Hou Hsiao-hsien

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Hou Hsiao-hsien alla première di The Assassin al Festival di Cannes nel 2015

Hou Hsiao-hsien (IPA: [xoʊ̯³⁵ ɕi̯ɑʊ̯⁵¹ ɕi̯ɛn³⁵]; 侯孝贤S, Hóu XiàoxiánP; Distretto di Meixian, 8 aprile 1947) è un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico taiwanese di origine cinese, considerato il capostipite della Nouvelle Vague di Taiwan.

Alla fine degli anni ottanta ha raggiunto successo e popolarità partecipando ai più importanti festival cinematografici del mondo e aggiudicandosi prestigiosi riconoscimenti, a partire dal Leone d'Oro al miglior film per Città dolente alla 46ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia nel 1989.

Nel suo cinema emerge un vero e proprio lavoro sul tempo, che sembra agire, quasi indipendentemente dalla volontà autoriale, all'interno dell'immagine, producendo un cortocircuito tra memoria individuale e memoria collettiva, tra passato e presente, e installandosi nell'agire interno della Storia.[1][2]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Hou Hsiao-hsien nasce nel Distretto di Meixian, nella provincia del Guangdong (una regione costiera della Cina continentale meridionale), l'8 aprile del 1947 in una modesta famiglia hakka. A causa dell'imperante guerra civile tra nazionalisti e comunisti cinesi, poco tempo dopo la propria nascita è costretto a trasferirsi al seguito della famiglia a Taiwan, dove crescerà e frequenterà le scuole. Laureatosi presso l'Academy of Arts, trova poi temporaneamente lavoro come venditore, prima di potersi avvicinare al mondo del celluloide; esordirà infatti alla regia con Cute Girl (1980), cominciando a realizzare opere dallo stile sperimentale che fondono il minimalismo neorealista con la ricerca formale della Nouvelle Vague francese.[3][4]

La moglie di Hou è Tsao Paofeng, che è stata uno dei produttori del film Le voyage du ballon rouge (2007). Insieme hanno una figlia di nome Hou Yunhua, sposata con Tsai Chunfei nel 2007. Il padre di Hou era Hou Fenming, che è stato interpretato nel film A Time to Live, a Time to Die (1985) da Tien Feng.

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1983 viene pubblicato The sandwich man, opera a episodi realizzata insieme a Wan Ren e Tseng chuang-hsiang, cattura l'attenzione del pubblico e della critica, facendo del regista una delle figure principali della Nuovo Cinema taiwanese, accanto ad autori come Edward Yang e Tsai Ming-liang.

Dopo film come I ragazzi di Feng Kuei (1983) e In vacanza dal nonno (1984), incentrati sull'infanzia, vince premi al festival di Nantes e a Locarno. Nel 1985, invece, A Time to Live, a Time to Die, seguito delle vicende autobiografiche narrate nel precedente In vacanza dal nonno, vince il premio FIPRESCI al 36º Festival del Cinema di Berlino.[5] La trilogia personale si conclude l'anno successivo con Dust in the Wind (1986), cui segue il film documentaristico Daughter of the Nile (1987), presentato al Quinzaine des Réalisateurs del Festival del cinema di Cannes quell'anno.

Città dolente (1989), basato sui fatti storici relativi all'incidente del 28 febbraio 1947, gli fa ottenere il Leone d'Oro alla Mostra del cinema di Venezia del 1989, diventando il primo film taiwanese a riscuotere un successo internazionale. Da questo momento cresce progressivamente l'attenzione e il riconoscimento della critica nei confronti delle opere di Hou, il quale nel 1993 con Il maestro burattinaio, incentrato su una delle più importanti tradizioni artistiche dell'isola, vince il Premio della giuria al 46º Festival di Cannes. Due anni dopo segue Good Men, Good Women (1995), sorta di conclusione di questa nuova trilogia storica, ambientato ancora durante la guerra civile degli anni '40 del Novecento.

L'ambientazione contemporanea e lo stile documentario tornano in Goodbye South, Goodbye (1996), per poi passare alla Shanghai di fine Ottocento con Flowers of Shanghai (1998), interpretato dai divi di Hong Kong Carina Lau e Tony Leung.

Una nuova consacrazione arriva con l'affascinante e seducente Millennium Mambo (2001), che lancia l'attrice Shu Qi e riceve il Premio della giuria a Cannes nel 2001. Due anni dopo il regista rende omaggio al maestro nipponico Yasujirō Ozu con Café Lumière (2003), presentato al Festival del cinema di Venezia, mentre nel 2005 torna a servirsi dell'affascinante Shu Qui per raccontare con Three Times (2005) una frammentaria storia d'amore a episodi.[6]

In seguito Hou celebra la sua seconda città adottiva, Parigi, con Le voyage du ballon rouge, interpretato da Juliette Binoche e Hippolyte Girardot, che nel 2007 ha aperto la sezione "Un Certain Regard" del Festival di Cannes. Nello stesso anno il regista ha contribuito all'opera collettiva in omaggio al regista Federico Fellini sulla Settima arte, in Chacun son cinéma.

Hou segna il suo ritorno dietro la macchina da presa, dopo un'assenza di più di sette anni, con The Assassin (2015) un wuxiapian insolito, molto poetico, poco combattuto, estremamente spettacolare[7] e vincitore del Premio per la miglior regia al 68º Festival di Cannes.

Nell'ottobre del 2023 viene annunciato ufficialmente il suo ritiro, rendendo noto che gli è stato diagnosticato il morbo di Alzheimer.[8]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

BAFTA Awards

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Regista[modifica | modifica wikitesto]

Cortometraggi[modifica | modifica wikitesto]

Lungometraggi[modifica | modifica wikitesto]

Produttore[modifica | modifica wikitesto]

Attore[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ HOU HSIAO-HSIEN, su treccani.it. URL consultato il 12 maggio 2016.
  2. ^ Luisa Ceretto, Andrea Morini e Giancarlo Zappoli, Il dolore del tempo: il cinema di Hou Hsiao-hsien, Lindau, 1º gennaio 2002, ISBN 978-88-7180-427-9. URL consultato il 30 maggio 2016.
  3. ^ W. Zhenghuan, I due mondi di Hou Xiaoxian, in Taiwan, nuove ombre elettriche, Venezia, M. Müller, 1988, pp. 151, 157.
  4. ^ (EN) James Udden, No Man an Island: The Cinema of Hou Hsiao-hsien, Hong Kong University Press, 1º giugno 2009, ISBN 978-962-209-074-3. URL consultato il 30 maggio 2016.
  5. ^ FIPRESCI - Awards, su fipresci.org. URL consultato il 12 maggio 2016.
  6. ^ (EN) Richard I. Suchenski, Hou Hsiao-Hsien, Columbia University Press, 8 gennaio 2014, ISBN 978-3-901644-58-0. URL consultato il 30 maggio 2016.
  7. ^ (EN) The Assassin review: 'heart-stoppingly beautiful', su The Telegraph. URL consultato il 14 maggio 2016.
  8. ^ Hou Hsiao-hsien Retires From Filmmaking; Taiwanese Director Battling Alzheimer’s Disease, su Deadline, 25 ottobre 2023. URL consultato il 29 ottobre 2023.
  9. ^ (EN) 系統管理者, Taipei Smiles: Expo 2010 Shanghai, su english.gov.taipei, 31 maggio 2010. URL consultato il 18 maggio 2016.
  10. ^ Sylvia Chang, Tso-chi Chang e Arvin Chen, 10+10, 16 dicembre 2011. URL consultato il 18 maggio 2016.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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