I.N.R.I. (film)

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I.N.R.I.
Titolo originaleI.N.R.I. – Ein Film der Menschlichkeit
Lingua originaletedesco
Paese di produzioneGermania
Anno1923
Durata102 min
Dati tecniciB/N
rapporto: 1,33:1
film muto
Genereepico, drammatico, religioso
RegiaRobert Wiene
SoggettoPeter Rosegger
SceneggiaturaRobert Wiene
ProduttoreHans Neumann
Hans von Wolzogen
FotografiaAxel Graatkjær
Reimar Kuntze
Ludwig Lippert
Effetti specialiErnö Metzner
MusicheWilly Schmidt-Gentner
ScenografiaErnö Metzner
Interpreti e personaggi

I.N.R.I. – Ein Film der Menschlichkeit è un film muto tedesco di genere epico-religioso, girato nel 1923 da Robert Wiene con diverse stelle del cinema muto, tra le quali Gregori Chmara, Henny Porten e Asta Nielsen. La pellicola è una narrazione degli eventi che portarono alla crocefissione di Cristo ed è basata su un racconto di Peter Rosegger del 1905. Negli Stati Uniti d'America uscì con il titolo alternativo di Crown of Thorns.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Due sono gli elementi che contraddistinguono il film. Da una parte la scenografia, realizzata facendo riferimento a rappresentazioni già note nel campo delle arti visive. Dall'altra il grande valore riposto nella rappresentazione d'effetto di grandi masse di persone, come ad esempio nella scena del discorso della montagna o in quella dell'ingresso a Gerusalemme di Gesù di Nazaret.

Dopo la prima, il film non ricevette solo critiche negative da parte della stampa. La Frankfurter Zeitung scriveva: "Il reale effetto del film, che doveva conquistare il mondo, sta nella sostanza stessa di questo cinema così spesso criticato: vale a dire nel suo mutismo, nel grande silenzio che pervade i sette atti." Il film non raggiunse tuttavia le vette del precedente film di Wiene, Das Cabinet des Dr. Caligari. Più volte era stato tentato di trasporre su film la vita di Gesù Cristo, ma senza ottenere mai un risultato soddisfacente. Oscillanti tra la sacralità e l'eccessiva umanizzazione del figlio di Dio, tutti i film incentrati sul Cristo risultarono inefficaci. Wiene ci provò dunque nel 1924 ricorrendo all'espediente della cornice narrativa: un assassino assiste ad una rappresentazione della passione di Cristo e attraverso questa viene purificato. Wiene si basò su un racconto di Peter Rosegger, in una rappresentazione della passione fedele ai vangeli sinottici. Trasfigurata in una bellezza semplice, materna e dolce, la Madonna interpretata da Henny Porten ricorda quella dipinta da Raffaello; con una bellezza fantasiosa, arrogante, civettuola ed in seguito con lacrimante viene invece raffigurata la peccatrice Maria Maddalena tramite l'attrice Asta Nielsen. Nell'impossibile ruolo del Cristo provò a cimentarsi (vanamente) l'immigrato russo Grigori Chmara, per altro fidato partner della Nielsen. Nel complesso, comunque, il film fu un fallimento, nonostante Werner Krauß nel ruolo di Ponzio Pilato e nonostante Alexander Granach in quello di Giuda.[1]

Il film viene considerato il primo grande lungometraggio biblico tedesco. Basato su un romanzo, Wiene diede un nuovo orientamento religioso in un'epoca contraddistinta da grandi insicurezze economiche e politiche. La trasposizione cinematografica della vita di Cristo viene integrata nell'ambito di una cornice narrativa che fa riferimenti alla contrapposizione del cristianesimo rispetto al comunismo. La talvolta esasperata teatralità nella rappresentazione della vita di Gesù fu però oggetto di critica già all'epoca.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]