Hygophum benoiti

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Pesce lampadina
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Superclasse Gnathostomata
Classe Actinopterygii
Sottoclasse Neopterygii
Infraclasse Teleostei
Superordine Scopelomorpha
Ordine Myctophiformes
Famiglia Myctophidae
Genere Hygophum
Specie 'H. benoiti'
Nomenclatura binomiale
Hygophum benoiti
Cocco, 1838

Il pesce lampadina (Hygophum benoiti) è un pesce abissale della famiglia Myctophidae.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome proprio della specie è in onore dell'ornitologo italiano Luigi Benoit (1804-1890) che si interessò anche di biologia marina in collaborazione col malacologo italiano Andrea Aradas (1810-1882)[1].

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Si incontra nel mar Mediterraneo e nell'Oceano Atlantico. Nei mari italiani è molto più comune del congenere pesce lampada e si incontra in tutti i bacini, compreso il mar Adriatico.
Ha uno stile di vita pelagico e si trova tanto in acque superficiali (fino a 25 m) che a 1000 metri di profondità. In Adriatico è stato rinvenuto fino a 780 metri.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Come tutti i pesci lanterna si può riconoscere dalle specie affini solo attraverso l'esame dei fotofori, per la legenda dei fotofori vedere lo schema alla voce Myctophidae. In questa specie POL sono due, così come i Prc, di questi ultimi il secondo è più in basso. Il PLO è situato in posizione superiore rispetto alla base della pinna pettorale. Gli AO sono suddivisi in due serie in linea. La pinna anale è più lunga della pinna dorsale. Il VLO è posto molto più in basso rispetto alla linea laterale (nell'affine Hygophum hygomii questo fotoforo è posto appena sotto questa linea).
Il colore argentato brillante dell'animale vivo si osserva di rado, di solito ha un colore brunastro dovuto alla perdita delle squame.
Raggiunge gli 8 cm di lunghezza.

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

Avviene durante tutto l'anno ma con più frequenza durante i mesi caldi; i giovanili hanno la metà inferiore della pinna caudale di colore scuro.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Lungo le rive dello stretto di Messina si incontrano spesso molti esemplari spiaggiati di questa specie.

Pesca[modifica | modifica wikitesto]

Si cattura talvolta con le reti a strascico ma non ha nessun valore commerciale; le carni, tuttavia sono commestibili e di buon sapore.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Sito del BEMON, su tmbl.gu.se. URL consultato il 29 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 16 maggio 2011).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Tortonese E. Osteichthyes, Calderini, 1975
  • Costa F. Atlante dei pesci dei mari italiani, Mursia, 1991 ISBN 8842510033

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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