancora su Ibn al-Fāriḍ e la mistica musulmana", in Rivista degli Studi Orientali, VIII, Roma 1919-20, pp. 1-106 e 501-62.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Louis Massignon, Essai sur les origines du lexique technique de la mystique musulmane, Parigi, 1954, 2ème éd.
  • AA. VV., Dizionario Letterario Bompiani. Autori, Milano, Bompiani, 1957, vol. III, O-Z, p. 8.
  • J. Spencer Trimingham, The Sufi Orders in Islam, Oxford at the Clarendon Press, 1971.
  • Issa J. Boullata, "Verbal Arabesque and Mystical Union: A Study of Ibn al-Farid's 'Al-Ta'iyya al-Kubra'", in: Arab Studies Quarterly, Vol. 3, N. 2 (Spring 1981), pp. 152–169.
  • Giuseppe Scattolin, Esperienze mistiche nell'Islam, Bologna, Emi, vol. I: L'inizio di un cammino, 1994; vol. II: Secoli X-XI, le tappe di un cammino, 1996; vol. III: Al-Niffari e al-Ghazali, 2000.
  • G. Scattolin, Spiritualità nell'Islam, Bologna,Emi, 2004.
  • G. Scattolin, "The oldest text of Ibn al-Fāriḍ's Dīwān? A Manuscript of Yusufağa Kütüphanesi of Konya", in: Quaderni di Studi Arabi, Roma Istituto per l'Oriente C. A. Nallino, Vol. 16 (1998), pp. 143–163.

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